Folkville: intervista all’autore Giancarlo Marino

Folkville

Folkville. Cronache da una città leggendaria è il nuovo libro (di recente pubblicazione) di Giancarlo Marino.

Edito per la casa editrice Homo Scrivens (di cui Giancarlo fa parte e per cui organizza laboratori di scrittura creativa e attività varie), Folkville. Cronache da una città leggendaria è stato presentato per la prima volta lo scorso ottobre al Teatro Bellini di Napoli e nuovamente presentato, il 20 novembre, nella struttura dell’Hotel Parker’s sita al corso Vittorio Emanuele (a Napoli).

Per l’occasione, abbiamo intervistato l’autore, Giancarlo Marino.

Folkville. Cronache da una città leggendaria: intervista a Giancarlo Marino

Folkville. Cronache da una città leggendaria è un libro “bizzarro”: un po’ come per l’Enciclopedia degli scrittori inesistenti 2.0 (permettimi il parallelo), anche qui ritroviamo una realtà alternativa in cui tutto esiste in virtù dell’immaginazione. Com’è stato creare questo surreale mondo di fantasia?

Quello di Folkville è un mondo immaginario che, però, affonda le sue radici nella realtà della tradizione orale occidentale, in particolare nel folklore urbano. Il romanzo è frutto di uno studio accurato delle leggende metropolitane diffuse in Europa e nelle Americhe (ma in alcuni casi in tutto il mondo: si pensi a una figura come il Bigfoot americano che ha i suoi corrispettivi nello yeti dell’Himalaya o negli Agogwe dell’Africa Orientale). La soluzione più semplice sarebbe stata quella di una raccolta di racconti dove reinterpretare questi archetipi; invece, ho preferito complicarmi la vita e costruire una trama romanzesca (Charlie, il giovane proprietario di una fumetteria che va alla ricerca della sua ragazza e del suo socio scomparsi) nella quale inserire i riferimenti alle leggende tramite una serie di peripezie. Insomma, ho voluto scrivere il mio personale “viaggio nel Paese delle meraviglie metropolitane”.

Ancora sul tema di Folkville e sul carattere della possibilità e della finzione: quanto ti piace “giocare” a “rimescolare le carte”?

Folkville è essenzialmente un romanzo postmoderno, in cui il citazionismo si fa vero e proprio gioco combinatorio mescolando riferimenti cosiddetti “alti” (Carroll, Lovecraft) e “bassi” (fumetti, serie TV etc.). Devo ammettere di essermi divertito a scrivere questo libro (per quanto sia possibile, in un’attività probante dal punto di vista delle energie psicologiche, qual è la scrittura) e mi auguro che i lettori si lascino trascinare dal ritmo e dalle fantasmagorie di questo romanzo.

La letteratura è profondamente anche questo: costruire castelli di sabbia sulle rocce e castelli di rocce sulla sabbia; quanto ritrovi di questa mia definizione in Folkville?

Ci ritrovo molto, in quanto Folkville vuole essere anche un omaggio alle letture che ho amato e che amo tuttora. Il romanzo di avventura, horror ma anche l’umorismo di un certo cinema di Tim Burton e dei fumetti della famiglia Addams (giusto per citare due riferimenti più espliciti). Venendo a una considerazione più generale, fare letteratura è essenzialmente un atto di ribellione, forse non in senso strettamente politico e sociale, ma di certo esistenziale. Scrivere significa cercare un principio di ordine di fronte a una realtà assurda, che ordine non ha. Quindi vuol dire erigere castelli di roccia su fondamenta fragili; ma al contempo, è forse questo l’unico risvolto positivo della medaglia, vuol dire anche cesellare edifici fragili come sabbia d’immaginazione che rendono più leggero il peso della roccia reale da cui scaturiscano. Forse avevano ragione gli architetti delle cattedrali gotiche, soltanto con cuspidi, guglie e pinnacoli era possibile rappresentare l’afflato artistico verso il trascendente che nasce dall’immanenza granitica delle navate e dei contrafforti della esistenza umana, o almeno, per dirla alla Borges, “questa elegante speranza rallegra la mia solitudine”.

Folkville è pubblicato, come di consueto per te, con la casa editrice Homo Scrivens, di cui sei un “membro storico”: vuoi offrirci un quadro d’insieme sul tuo lavoro, sui progetti di cui sei organizzatore e curatore e sulle attività proposte dalla casa editrice?

Homo Scrivens nasce nel 2002 come prima compagnia italiana di scrittura, un gruppo di persone accomunate dalla passione per la scrittura, riunite attorno a un laboratorio di scrittura creativa. Da allora molta strada si è fatta, dai reading agli spettacoli di lettura, alle pubblicazioni cartacee con diverse case editrici, fino ad approdare nel 2012 a una realtà editoriale tutta nostra, le edizioni “Homo Scrivens” per l’appunto. Per quanto mi riguarda, oltre alla mia attività di autore, coordino insieme ad Aldo Putignano (il direttore di Homo Scrivens) la “Bottega della Scrittura”, lo storico laboratorio di Homo Scrivens, e da quest’anno, abbiamo inaugurato anche un laboratorio interamente dedicato al romanzo.

In una frase – o in una parola che efficacemente ne condensi il senso – come definiresti il tuo libro Folkville?

Una guida romanzata alle leggende metropolitane dove “ogni fatto o personaggio descritto è frutto dell’immaginazione di qualcun altro”.

Ringraziando Giancarlo, segnaliamo il collegamento ipertestuale alla pagina della casa editrice Homo Scrivens, da cui è possibile acquistare il libro: http://www.homoscrivens.it/Catalogo/Dieci/index.html

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A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Giornalista pubblicista. Contatti: [email protected] [email protected]

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