Voglio solo cercare di essere felice, di Claudio Ascoli | Recensione

Voglio solo cercare di essere felice, di Claudio Ascoli |Recensione

I Chille de la balanza alla Galleria Toledo

Al Teatro stabile d’innovazione Galleria Toledo, ritornano i Chille de la balanza dal 14 al 16 ottobre, questa volta con un testo di Claudio Ascoli tratto da Antonin Artaud e Colette Thomas: Voglio solo cercare di essere felice. Il testo porta in scena la vita di Colette Thomas, la cui esistenza è stata attraversata da alcune presenze maschili decisive come Jean-Paul Sartre, Charles Dullin, Louis Jouvet e Antonin Artaud ed è impersonata da Salomè Baldion, per quanto riguarda gli incontri giovanili dell’attrice e Giorgia Tomasi per quelli dell’anno 1940. Lo spettacolo, pertanto, si struttura secondo l’alternarsi di entrambe le presenze sceniche, offrendo al pubblico una totale immersione nella vita, nei pensieri e nelle emozioni di Colette Thomas.

Voglio solo cercare di essere felice: il teatro impossibile, l’amore impossibile, la negazione del piacere, la discesa nella follia

Voglio solo cercare di essere felice, scritto e diretto da Claudio Ascoli, una presenza imprescindibile alla Galleria Toledo, indaga la vita di Colette Thomas attraverso un percorso fatto di relazioni e emozioni. Da Sartre a Dullin nella prima parte della sua giovinezza a Jouvet, che la farà incontrare con il teatro verso cui Colette sposterà tutte le sue ambizioni, fin poi ad arrivare a Henri Thomas, che la trascinerà nel baratro della follia, ed a Artaud, l’ultimo e decisivo amore della sua vita: tutti hanno attraversato la vita di Colette, lasciando tracce indelebili che in qualche modo hanno caratterizzato la relazione tra lei e l’arte del teatro.

Come sono stati impossibili gli amori di Colette, così diventa impossibile per lei amare e vivere il teatro. Non a caso, gli uomini che orbitano imperiosi attorno alla sua esistenza sono tutti appartenenti al teatro o comunque ciascuno rappresenta un momento decisivo per l’attrice nell’entrare in contatto con quest’arte. Pertanto, Voglio solo cercare di essere felice non è solo la storia di una vita di dolore, passione e amore appartenente a Colette ma diventa anche un percorso durante il quale nasce e cresce il suo contatto con l’arte teatrale, facendosi metafora di una riflessione per gli spettatori su quest’ultima.

Attraverso un gioco metateatrale, che attraversa la rappresentazione scenica di Voglio solo cercare di essere felice, Colette prova e riprova le sue parti, chiedendosi nel frattempo quale sia la chiave giusta per interpretare i suoi ruoli e la risposta le viene consegnata proprio dai suoi pigmalioni: il segreto sta nel respirare e lavorare sulle emozioni, questa è la strada da seguire. Allora, Colette studia sui sentimenti e le emozioni e si trasforma nei suoi personaggi, immedesimandosi in ognuno di loro con tecnica e passione. Ma l’impronta dell’anima di Colette non scompare mai: ella è vera, il suo essere attrice diventa un qualcosa di quasi inseparabile dalla persona di Colette, immersa nel teatro fino a identificare la sua esistenza con esso. E la discesa nell’oscurità della follia dell’attrice diventa anche la fine per lei del teatro in quanto gioco fittizio, proprio perché la sua sincerità da alla luce un teatro impossibile.

Le interpretazioni intense e cadenzate da ritmi sostenuti. L’occhio della regia predilige sicuramente anche un certo gusto per un tipo di teatro contemporaneo, composto da parole e linguaggio non verbale, in perfetto stile del Teatro stabile d’innovazione Galleria Toledo. Anche la struttura ciclica dello spettacolo permette allo spettatore di vivere un’esperienza intensa quasi catartica. Forse, l’unico elemento sul quale si potrebbe discutere è l’inserimento di una serie di monologhi-citazioni di scritti sul teatro, che forse hanno rallentato la rappresentazione. Ma al di là del fatto che bisognerebbe sempre porsi la domanda del perché fare uno spettacolo ed a chi rivolgerlo, Voglio solo cercare di essere felice si rivela certamente uno spettacolo interessante che restituisce la voce ad una personalità straordinaria nella ricerca del teatro.

Immagine di copertina: Teatro stabile d’innovazione Galleria Toledo

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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