Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald: la recensione del film

Animali fantastici 2 - I crimini di Grindelwald: la recensione del film

Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald sbarca finalmente nei cinema italiani dal 15 novembre 2018: una luce per tutti gli amanti del mondo magico orfani della saga di Harry Potter.

Il secondo spin-off della serie cinematografica di Harry Potter, Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwaldè sbarcato in Italia il 15 novembre 2018, due anni dopo l’uscita di Animali fantastici e dove trovarli nel novembre del 2016, portando con sé la magia, il mistero e il sapore di casa di cui tutti gli amanti del mondo magico si sentivano orfani.
Chi è cresciuto impiastricciandosi le mani e i pensieri con l’inchiostro della saga di Harry Potter, sa che certe storie ti rimangono appiccicate addosso per tutta una vita come una cicatrice a forma di saetta, e che ti fanno ricordare che sei rimasto con Harry fin proprio alla fine.
Chi è cresciuto con Harry, da ragazzino non ha costruito case sugli alberi o rifugi di cuscini e plastica, ma ha edificato il proprio personale rifugio tra quelle pagine piene di magie, Strillettere, mantelli dell’invisibilità, Cioccorane, bacchette di sambuco, creature fantastiche e personaggi dai nomi parlanti e dalle storie sempiterne, e continuerà sempre a cercare quelle pagine anche da adulto, quando gli occhi si saranno fatti meno limpidi e il maghetto di undici anni sembrerà solo un ricordo sbiadito e scomparso dopo un incantesimo Oblivion. Quel maghetto che avrebbero conosciuto tutti i bambini, come profetizzava J.K. Rowling, quel maghetto che ha salvato vite, recuperato infanzie e squarciato adolescenze solitarie e che avevano, come unica scintilla di luce, un Lumos sprigionato da una pagina ingiallita o dallo schermo di un pc nel perimetro di una cameretta.
Perché anche nei momenti bui, è importante ricordarsi di accendere la luce, come diceva Albus Silente.
Dopo la conclusione dei libri della saga di Harry Potter e della serie cinematografica, una flebile luce si è accesa per tutti gli amanti del mondo magico: una nuova serie di film spin-off ambientati prima delle vicende di Harry e dei suoi amici a Hogwarts (a partire dal 1926 e destinata a ricoprire circa un ventennio) e incentrata sulla figura del magizoologo Newton “Newt” Artemis Fido Scamander, autore del libro (menzionato nei libri di Harry Potter e utilizzato dagli allievi di Hogwarts per studiare le creature magiche) Gli animali fantastici: dove trovarli.

Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald: un rapporto molto più stretto col mondo di Hogwarts, rimandi continui e approfondimenti

Newt Scamander e Harry Potter sono due protagonisti apparentemente agli antipodi, eppure con molti più punti in comune di quanto non sembrerebbe ad un primo sguardo veloce. Harry era impulsivo, sanguigno, scisso tra luci e ombre, tra la lingua umana e il serpentese,  reso incosciente dalla giovane età e dalle continue voci che lo laceravano dall’interno e con una certa dose di disprezzo per le regole (non dimentichiamo che era pur sempre figlio di un Malandrino!), mentre Newt, interpretato da un magistrale e camaleontico Eddie Redmayne, ha una psiche molto più delicata, sfumata e rarefatta. Come Harry, è disposto a infrangere le regole, ma non lo fa con impeto o con foga vendicativa, lo fa soltanto perché sacrificherebbe tutto in nome della giustizia, entità che ispira ogni sua mossa e respiro e che costituisce la vera stella polare che traccia il suo destino. Newt è reso sensibile e complesso dagli occhi mansueti eppure impetuosi di Eddie Redmayne, che raccontano la storia di questo Tassorosso espulso da Hogwarts,  profondamente innamorato di quelle creature fantastiche che conservava nella sua valigetta e che protegge con docile spirito paterno. Quasi come un Odisseo rivestito di magia e mistero, Newt Scamander viaggia e solca terre e continenti in nome della conoscenza, musa ispiratrice dei suoi passi e che lo porta a collezionare, catalogare e proteggere creature fantastiche di ogni tipo, e che entreranno a far parte del suo monumentale libro.
Nel primo film lo spettatore è introdotto in un nuovo mondo magico, quello della New York degli anni ’20, a cui Newt approda per una breve sosta nel suo viaggio alla ricerca delle creature magiche, e si imbatte in un vortice di eventi che hanno le tinte fosche di una moderna caccia alle streghe, tra Secondi Salemiani (emblema del movimento repressivo e intenzionato a dare la caccia ai maghi), Obscuriali come Creedence Barebone (gli Obscuriali sono i piccoli maghi o streghe che sono incapaci di controllare i propri poteri magici e che generano un’entità parassitaria e devastante, l’Obscurus, capace di sterminare ogni cosa), nuove creature fantastiche, No-Mag come Jacob Kowalski (la versione americana dei Babbani) e le figure dell’Auror Tina Goldstein (che lavora al MACUSA, il Magico Congresso degli Stati Uniti D’America), di sua sorella Queenie, che è un’eccentrica Legilimens e, ultimo ma non ultimo, di Gellert Grindelwald.

Nel vivo del secondo film: Animali fantastici 2 – I crimini di GrindelwaldDove eravamo rimasti dopo il primo film? Un secondo episodio tra nostalgia e ritorno a casa, pieno di colpi scena e che chiama in causa lo spettatore come parte integrante

Ed è proprio dalla figura di Gellert Grindelwald che bisogna riannodare i fili, impugnarli saldamente e giungere al secondo episodio. Grindelwald è interpretato da un Johnny Depp magistrale, espressivo e luciferino, e di questo personaggio si ricorderanno bene i lettori di Harry Potter: viene infatti citato per la prima volta in Harry Potter e la pietra filosofale, quando Harry trova la figurina delle Cioccorane di Albus Silente, dove c’è scritto che quest’ultimo sconfisse Grindelwald nel 1945 e che era l’unico in grado di potersi misurare con lui in duello.
In Harry Potter e i doni della morte le notizie su Grindelwald si intensificano: sappiamo che frequentò la scuola di magia di Durmstrang, da cui venne espulso, e poi conobbe Silente, di cui divenne amico strettissimo: i due discutevano spesso dei Doni della Morte (Grindelwald ottenne la bacchetta di sambuco, mentre Silente li ottenne tutti e tre ma in occasioni diverse), ma un litigio tra i due, in cui erano implicati anche Aberforth e Ariana, fratello e sorella di Albus, li fece allontanare.
Successivamente, Grindelwald fu rinchiuso nella prigione di Nurmengard. Si narra che lui fosse il più potente mago oscuro prima di Voldemort e che addirittura (viste le concordanze cronologiche) ci fossero delle analogie tra lui e Adolf Hitler: del resto, la Rowling ha sempre dichiarato che quando il mondo babbano era in guerra, anche il mondo magico lo era.
Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald inizia con un Johnny Depp/Grindelwald dagli occhi glaciali, dai tratti somatici inquietanti e rigidi e dall’espressività quasi demoniaca: Depp è spregiudicato e monumentale, e stravolge ogni minimo connotato del suo volto per dipingere quel mago oscuro che era il flagello del mondo magico. Grindelwald riesce a liberarsi (dopo che nell’epilogo del primo film era stato catturato dal MACUSA) e mette a punto il suo ambizioso progetto: allacciare i contatti con l’Obscuriale Creedence, che si trova a Parigi, da lui giudicato l’unico in grado di poter uccidere Silente.
Anche Newt è sulle tracce di Creedence: Scamander si rivolge al Ministero della Magia britannico per ripristinare il suo diritto al viaggio internazionale, dopo averlo perso durante le sue avventure a New York. Qui incontra una sua vecchia compagna di Hogwarts (o vecchia fiamma?) Leta Lestrange, in procinto di sposarsi col fratello di Newt, l’Auror Theseus. Il rapporto tra Newt è Leta ha dei toni quasi elegiaci, di silenzi, parole taciute e ricordi mai sopiti, che si stemperano negli sbuffi di un passato che non ha mai smesso di riproporsi quasi minacciosamente nella psiche dei due: il film mostra pennellate della loro vita comune a Hogwarts e del loro rapporto tanto insano quanto necessario. Una Serpeverde inquieta e ribelle e un Tassorosso introverso e sensibile, che si sfiorano ma non si toccano, che si inseguono e si perdono nelle loro iniziali incise nel legno di un banco di Hogwarts, che è l’unico simulacro tangibile di un passato che sembra sepolto dalle ceneri del tempo.
Il regista di Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald, David Yates, sceglie di rendere questo rapporto nella sua ambiguità e di dipingerlo come una sorta di insetto intrappolato nell’ambra del passato (un po’ come il rapporto tra Lily e Piton), ed è una scelta che lascia spazio alle libere elucubrazioni dello spettatore.
Il rapporto tra Newt e Tina, rimasto in sospeso dall’epilogo del primo film, invece, matura ma non giunge mai pienamente al suo picco: del resto, l’impacciato Newt, imbranato nei complimenti e nell’espressione dei suoi sentimenti più reconditi, si sbilancia già troppo nel dire a Tina che i suoi occhi, arroventati e brillanti, ricorderebbero quelli delle salamandre!
I due viaggiano e combattono gomito a gomito per cercare Creedence, come Silente aveva chiesto a Newt. Il Silente del film è interpretato da Jude Law, che si cala perfettamente nei panni del serafico futuro preside di Hogwarts.
Gilet, panciotto, carisma e sguardo che sembra sprizzare scintille e onniscienza, Law coglie lo spirito primigenio di Albus Silente e ci regala una sua versione che non è intrappolata nella filigrana di un passato rigido, ma che è viva, pulsante e dal fortissimo impatto scenico. Il regista Yates tratta con reticenze e ambiguità anche il rapporto quasi tossico, istintivo e sofferto, che aveva unito Silente e Grindelwald, con echi di memorie, flashback e i volti evanescenti dei due protagonisti, che in un passato molto lontano avevano giunto i palmi delle rispettive mani in un patto di sangue importantissimo, quello di non combattersi. Le considerazioni sul rapporto tra Silente e Grindelwald vengono rispedite immediatamente allo spettatore, perché ogni fotogramma ha delle conseguenze sulla porzione di pubblico che ha letto i libri e che orchestra supposizioni circolari.
Lo spettatore di Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald è una parte importantissima del macchinario orchestrato da Yates, le sue riflessioni costituiscono una triangolazione irrinunciabile del rapporto schermo-storia-pubblico, tanto da tramutare la massa del pubblico in  carne viva, pensante e con la facoltà di attuare collegamenti, rimandi e ragionamenti tra il prequel e la successione della fabula e dell’intreccio.
I rimandi tra Animali fantastici e Hogwarts sono fittissimi, creano quasi un sottobosco che si stempera nei nodi della trama, e lo spettatore è colpito nel suo punto più debole: il ritorno quasi spirituale a Hogwarts, la visione del profilo di quel castello, dei suoi merli e delle sue torri, della sala dei banchetti e dei giardini, proprio quando aveva smesso di sperare di poter rivedere ancora tutto ciò sul grande schermo.
Hogwarts come Itaca, in un viaggio circolare che conduce sulle sponde dell’inizio dell’epopea: tutto inizia e tutto finisce a Hogwarts, e lo spettatore orfano della scuola viene punto dal morso della nostalgia al solo udire quel motivetto, il famoso motivetto che sa di infanzia e di carillon lontani, che sembra accoglierlo e dirgli che va tutto bene, che è tornato a casa e che quel mondo esiste e palpita ancora, e che addirittura  esisteva già da prima.
Le mura del castello, le pietre e i camini delle raffinate sale, le lezioni della giovane Minerva Mc Granitt e del giovane Silente all’epoca  insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, proiettano lo spettatore in una Hogwarts dai contorni onirici e dall’aroma trasognato, una Hogwarts che è madre di ogni storia, progenitrice feconda di ogni magia e di qualsiasi illusione e dolore possibile.
L’orfano del mondo magico  retrocede allo stadio infantile del liquido amniotico, viene cullato, consolato e medicato nelle sue abrasioni ancora fresche, ma non troppo, perché poi il flusso della storia continua a scorrere in maniera spedita e a sferrare colpi di mitraglia.
Anche la nostalgia è un affare da incastonare nelle tessere del domino di Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald, che vorticosamente cambia più registri e si avvia verso il finale con una serie di colpi di scena velocissimi che denotano la volontà, da parte della Rowling, di mettere a segno una sceneggiatura aperta, zeppa di punti interrogativi che colpiscono il pubblico come lame affilate e che lo manterranno col fiato sospeso fino al prossimo capitolo della saga.
Che rapporto hanno Leta Lestrange e Creedence? Qual è la vera identità di quest’ultimo? Rivelazioni sconvolgenti e colpi di scena colpiscono lo spettatore nell’intimo, portandolo letteralmente a scervellarsi per fare il punto della situazione.
Creedence, interpretato da un bravissimo e provato Ezra Miller, è a Parigi (l’ambientazione del film è europea, prevalentemente tra Francia e Inghilterra) ed è stato assoldato da un circo, e lì incontra Nagini, un Maledictus che può trasformarsi in serpente e che sarà condannata, in futuro, a non poter mai più riprendere le sue sembianze di donna.
Nagini si unirà poi a Voldemort, come tutti sappiamo bene.
Creedence è cresciuto senza amore, senza sapere nulla della sua identità, e vuole fortemente conoscere la sua vera madre.
Creedence non sa chi è, ma Grindelwald l’ha già puntato: quel ragazzo fragile, dotato di una forza brutale e involontaria, disperato e assetato di attenzioni e amore, ha il potere necessario per poter distruggere Silente, e lui lo condurrà a sé per sfruttarlo.
Come? Promettendogli di rivelargli la sua vera identità, ovviamente.
Grindelwald, in un impeto profetico e spaventoso, raduna i maghi e li invita a fare fronte comune contro i babbani, mostrando le immagini della futura seconda guerra mondiale e della bomba atomica, per far presagire di quali barbarie sarebbero stati capaci: li intima ad unirsi a lui, oppure a morire. Qui la Rowling inserisce il suo messaggio di attualità e di riflessione, in un momento storico più che mai calzante: ogni epoca, babbana o magica che sia, ha le sue ombre tetre, e imparare dalla storia permettere all’uomo di evitarle e di imparare dai suoi atavici errori.
L’epilogo del film Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald, coronato da un’ultima rivelazione che esplode come un ennesimo fungo atomico, ferisce lo spettatore come un dardo infuocato e lo costringe a rimuginare, ruminare, ragionare ossessivamente e a sentire il desiderio di scomodare i vecchi libri come se fossero carte nautiche, per poter tenere a bada la sua incredulità e tirare le somme del discorso.
Dolce e amaro, doloroso e d’impatto, il secondo film della saga ha un carico emotivo niente indifferente. Molto più veloce e fitto del primo, prepara indubbiamente il terreno per il terzo, e ha la sua forza nel rapporto quasi interattivo e irrinunciabile con lo spettatore, che esce dalla sala con un cumulo di domande martellanti, desideroso di tornare a casa per schiarirsi le idee e consultare profili di personaggi, alberi genealogici e i libri di Harry Potter.
Ma lo spettatore di Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald esce anche dalla sala con qualcosa di simile a dei lucciconi che gli imperlano gli occhi, perché per qualche ora è stato protagonista e parte attiva, perché ha provato nuovamente il gusto di ragionare e riflettere sugli eventi di quel mondo magico che sembrava essergli stato strappato con forza tanti anni fa, e perché per due ore non è stato semplicemente seduto su una poltrona di velluto del cinema: per qualche ora, l’orfano del mondo magico è tornato a casa.
Che sia Harry Potter, che sia Animali fantastici, o che sia qualsiasi altra creatura scaturita dall’inchiostro della Rowling, la sensazione pregnante e prepotente è quella del ritorno a casa, dell’approdo a rive familiari e del sapore di magia, infanzia e malinconie dolci e pungenti al tempo stesso, come se il carillon di quel motivetto magico continuasse a suonare ad oltranza e a far male.
Al di là di ogni diatriba di tipo tecnico, di sceneggiatura o di trama, la Rowling è riuscita a creare l’ennesima magia: quella stessa magia che tanti anni fa riuniva i bambini con le sciarpe della loro casata in libreria, che li faceva innamorare della lettura e che li avrebbe accompagnati per tutta la vita, quell’incantesimo che portava stormi di ragazzini e di adulti al cinema ad aspettare l’uscita del nuovo film, con un scintilla di vero amore negli occhi. Quell’amore che non smetterà mai di produrre i suoi frutti nel cuore di chi l’ha provato almeno una volta e che ha lasciato almeno una luce accesa nel proprio animo.
Chi l’ha detto che la magia non esiste? La magia è l’approdo a casa, è l’approdo a quella parte di noi che avrà sempre undici anni e che sarà sempre impenetrabile per qualsiasi adulto, è la riappacificazione con l’adulto che siamo e che aspetta sempre che un Patronus (o un Asticello di Newt Scamander) venga a salvarlo da qualsiasi tempesta. Perché le storie che più abbiamo amato sono sempre lì, sia sulla carta che sullo schermo, e Hogwarts sarà sempre lì.
A darci il benvenuto a casa.

Animali fantastici 2 – I crimini di Grindelwald, trailer

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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