Internazionalizzazione delle imprese: strategie, vantaggi e sfide

L'internazionalizzazione delle imprese: le fasi

Internazionalizzazione delle imprese: fasi, strategie, vantaggi e sfide

L’internazionalizzazione delle imprese è un processo sempre più diffuso nell’economia globale contemporanea. La globalizzazione dei mercati, l’abbattimento delle barriere commerciali e lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione hanno creato nuove opportunità per le aziende di ogni dimensione, dalle piccole e medie imprese (PMI) alle grandi multinazionali. Espandersi oltre i confini nazionali non è più una prerogativa delle grandi aziende, ma una necessità per rimanere competitivi e cogliere le opportunità offerte dai mercati emergenti. L’internazionalizzazione non si limita all’esportazione di beni e servizi, ma può assumere diverse forme, come gli investimenti diretti esteri (IDE), le joint venture, le fusioni e acquisizioni (M&A), il franchising e il licensing. Questo processo, se gestito correttamente, può portare a una crescita significativa in termini di fatturato, profitti e quote di mercato. Inoltre, l’ingresso in nuovi mercati consente alle imprese di diversificare i rischi, di accedere a nuove tecnologie e competenze, e di rafforzare il proprio brand a livello internazionale.

Cos’è un’impresa e perché l’internazionalizzazione è importante

Un’impresa è un’organizzazione economica che, attraverso l’impiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al fine di conseguire un reddito. È un sistema aperto, in quanto interagisce con l’ambiente esterno, e tecnico, poiché trasforma risorse in input in prodotti o servizi finiti in output. Senza l’interazione con nuovi mercati non si vende, specialmente in un’epoca di grande competizione, ed è anche dinamico, poiché la dinamicità sta nell’adattamento, e il contesto globale in cui viviamo è in continuo cambiamento, ed è quindi necessario sapersi adattare velocemente. In questo scenario, l’internazionalizzazione diventa un fattore determinante per la crescita e la sopravvivenza stessa dell’impresa.

Elementi chiave di un’impresa

Gli elementi chiave che caratterizzano un’impresa e che sono fondamentali anche per affrontare l’internazionalizzazione sono:

  • La presenza di un’organizzazione: una struttura organizzativa efficiente è indispensabile per gestire le risorse umane, finanziarie e materiali in modo ottimale, anche in un contesto internazionale.
  • Lo svolgimento di processi di produzione: l’impresa deve essere in grado di produrre beni o servizi di qualità, in grado di competere sui mercati internazionali. La capacità di innovare e di adattare i prodotti alle esigenze dei consumatori globali è un fattore di successo.
  • La relazione di scambio con entità esterne: l’impresa deve saper instaurare e mantenere relazioni proficue con clienti, fornitori, distributori e altri partner commerciali a livello internazionale.
  • La finalità imprenditoriale di produzione di reddito: l’obiettivo ultimo dell’impresa è quello di generare profitti, anche attraverso l’espansione sui mercati esteri.

Internazionalizzazione delle imprese: definizione e fasi di sviluppo

L’internazionalizzazione delle imprese è un processo graduale che si sviluppa attraverso diverse fasi. Si può definire come l’espansione delle attività di un’impresa oltre i confini nazionali, coinvolgendo uno o più aspetti del suo funzionamento, come l’approvvigionamento, la produzione, la vendita, la finanza o la ricerca e sviluppo. Essa può essere vista come una strategia di crescita per aumentare il proprio vantaggio competitivo, in un’economia sempre più globalizzata e interconnessa.

Le fasi del processo di internazionalizzazione delle imprese

Le fasi tipiche del processo di internazionalizzazione sono:

Export occasionale o indiretto

Nella fase iniziale, l’impresa si limita a vendere i propri prodotti all’estero in modo sporadico, spesso attraverso intermediari come importatori o distributori locali. Il piccolo produttore vende una tantum il suo prodotto oppure un produttore che vende un prodotto che non viene venduto tutto vende solo periodicamente.

Export sperimentale

In questa fase, l’impresa inizia a stringere accordi con i rivenditori locali in modo più frequente e inizia a maturare un primo interesse verso l’espansione all’estero. L’impresa inizia a valutare in modo più sistematico le opportunità offerte dai mercati esteri, per esempio partecipando a fiere internazionali o avviando collaborazioni con agenti di commercio esteri, costruendo una propria supply chain.

Export regolare

L’impresa stringe rapporti più stabili e duraturi con soggetti locali, come distributori esclusivi o agenti, che si occupano della vendita dei prodotti sul mercato estero. L’export diventa una componente stabile e pianificata del business aziendale, con una catena del valore che si estende oltre i confini nazionali.

Filiali estere

L’impresa decide di aprire proprie filiali commerciali o di vendita all’estero, senza ricorrere a intermediari locali. Questo implica maggiori investimenti, ma anche un maggiore controllo sulle attività di marketing, distribuzione e vendita nei diversi paesi. La creazione di una rete di vendita diretta all’estero consente di gestire in modo più efficace la relazione con i clienti e di adattare meglio le strategie di marketing alle specificità del mercato locale.

Delocalizzazione produttiva

Nella fase più avanzata, l’impresa decide di spostare all’estero, in tutto o in parte, le proprie attività di produzione, attraverso la creazione di stabilimenti produttivi o l’acquisizione di imprese locali (fusioni e acquisizioni). La delocalizzazione, o offshoring, può essere motivata dalla ricerca di costi di produzione più bassi, dall’accesso a materie prime o competenze specifiche, o dalla volontà di avvicinarsi ai mercati di sbocco. La scelta della localizzazione dipende da fattori come il rischio paese, i costi di transazione e il tasso di cambio.

Fattori determinanti per l’internazionalizzazione delle imprese

Diversi fattori influenzano il processo di internazionalizzazione delle imprese e ne determinano il successo. Questi fattori possono essere sia di natura interna all’impresa, sia di natura esterna, legati al contesto in cui l’impresa opera.

Il mercato e le opportunità di crescita

L’individuazione di nuovi mercati geografici rappresenta un’opportunità di crescita per le imprese. Il mercato è visto come l’arena in cui si svolge lo scambio di informazioni, in cui si articola la concorrenza, è un ambiente fisico o virtuale in cui acquirenti e venditori si incontrano e dove avvengono le transazioni. L’analisi del mercato estero, in termini di dimensioni, trend di crescita, bisogni dei consumatori e concorrenza, è essenziale per valutare le potenzialità di espansione e le barriere all’entrata.

La concorrenza internazionale

L’analisi della concorrenza internazionale è un altro aspetto fondamentale. Le imprese devono valutare la presenza di competitor locali e globali, i loro punti di forza e di debolezza, le loro strategie di marketing e di prezzo. La competitività sui mercati internazionali dipende dalla capacità dell’impresa di offrire prodotti o servizi di qualità a prezzi concorrenziali, ma anche dalla sua capacità di innovare e di differenziarsi dalla concorrenza. Un’attenta analisi delle mosse e delle strategie della concorrenza è indispensabile per competere con successo.

L’organizzazione delle attività produttive

L’organizzazione delle attività produttive gioca un ruolo chiave nell’internazionalizzazione. Le imprese devono valutare attentamente come organizzare la produzione, l’approvvigionamento, la logistica e la distribuzione in un contesto internazionale. L’obiettivo è quello di garantire un’organizzazione economica ed efficiente delle risorse a disposizione, ottimizzando i processi e riducendo i costi, anche attraverso accordi di outsourcing. La gestione efficiente della supply chain diventa un fattore di successo.

Lo sviluppo del capitale umano e delle risorse immateriali

Investire nello sviluppo del capitale umano e delle risorse immateriali è essenziale per competere sui mercati internazionali. La conoscenza dei mercati esteri, le competenze linguistiche e interculturali del personale, la capacità di innovazione e di adattamento ai cambiamenti sono fattori che possono fare la differenza. Le imprese devono puntare sulla formazione continua del proprio personale e sulla valorizzazione delle competenze interne, per affrontare al meglio le sfide dell’internazionalizzazione, attraverso la costruzione di un solido brand internazionale.

Internazionalizzazione delle imprese: vantaggi e minacce

L’internazionalizzazione offre alle imprese numerose opportunità, ma comporta anche rischi e sfide. Una valutazione attenta dei potenziali vantaggi e delle possibili minacce è essenziale per pianificare una strategia di espansione internazionale di successo.

Le opportunità di crescita nei mercati esteri

L’accesso a nuovi mercati geografici rappresenta una grande opportunità di crescita per le imprese. I mercati esteri possono offrire sbocchi commerciali aggiuntivi per i propri prodotti o servizi, consentendo di aumentare il fatturato e i profitti. L’espansione internazionale permette di diversificare le fonti di ricavo e di ridurre la dipendenza dal mercato domestico. Inoltre, operare in contesti diversi stimola l’innovazione e l’apprendimento organizzativo, e permette di acquisire nuove competenze e conoscenze, migliorando la propria competitività. L’internazionalizzazione può portare a una maggiore visibilità e a un rafforzamento del brand a livello globale, contribuendo a migliorare l’immagine e la reputazione dell’impresa. Può, inoltre, permettere di accedere a nuove risorse, come materie prime, tecnologie o competenze specialistiche, non disponibili o più costose sul mercato domestico.

Le sfide della concorrenza globale

L’internazionalizzazione espone le imprese a una maggiore concorrenza da parte di aziende locali e internazionali. Per competere con successo, le imprese devono essere in grado di offrire prodotti o servizi di qualità a prezzi competitivi, adattandosi alle specifiche esigenze dei consumatori globali, e adottando la giusta strategia di marketing. Inoltre, devono essere preparate ad affrontare le sfide logistiche, organizzative e culturali legate all’operare in contesti diversi da quello di origine. La necessità di adeguarsi a normative e regolamentazioni differenti, nonché a diversi sistemi fiscali e legali, può comportare costi aggiuntivi e complessità gestionali.

Il ruolo delle economie emergenti nell’internazionalizzazione

Le economie emergenti, come quelle dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), hanno acquisito un ruolo sempre più importante nell’economia globale e rappresentano un’opportunità interessante per le imprese in cerca di nuovi mercati. Questi paesi, che fino a pochi decenni fa erano considerati economicamente marginali, hanno conosciuto una rapida crescita economica, trainata anche dall’omogeneizzazione delle esigenze e dei comportamenti dei consumatori su scala globale, che ha permesso loro di ridurre il divario con le economie avanzate. Grazie alla loro crescente integrazione nel commercio mondiale e agli investimenti in infrastrutture e tecnologie, le economie emergenti offrono oggi alle imprese in espansione l’opportunità di acquisire quote di mercato significative e di competere con i grandi leader mondiali, diversificando le fonti di profitto.

Strategie di internazionalizzazione: come competere sui mercati globali

Per competere con successo sui mercati globali, le imprese devono adottare strategie di internazionalizzazione efficaci, in linea con i propri obiettivi e risorse. Devono scegliere i mercati esteri più promettenti, valutando attentamente le opportunità e i rischi, e selezionare le modalità di ingresso più adatte, come export, IDE, joint venture o franchising. È fondamentale definire un chiaro posizionamento del proprio brand e adattare l’offerta alle esigenze specifiche dei consumatori locali (localizzazione), ricercando al tempo stesso sinergie ed economie di scala attraverso la standardizzazione di prodotti e processi. Le imprese devono sviluppare competenze interculturali e linguistiche, per gestire al meglio le relazioni con i partner e i clienti internazionali. Infine, devono dotarsi di una struttura organizzativa flessibile e di un sistema di controllo adeguato a supportare l’espansione internazionale, con una chiara definizione di ruoli e responsabilità. In questo contesto, assumono un ruolo di rilievo le istituzioni e le agenzie che supportano le imprese nel loro percorso di crescita all’estero, come la Camera di Commercio, l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), SACE (Società per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione) e SIMEST (Società Italiana per le Imprese all’Estero). Queste organizzazioni offrono servizi di informazione, formazione, assistenza e finanziamento alle imprese che intendono internazionalizzarsi, aiutandole a superare le barriere informative, finanziarie e operative che spesso ostacolano l’ingresso nei mercati esteri. Anche l’Unione Europea e l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) promuovono politiche e programmi a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese, con l’obiettivo di favorire la crescita economica e la competitività sui mercati globali. Anche gli accordi commerciali tra paesi o aree regionali, come quelli promossi dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), possono facilitare l’accesso ai mercati esteri, riducendo le barriere tariffarie e non tariffarie e promuovendo la liberalizzazione degli scambi. Le imprese devono essere in grado di cogliere le opportunità offerte da questo contesto internazionale in continua evoluzione, adattando le proprie strategie e i propri modelli di business alle nuove sfide della competizione globale.

Fonte immagine per l’articolo sull’internazionalizzazione delle imprese: Wiki commons

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