Contaminazioni: mostra d’arte di Antonio Corbo – Introduzione
La mostra d’arte Contaminazioni di Antonio Corbo conduce i suoi visitatori in un’esperienza sensoriale, forte ed originale, che mira a suscitare diverse emozioni ed evocare diverse idee. Questa mostra permette al pubblico di ammirare le opere dell’arte matura di Antonio Corbo, che si dimostrano una sapiente sinergia tra l’arte pittorica e l’arte poetica. Le suggestive opere del percorso espositivo sono arricchite dagli affascinanti versi di diverse poesie.
La Mostra d’arte Contaminazioni di Antonio Corbo, organizzata dall’associazione culturale Nartwork, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Napoli, dell’Università Suor Orsola Benincasa, della Fondazione Valenzi ed il matronato del Museo Madre.
Precedentemente a Contaminazioni, l’artista Antonio Corbo ha esposto le sue opere d’arte, allestendo mostre personali e collettive in città di alto prestigio come New York, Washington, Shanghai ed Instanbul, riscuotendo un successo internazionale.
Mostra d’arte Contaminazioni di Antonio Corbo – L’ intervista
Con grande orgoglio abbiamo deciso di intervistare l’artista Antonio Corbo, che ci ha svelato alcuni dettagli che hanno reso la sua mostra d’arte un percorso espositivo davvero apprezzato.
Perché ha deciso di intitolare Contaminazioni la sua mostra d’arte?
I suoi dipinti sono caratterizzati dalla fusione di luci, colori vividi e forme: con questa strategia pittorica lei ha l’obiettivo di comunicarci il fascino dei misteri dell’ Universo?
Nei miei dipinti do sempre i titoli, perché ritengo giusto dare un primo “input” al visitatore che osserva il tuo lavoro. In più occasioni mi succede che il pubblico, confrontandosi con l’artista, scopre altre linee ed altri contenuti nell’opera che allo stesso esecutore materiale sono sfuggiti. Alcune volte questo è sorprendente ma rivela anche quanto sia affascinante un confronto, una linea di lettura diversa dalla tua. Nel quadro “Le due stagioni“, oltre la simbologia dell’albero che per me ha sempre rappresentato l’umanità e la condizione dell’uomo in generale, voglio in qualche misura sottintendere il volgere del tempo, appunto nell’alternarsi delle stagioni. In “Profondo rosso“, grande tela che ho esposto lo scorso dicembre a New York nella mia mostra personale “Materia prima“, esprimo insieme alla grandezza del Creato anche il fascino e il mistero di quel che c’è “sopra” o “sotto” di noi, che non arriveremo mai completamente a scoprire e perciò affascina. In “Memoria” è l’inconscio che primeggia, perché la mente scorre a ritroso verso verità ancestrali che sfuggono al nostro stesso pensiero. Memoria del tempo? Di quale tempo e a quale tempo possiamo accostarci? Nessuno di noi penso possa dare delle risposte.