Ben is Back: amare e accettare | Recensione

Ben is Back: amare e accettare | Recensione

Un figlio che all’improvviso torna a casa dalla comunità di recupero per la viglia di Natale e trascina con sé tutte le conseguenze del suo passato. Ben is Back è un film da rivedere per la finezza con cui affronta il tema della tossicodipendenza e della sofferenza di chi è costretto a viverci accanto.

Qualsiasi sia la tematica affrontata, delle volte è necessario che i film ci ricordino l’importanza di sospendere il giudizio. È necessario che si limitino a registrare tutte le contraddizioni di cui è fatta la vita, affinché chi guarda impari a conoscere meglio.

Ben is Back fa questo e lo fa con la delicatezza di Peter Hedges, che scrive e dirige questo film del 2018 e che aveva già convinto con le sceneggiature di Buon compleanno Mr. Grape – una delle prime interpretazioni di Leo Di Caprio – e di About a boy.

Delicatezza che acquista profondità grazie all’empatia ineguagliabile di Julia Roberts. L’attrice premio Oscar interpreta Holly Burns, la madre di Ben, un ragazzo finito preda della tossicodipendenza in seguito all’assunzione di un antidolorifico per un infortunio con lo snowboard.

Ben is Back: un viaggio attraverso le paure di Ben e di sua madre

Ben lascia la comunità di recupero in cui si trova e torna a casa per la vigilia di Natale, inaspettatamente e contro la volontà del suo sponsor. Ad accoglierlo trova la gioia incredula della madre e dei due fratellastri, ma anche la riluttanza della sorella e del compagno della mamma, consapevoli  del fatto che Ben si porta dietro tutte le conseguenze delle sue scelte.

In un’altalena di emozioni che vanno dalla compassione alla delusione, ogni tentennamento è alla fine vinto dalla voglia di fingere, almeno per 24 ore, che tutto sia come dovrebbe essere.

Il film è un viaggio attraverso le speranze e le debolezze di Ben e di sua madre che credono di poter salvare quel che resta, coscienti di quel che è stato, e assolutamente lucidi, ma decisi ad aggrapparsi con tutte le loro forze all’amore incondizionato che nutrono l’uno per l’altro.

Ben is Back: la solitudine e la sofferenza

Soltanto loro sono in grado di comprendere. Il loro dramma è anche e soprattutto il risultato dell’isolamento cui sono destinati a causa della distanza – fisica ed emotiva – che li separa dagli altri personaggi incapaci di cogliere il senso delle loro azioni. La caparbietà di Holly Burns trova un’alleata soltanto nella madre di una ragazza che proprio Ben aveva iniziato alla tossicodipendenza, morta per overdose. Dopo aver sperimentato sulla sua pelle l’urgenza di provare a salvare un figlio, per quanto disperata sia la situazione, soltanto lei offrirà a Holly un aiuto concreto in una notte – quella decisiva – gelida e terrificante.

È una notte in cui agisce soltanto chi ama e comprende; non a caso saranno ancora una volta la madre e il cane a mettersi sulle tracce di Ben.

L’importanza degli affetti

Non ci sono insegnamenti, non ci sono soluzioni, esattamente come in Beautiful Boy, il film di Felix Van Groeningen con Steve Carrell e Timothée Chalamet che affronta la tematica della tossicodipendenza da una prospettiva molto simile a quella di Ben is Back. Peter Hedges si limita a educare alla compassione e alla comprensione.

È una strada buia e agghiacciante, senza vie d’uscita, tanto per chi ne resta vittima quanto per gli affetti più vicini. E se è vero che nessuno può ritenersi causa effettiva di una scelta di vita come questa e nessuno può costituirne una cura realmente efficace, avere qualcuno accanto fa sempre la differenza.

 

Immagine in evidenza: Wikipedia

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