Lina Selander: l’epico ritorno alla galleria Tiziana Di Caro

Lina Selander: l'epico ritorno alla galleria Tiziana Di Caro

Lina Selander è tornata per la terza volta negli spazi della galleria Tiziana Di Caro per la sua personale intitolata The Eye is the First Circle.

The Eye is the First Circle è la terza mostra di Lina Selander (la prima nel 2015, la seconda nel 2019) negli spazi della nota galleria partenopea di arte contemporanea, e sarà visitabile fino al 30 marzo 2024. Si tratta di un progetto espositivo consistente in una serie di video installazioni e cianotipie realizzate tra il 2020 e il 2024, nato da una ricerca dell’artista sulla struttura e la natura dell’immagine, sull’evocazione, la storia e le dinamiche che ogni rappresentazione detiene e trasferisce. 

Chi è Lina Selander

Per chi non  conoscesse ancora l’artista, Lina Selander (nata nel 1973 a Stoccolma, dove ancora oggi vive e lavora) è ad oggi fra gli artisti svedesi più innovativi nel campo delle immagini in movimento, grazie a una conoscenza approfondita delle varie tecniche del montaggio video, apprese in più di vent’anni di lavoro nella realizzazione di film e video installazioni. Le sue opere sono state esposte in numerose istituzioni nel mondo e mostre internazionali, e nel 2015 l’artista ha rappresentato la Svezia con una sua mostra personale alla 56 (Esposizione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia).

The Eye is the First Circle: il titolo della mostra

Il titolo della mostra si ispira alla metafora del cerchio, che assume un ruolo centrale nella teoria della natura del filosofo e scrittore americano Ralph Waldo Emerson, che nel saggio Circle (1841) scrive:«L’occhio è il primo cerchio; l’orizzonte che forma il secondo; e ovunque in natura questa immagine primaria è ripetuta senza fine», stando ad indicare che il primo cerchio è il, il secondo è rappresentato dall’osservazione, mentre il terzo è il confine di ciò che possiamo vedere. 

Il percorso espositivo

Ad accogliere i visitatori nella prima sala della galleria l’installazione Conductor, è una video proiezione realizzata da Lina Selander su cianotipo. Le riprese, originariamente girate in Super 8, risultano confuse dalla sovrapposizione con l’immagine sottostante, creando nuovi significati e simbolismi. Nel video si scorgono dei felini che si muovono intorno a uno stagno artificiale. Compiono sempre gli stessi movimenti, seguendo la stessa andatura. Di tanto in tanto si fermano per bere, ma il ritmo rimane perpetuo, illusorio, allucinato. Selander evoca uno scenario automatizzato, nonostante i soggetti rappresentati siano emblemi del mondo naturale, le sequenze che ci vengono presentate risultano afferire a un mondo artefatto.

Le cianotipie di Lina Selander: un mix di natura, arte e chimica

Particolarmente poetico il lavoro di Lina Selander realizzato con la cianotipia, un metodo di stampa fotografica inventato nel 1842 dall’astronomo inglese Sir John Herschel, e utilizzato pochi anni dopo dalla botanica e artista Anna Atkins (una delle prime donne fotografe della storia) che, grazie a questa tecnica, riuscì a catalogare centinaia di specie botaniche. Per chi non conoscesse ancora questa tecnica, la cianotipia è una stampa fotografica dal caratteristico colore blu di Prussia, ottenuta con due tipi di sali di ferro, che mescolati assieme diventano molto sensibili alla luce del sole, consentendo di imprimere, in modo indelebile sulla carta, l’immagine di qualsiasi oggetto interposto tra essi e la luce. 

L’erbario di Lina Selander

In dialogo con le video installazioni, la serie di cianotopie proposte da Lina Selander raffigurano un erbario, in cui si riconoscono sagome di foglie, fiori, fili d’erba e altre forme naturali, selezionate scrupolosamente dall’artista e trasfigurate attraverso un processo chimico. Esse sono distribuite in tutto lo spazio della galleria, in particolare concentrate su una parete della seconda sala della galleria, in un suggestivo e armonioso collage di tracce, memorie, e impronte di forme naturali, uniche e irripetibili. In un angolo della stessa sala abbiamo la cianotipia di una felce, che interrompe il percorso con una riflessione sulla storia millenaria di questa pianta, sul tempo lento e ciclico della natura in contrapposizione al nuovo modo di vivere il tempo nell’era della tecnologia. Immagini poetiche, forme dai contorni a tratti irregolari ed evanescenti che spiccando sullo sfondo, dalla potente tonalità ciano, sollecitano la curiosità e l’immaginazione dello spettatore, facendo riaffiorare dalla memoria associazioni simboliche insolite.

La figura simbolica del cerchio come metafora della vita

In perfetto dialogo con le cianotipie della seconda sala un’altra video installazione di Lina Selander ci rimanda alla figura geometrica del cerchio, e pone l’accento sull’enigma dell’immagine, sulla potenziale manipolazione della stessa: una proiezione rotonda in cui si vedono ancora una volta elementi naturali di varia entità ripresi nel giardino botanico di Stoccolma. Quest’opera è un omaggio di Lina Selander a Percival Lowell che nel 1894, utilizzando un telescopio costruito da lui stesso, riuscì a vedere i canali di Marte, supponendo che non fossero strutture geologiche, bensì artificiali, costruite da una popolazione marziana per gestire al meglio le risorse idriche del pianeta. In realtà, pare che i canali che Lowell vedeva fossero i suoi stessi vasi sanguigni, che riflessi dagli occhi si insinuavano nell’immagine attraverso la rifrazione del vetro del telescopio. 

Nell’ultima sala ancora un lavoro sulla sedimentazione della tecnologia, sull’utopia pastorale: un’altra video installazione di Lina Selander raffigurante un enigmatico paesaggio lunare dall’effetto straniante, Moon Tapestry, in cui però c’è un quadrato, un pixel, che si sovrappone all’immagine, quasi come fosse una macula.

Per info sulla mostra clicca qui.

Fonte immagini: Archivio personale (Opere di Lina Selander esposte alla mostra, Courtesy of Lina Selander e Galleria Tiziana Di Caro)

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Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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