J-fashion: 5 stili da scoprire

J-fashion: 5 stili da scoprire

Con J-fashion, abbreviazione di Japanese fashion, intendiamo la varietà di stili, di ogni tipo, originati in Giappone e poi diffusosi nel panorama della moda internazionale. Il termine J-fashion si divide in numerosissime branche, dalle più famose a quelle più di nicchia, poiché il Giappone vanta una cultura della moda estremamente innovativa, grazie al fatto che si spronano i singoli a seguire il proprio stile personale, piuttosto che movimenti famosi. Questa libertà d’espressione individuale ha portato, dunque, alla creazione di stili sempre più eccentrici: vediamone 5! 

Cult Party Kei

Il Cult Party Kei è uno degli stili più particolari della J-fashion, nato nella boutique Cult Party di Tokyo (che poi ha cambiato nome in The Virgin Mary) e legato… al cristianesimo. Le iconografie religiose, rosari e croci, riferimenti agli angeli, veli e camicie da notte: ecco i temi principali del Cult Party Kei, uno stile che ultimamente sta riacquistando notorietà, perfetto per chi vuole apparire… elegantemente inquietante. 

I colori chiari e la morbidezza degli abiti possono far confondere questo stile con quello Mori Kei, ma le tematiche sono molto diverse. Vediamolo:

Mori Kei

Il Mori Kei è uno degli stili cardine della J-fashion, molto conosciuto e indossato: si tratta di una moda ispirata alla natura, con Mori che significa proprio foresta, e quindi si ricerca una connessione con la pace e la tranquillità dei boschi, attraverso gli abiti. I vestiti sono dunque dai colori neutri e sui toni del marrone, i tessuti sono comodi e larghi, ed anche il trucco e i capelli sono tendenzialmente tenuti al naturale. Questo è lo stile perfetto per chi vuole apparire come un vero elfo dei boschi.

Gyaru

Lo stile gyaru è un vero caposaldo dell’estetica giapponese, ormai trend internazionale: è una vera e propria sottocultura, con anche sotto-stili e mode ispirate. 

La parola Gyaru deriva dall’inglese gal, quindi si va a cercare un’estetica lontana da quella giapponese, rompendo gli standard tradizionali: la forte abbronzatura, i capelli biondi, l’eccentricità e abiti succinti. Tutto ciò è opposto agli altri stili del J-fashion, che tendono a essere delicati, ma anche agli standard di femminilità giapponese: l’obiettivo dello stile Gyaru è proprio andare contro queste imposizioni e rovesciarle. Colori accesi, capelli cotonati, accessori, lenti a contatto colorate e trucco drammatico – di certo le Gyaru danno nell’occhio, ed è proprio quello il loro obiettivo.

Karasu-Zoku

In totale opposizione allo stile Gyaru, c’è il Karasu-Zoku: letteralmente tradotto come tribù dei corvi, questo stile predilige abiti neri e sobri. Gli abiti sono semplici, monocromatici, senza decorazioni eccessive, e questo rappresenta un modo per esprimere il malcontento verso il capitalismo e il materialismo. Questo rifiuto si mostra proprio nel minimalismo dello stile, che combatte contro la saturazione degli altri movimenti. Anche il trucco ed i capelli sono lasciati semplici, senza modifiche o accessori, e ovviamente tutto resta sul nero, come dei veri corvi. 

Jirai-Kei

Per finire, non possiamo non citare lo Jirai-Kei, uno degli stili più controversi del J-fashion: c’è un forte contrasto fra l’estetica e l’ideologia dietro, rappresentante il Jirai, che significa proprio mina. Questo perché, come le mine, questo stile è potenzialmente pericoloso e potrebbe esplodere con un trigger: alla base c’è uno stile d’animo triste, inquieto, fino ad arrivare anche all’estremo. Si combinano quindi abiti adorabili, balze e fiocchi, tonalità pastello, con accessori come siringhe, coltelli, cerotti: viene incorporata dunque l’estetica kawaii del Giappone con le vulnerabilità dei giovani, nascoste dietro colori pastello. 

Elencare tutti gli stili appartenenti al J-fashion sarebbe impossibile, poiché ogni giorno ne potrebbero nascere di nuovi: ormai, non ci sono più limiti a cosa si può essere, come si vuole essere e, soprattutto, cosa si vuole esprimere attraverso anche gli abiti. 

 

Fonte immagine: Freepik.

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