Rainbow di George Abe e Masasumi Kakizaki | Recensione

“Rainbow” di George Abe e Masasumi Kakizaki | Recensione

Tra i manga/anime di genere storico, Rainbow è uno di quelli considerati di nicchia, ma tra i più belli e toccanti, nonostante alcune pecche ed imperfezioni.
È come una pietra grezza, un po’ scalfita, ma dal valore immenso.
Rainbow degli autori George Abe e Masasumi Kakizaki è una storia di riscatto, di perdite, di valori e di lotta. E anche di amicizia, quella bella e solida, che sboccia come un fiore tra le rotaie o tra i sanpietrini. O come un arcobaleno che spunta dopo una pioggia incessante.

Di cosa parla Rainbow: Nisha rokubō no shichinin

Rainbow: Nisha rokubō no shichinin (I sette criminali dell’area 2 cella 6) è un manga scritto a quattro mani da George Abe e Masasumi Kakizaki. Il primo ha curato la storia, mentre il secondo i disegni. È stato pubblicato su Weekly Young Sunday e Big Comic Spirits e raccolto in 22 volumi tra il 2003 e il 2010.
Nel 2010 ha avuto un adattamento anime di 26 episodi che ricopre i primi 11 volumi del manga e nel 2005 ha anche vinto il premio Shogakukan Manga Award nella categoria generale.

Ambientato durante il secondo dopoguerra, nel 1955, Rainbow è la storia di sei ragazzi arrestati tutti lo stesso giorno per crimini differenti: Mario Minakami è stato arrestato per aggressione ai danni di un professore, reo di aver stuprato una sua alunna; Joe Yokosuka, arrestato per aver aggredito il suo aggressore; Tadayoshi Tooyama, per aver picchiato il compagno della madre e scatenato una rissa in città; Ryuuji Noomoto e Noboru Maeda per truffa e furto, e Mansaku Matsuura, per aver difeso un’amica dalle avance moleste di un tizio poco raccomandabile, colpendolo alla testa.
I sei, dopo essere stati portati tutti nella stessa cella, fanno la conoscenza di un altro detenuto, Rokurota Sakuragi, che all’inizio non sembra molto propenso a dividere lo spazio con tutti loro.
Dopo una sonora scazzottata che li coinvolge tutti e sette, il gruppo inizia ad avvicinarsi l’un l’altro, trovando in Rokurota una sorta di mentore e “fratello maggiore” (in giapponese verrà nominato Anchan, “fratellone”). Insieme riusciranno a sopportare le insidie che quel carcere nasconde, assieme ad orribili segreti di cui Rokurota è purtroppo a conoscenza, e questo gli costerà un prezzo molto alto da pagare.

L’importanza dell’amicizia e del sostegno in Rainbow

Il manga di Rainbow è diviso in quattro parti, l’adattamento anime in due parti.
Verrà preso in considerazione il secondo.

La prima parte descrive la vita dei ragazzi all’interno del carcere, l’amicizia che via via si fa sempre più solida e fraterna, e i tentativi di salvare Rokurota da un destino che non vuole dargli tregua.
La seconda parte invece, tratta le loro vite una volta fuori, seguendoli nelle loro peripezie quotidiane. Li vediamo tutti rincorrere i propri obiettivi, nonostante incappino spesso e volentieri in numerose trappole, da cui insieme riusciranno sempre a guardarsi: Mario inseguirà il sogno di diventare pugile, nonostante il grave incidente alla mano destra subito in carcere; Joe inizierà a cantare per ritrovare la sorella perduta; Tadayoshi entrerà nelle Forze Armate del Giappone, Ryuuji continuerà a studiare da autodidatta, Noboru lavorerà affianco degli Americani con la merce di contrabbando, e Mansaku alternerà lavori saltuari alla passione nascente per il wrestling.

Le vicende narrate sono da considerarsi, in parte, autobiografiche: George Abe in gioventù ha conosciuto l’orrore del carcere e degli anni nefasti del dopoguerra, e ha trasposto tale esperienza in quest’opera, aiutato dall’abile mano di Kakizaki, capace di creare un perfetto connubio tra il disegno statuario e i toni scuri e sporchi con cui gestisce il “colore” delle scene.  Accenno particolare ai visi dei personaggi, sempre così espressivi, che passano dall’essere intimidatori e profondi allo sprigionare tenerezza e compassione.

Problematiche presenti nell’opera

Rainbow è una storia dolce amara, ha momenti lieti, di compagnia e anche di pace, ma ha anche momenti di forte adrenalina, di ostacoli da superare e comfort zone minacciate.
Essendo per lo più una storia corale tutta al maschile, purtroppo il male gaze pregna fortemente l’opera, giustificato in extremis dal periodo storico in cui la storia è ambientata.
Questo sguardo predominante tutto al maschile, però, non è dovuto al fatto che i protagonisti siano misogini o abbiano atteggiamenti irrispettosi verso la compagine femminile.
Anzi, le donne presenti sono anche fin troppo esaltate nei loro presunti gesti dai ragazzi, ma il problema è che lo spettatore sente solo quello: parole, nulla più.
Il femminile è quasi sempre rilegato in una dimensione passiva, dove subisce senza mai imporsi davvero (eccezion fatta per personaggi come Lily e Rurika) e la loro unica “forza” è la loro resilienza, racchiusa però sotto un’opprimente visuale maschile.
Se si considera l’ottica generale, contestualizzando il tutto nella cultura e nella storia del Giappone, non ci si fa neanche caso, lo spettatore o lettore accetta la cosa senza porsi troppe domande.

Tuttavia, resta una storia da consigliare altamente se ci si vuole immergere nella realtà del dopoguerra giapponese. Rainbow: Nisha rokubō no shichinin è la storia perfetta per chi non si arrende mai alle avversità della vita, e trova sempre un modo per lottare e proseguire nel proprio cammino.

Attualmente l’anime è reperibile su Amazone Prime Video, mentre per il manga si spera in una ristampa della Planet Manga, poiché è un titolo che varrebbe la pena recuperare.

 

Fonte immagine: Di HypnoDisk – screenshot catturato da me, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=4898342

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