Tra le sneakers più famose di tutti i tempi ci sono sicuramente le Onitsuka Tiger Mexico 66, diventate celebri perché apparse in due film iconici: nel 1978 nel film L’ultimo combattimento di Chen, Bruce Lee indossa una tuta gialla con le strisce nere e un paio di Onitsuka Tiger Mexico 66 coordinate. Anni dopo, nel 2003 Quentin Tarantino si ispira a Bruce Lee per Kill Bill: Volume 1 facendo indossare lo stesso look a Uma Thurman. Queste apparizioni al cinema hanno contribuito a rendere la scarpa un’icona di stile, soprattutto negli anni 2000, dopo il film di Tarantino. Ma le Onitsuka Tiger Mexico 66 hanno una storia che va ancora più indietro nel tempo: scopriamo la storia del marchio e com’è nato il modello iconico di Kill Bill.
- Fonte: PrimeVideo
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Nascita del marchio Onitsuka Tiger
Il marchio giapponese Onitsuka Tiger nasce dopo la seconda guerra mondiale, fondato da Kihachiro Onitsuka che aveva l’obiettivo di promuovere lo sport tra i giovani. Il Giappone del dopoguerra era invaso dalla cultura americana: oltre alla musica e ai fumetti, il popolo giapponese entrò in contatto con gli sport americani come il basket. Onitsuka decise di voler creare una nuova scarpa che unisse design e comfort: parlando direttamente con gli atleti scoprì quali erano i punti da migliorare. Così, Onitsuka creò nel 1952 una scarpa con una suola speciale ispirandosi alle ventose dei polipi, che, dunque, aveva molto più attrito sul pavimento rispetto alle calzature concorrenti. Negli anni successivi collaborò insieme a corridori per creare una scarpa da corsa che prevenisse le vesciche, lanciando così il modello Magic Runner, dotato di una migliore ventilazione. Il corridore etiope Abebe Bikila, famoso per le sue maratone a piedi nudi, indossò per la prima volta in una gara delle scarpe da corsa scegliendo l’innovativo modello Onitsuka.
La diatriba con Nike
Negli anni ’60 il marchio iniziò ad espandersi a livello internazionale grazie alla collaborazione con Philip Knight, futuro fondatore di Nike. Knight, dopo essersi laureato in economia, volò in Giappone per convincere Onitsuka ad affidargli la distribuzione americana del marchio, il quale accettò di collaborare. Insieme a Bill Bowerman, Knight fondò la Blue Ribbon Sports, azienda che importava le scarpe giapponesi, ne modificava il design e le rimetteva in vendita negli USA. In particolare Bowerman contribuì a modificare il modello Cortez che non solo diventò uno dei modelli più iconici di Nike, ma fu anche uno dei punti critici nella faida legale tra i due marchi. I rapporti iniziarono ad incrinarsi dopo qualche anno, quando Onitsuka voleva cercare un nuovo distributore americano e Bowerman e Knight volevano fondare un marchio indipendente. La situazione degenerò e nel 1974 le due aziende si trascinarono in tribunale: Nike accusava Onitsuka di violare il contratto esclusivo riguardo la distribuzione americana, e Onitsuka accusava Nike di aver rubato il design Cortez. Alla fine, Nike ebbe la meglio tenendosi i diritti del modello, mentre Onitsuka fu costretta a rinominare la scarpa Corsair.

Il lancio delle Onitsuka Tiger Mexico 66 per le Olimpiadi
Nel frattempo, Onitsuka aveva continuato ad innovare i suoi modelli di scarpe per agevolare sempre di più ogni tipo di sport. Già negli anni ’50 il marchio era stato scelto da alcuni atleti olimpionici, ma il vero successo fu raggiunto alle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Per la grande occasione, Onitsuka lanciò la linea Olympic Line, raccogliendo i suggerimenti degli atleti giapponesi. Dopo questo grande successo, Onitsuka si preparò a creare un nuovo modello da lanciare in vista delle successive Olimpiadi. Nel 1966 il modello era quasi pronto e aggiornato con le nuove direttive degli atleti, ma Onitsuka aveva bisogno di un design riconoscibile e memorabile. Così in quell’anno, l’azienda lanciò un concorso tra i suoi 200 dipendenti eleggendo come vincitore l’iconico design Tiger Stripes. La scelta venne fatta insieme agli atleti e agli esperti dell’Università di Kyoto con l’obiettivo di avere un design finale che fosse non solo bello, ma anche funzionale e performante. Infatti, le strisce verticali e orizzontali che si intersecano servivano a rinforzare la tomaia della scarpa, rendendola più stabile e duratura nel tempo. Il nome che venne scelto fu Onitsuka Tiger Mexico Line in riferimento ai Giochi Olimpici del 1968 di Città del Messico: in quell’occasione l’intera delegazione giapponese entrò nello stadio indossando il nuovo modello.
- Fonte: Wikimedia Commons
- Fonte: Wikimedia Commons (FRED)
Il successo ritrovato delle Onitsuka Tiger Mexico 66
Negli anni successivi il modello perse popolarità, soprattutto a causa della fusione dell’azienda: Onitsuka, GTO e JELENK divennero un unico marchio sotto il nome ASICS, che si specializzò sin da subito su un’ampia gamma di prodotti, dall’abbigliamento all’attrezzatura sportiva. Ma dopo l’enorme successo in ambito sportivo, le Onitsuka Tiger Mexico 66 acquisirono una fama ancora più grande grazie all’ultimo film girato da Bruce Lee poco prima della sua morte. Successivamente fu Quentin Tarantino a rilanciare il modello negli anni 2000: il look di Uma Thurman divenne subito uno dei più celebri del cinema moderno e ispirò la nuova generazione. Proprio grazie a Kill Bill le Mexico 66 diventarono le sneakers dei giovani adolescenti, che le indossavano quotidianamente e non in ambito sportivo. Ma come tutte le mode che sono destinate a morire per poi rinascere, anche queste sneakers giapponesi, dopo alcuni anni nel dimenticatoio, sono recentemente tornate in voga. I giovani della gen-z – appassionati di vintage – negli ultimi anni hanno ridato popolarità alle Mexico 66, che nella colorazione giallo Kill Bill appaiono sicuramente meno mainstream di molte altre sneakers. Nate per lo sport e riscoperte dal cinema, oggi le Onitsuka Tiger Mexico 66 sono protagoniste dello streetwear e continuano a conquistare grazie al loro stile rétro.
Fonte immagine: screen dal video youtube di Erwnalejo