Il termine yomihon (読本), che significa letteralmente “libro da leggere”, nasce per distinguere un genere letterario specifico nel Giappone del periodo Tokugawa (1603-1868). Questa forma di narrativa colta faceva parte della più ampia categoria del gesaku (戯作), la letteratura popolare dell’epoca, ma si contrapponeva nettamente ai libri illustrati o ehon (絵本). Mentre gli ehon davano pari o maggiore importanza all’immagine, affondando le radici negli antichi racconti buddhisti illustrati (etoki), gli yomihon ponevano l’accento sulla complessità del testo scritto.
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Yomihon ed ehon: una differenza di focus
La differenza fondamentale tra ehon e yomihon risiede nel rapporto tra testo e immagine: nei cosiddetti “libri da leggere” l’elemento narrativo predomina nettamente su quello figurativo. Questo genere segnò anche una rottura tematica con la narrativa popolare precedente, come gli ukiyo-zōshi (浮世草子, “racconti del mondo fluttuante”). Mentre questi ultimi erano ambientati nei quartieri di piacere e descrivevano la vita della classe mercantile (chōnin), gli yomihon si distinguevano per le loro storie fantastiche, ambientate in un passato storico idealizzato, spesso in Giappone o in Cina.
Le caratteristiche principali dello yomihon
Questa tabella, nostro valore unico aggiunto, riassume gli elementi distintivi che definiscono il genere yomihon, rendendolo un filone unico nella letteratura giapponese pre-moderna.
Caratteristica | Descrizione |
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Rapporto testo-immagine | Il testo è predominante, le illustrazioni sono poche e accessorie. |
Ambientazione | Storica e spesso esotica, ambientata nel passato giapponese o in cina. |
Temi | Fantastici, soprannaturali, avventurosi, con una forte componente morale (etica confuciana, bushidō). |
Stile | Elevato, colto, con arcaismi e influenze della prosa classica cinese e giapponese. |
Pubblico | Intellettuali, samurai e la classe colta, a differenza del pubblico più popolare degli ukiyo-zōshi. |
Gli autori e le opere fondamentali
Tra i maggiori scrittori di yomihon, come documentato da fonti accademiche e da enciclopedie come la Treccani, figurano Ueda Akinari e Kyokutei Bakin. Quest’ultimo è l’autore del romanzo più lungo della storia della letteratura giapponese, “Nansō satomi hakkenden” (“La storia degli otto cani dei Satomi di Nansō”), la cui stesura richiese quasi trent’anni. Pioniere del genere fu Tsuga Teishō, che con “Hanabusa Zōshi” (1749) riadattò racconti di fantasmi cinesi al contesto giapponese, eludendo la censura dello shogunato Tokugawa grazie all’ambientazione storica. Tuttavia, è con Ueda Akinari e il suo capolavoro “Ugetsu monogatari” (“Racconti di pioggia e di luna”, 1776) che lo yomihon raggiunge il suo apice. In questa raccolta di nove storie, Akinari fonde il soprannaturale con una profonda indagine psicologica, attingendo sia alla narrativa cinese (come il celebre “I Briganti”) sia alla tradizione classica dei monogatari. Le sue opere, consultabili in formato digitale presso archivi come la National Diet Library of Japan, incarnano il principio morale del kanzen chōaku (“incoraggiare il bene e punire il male”), unendo intrattenimento e didattica.
Gli yomihon in Italia: le opere tradotte
Per il lettore italiano interessato ad avvicinarsi a questo genere, l’opera più accessibile è senza dubbio “Racconti di pioggia e di luna” (Ugetsu Monogatari) di Ueda Akinari. Questo capolavoro è stato tradotto e pubblicato da diversi editori, tra cui Marsilio Editori, rendendo disponibile al pubblico italiano uno degli esempi più raffinati e importanti di yomihon. La sua lettura permette di apprezzare direttamente lo stile colto, le atmosfere soprannaturali e la profondità morale che caratterizzano questo affascinante filone della letteratura giapponese.
Fonte immagine: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 29/09/2025