Black Swan (Darren Aronofsky) | Recensione e Analisi

black swan di darren aronofsky

Black Swan di Darren Aronofsky è un film complesso, impressionante e coinvolgente. Il regista concepì l’idea già nel 2000: il suo intento era quello di lavorare sul tema della danza e l’assistere al balletto Il lago dei cigni fu per lui di grande ispirazione. La produzione vera e propria ha inizio nel 2007 e il debutto della pellicola avviene nel 2010. 

Black Swan di Darren Aronosfky si incentra sulla vita di Nina: danzatrice talentuosa e ampiamente determinata. Il suo sogno è quello di diventare prima ballerina e questa occasione si concretizza attraverso la nuova produzione de “Il lago dei cigni” della compagnia di balletto diretta da Thomas Leroy. Il direttore artistico assegna a Nina il ruolo di protagonista del balletto ed è da questo momento che inizia a peggiorare il suo squilibrio mentale la cui stabilità psicologica ed emotiva era già minata da tendenze ossessive ed autolesionistiche a causa del rapporto malsano con la madre Erica e dalla sua incessante ricerca di perfezione tecnica.  Nonostante il suo grande talento, Leroy sostiene che, essendo delicata,  Nina sia perfetta per il ruolo di Odette (“Cigno Bianco”) ma è dubbioso circa la controparte malvagia di Odile ( “Cigno Nero”) perché la ballerina è troppo poco passionale e sensuale per questo personaggio. Egli è, dunque, deciso a tirar fuori il lato oscuro della fragile Nina che verrà sottoposta a pressioni incessanti anche in seguito all’arrivo in compagnia di un’altra ballerina: Lily.  Quest’ultima non possiede la bravura e l’impeccabile tecnica di Nina ma è perfetta per ricoprire le caratteristiche del “Cigno Nero” che tanto mancano all’altra compagna.  Da subito, infatti, Lily rappresenta una minaccia per Nina. Tra le due si instaura un rapporto ambiguo che Lily cerca di migliorare e,  durante una serata trascorsa insieme, la ballerina offre a Nina una pasticca di ecstasy che la condurrà ad intraprendere diversi rapporti sessuali nella stessa notte. Tutto ciò porta Nina ad arrivare in ritardo alle prove del giorno seguente e Lily viene incaricata da Leroy di sostituirla. Nina inizia ad essere sempre più irrequieta e a pensare che Lily stia escogitando solamente dei piani per prendere il suo posto. Inizia ad avere allucinazioni, le sue pulsioni più oscure si traducono in atti di violenza verso la madre, verso Leroy (morde lui un labbro quando prova a baciarla) e si verificano anche in scena, il giorno del debutto, facendole commettere degli errori. Leroy, a quel punto, incarica Lily di sostituire Nina per l’atto di Odile. Una volta in camerino, durante l’intervallo, Nina in lacrime e totalmente fuori di sé, uccide Lily con un frammento di specchio dopo averlo distrutto e nasconde il cadavere. Questo gesto conferisce a Nina la giusta forza per vestire i panni di Odile e danza conquistando il pubblico, rendendo fiero in primis il direttore artistico.  Quando Nina torna in camerino, si prepara per l’ultima parte, “la morte del cigno”, ma alla porta bussa Lily per congratularsi con lei. Nina è sconvolta: Lily era viva e vegeta e quello scontro non è stato altro che un’ennesima allucinazione. Lo specchio è rotto perché Nina si è fatta del male da sola e danza l’ultimo atto al termine del quale muore

Cosa sta a significare tutta questa storia? E’ necessario porre attenzione su un aspetto. Il nemico  di Nina è sempre stato solo uno: sé stessa. Il regista riesce ben a rendere la complessità di questo personaggio, interpretato splendidamente da Natalie Portman.  D. Aronofsky, attraverso Black Swan, sceglie di rappresentare ciò che spesso si cela dietro la carriera artistica di un danzatore: sacrificio, resistenza, momenti di successo e altri di scoraggiamento, ricerca di automigliorarsi fisicamente e tecnicamente. In situazioni critiche, lo stress fisico ed emotivo prolungato spesso può sfociare in una lunga sfilza di ossessioni che portano poi, come nel caso di Nina, al gesto estremo: il suicidio. 

All’interno di Black Swan di Darren Aronofsky  si vede come Nina sia consumata dal rincorrere la perfezione: lavora con le sue scarpe da punta fino ai giramenti di testa, ripete più e più volte le stesse pirouettes, dimagrisce settimana dopo settimana tanto da obbligare le sarte ad apportare delle modifiche ai suoi costumi di scena. Tutto questo si traduce in diversi comportamenti che raggiungono il culmine al termine della pellicola. Prima di morire Nina, quasi sorridente e soddisfatta, sussurra: «I was perfect» – «Sono stata perfetta».  La sua vicenda è un ossimoro. La sua morte è, sì tragica, ma rappresenta per lei una liberazione, insieme al coronamento di un obiettivo rincorso da sempre: la perfezione. Nel film hanno una funzione essenziale gli specchi: fondamentali per comprendere la caratterizzazione del personaggio di Nina. Allo spettatore viene presentata un’immagine di Nina fragile, angosciata, rinchiusa nella sua debolezza con lo sguardo basso ed intimorito. Lo specchio, (elemento sempre presente nella vita di un danzatore, in quanto le sale prova ne sono circondate) invece, riflette ogni volta un’immagine opposta: maliziosa, oscura, sensuale, altezzosa.  Questo simboleggia che il Cigno Nero che tanto ricercava in lei Leroy, è sempre stato presente nell’animo di Nina. L’oscurità amplificata dalla lotta contro sé stessa è nascosta da una figura minuta e in apparenza pacata. Durante l’intervallo dello spettacolo, Nina credeva d’aver ucciso Lily e di essersi prima scontrata ferocemente con lei ma in realtà l’unica guerra la combatteva con sé stessa. La sua cameretta è emblematica per comprendere il suo animo tormentato grazie al carillon rotto (oggetto raffigurante una ballerina che la madre faceva suonare come ninna nanna per la figlia) e al peluche di un cigno nero visibile fin dalle prime scene. Ogni dettaglio, anche scenografico, non è lasciato al caso. Tutto è studiato e costruito per rappresentare al meglio un personaggio tanto ammirevole quanto inquietante. Anche la scelta delle musiche è pregnante. Sono indubbiamente impeccabili le note di Tchaikovsky per accompagnare una rappresentazione così imponente, insieme alla bravura di Natalie Portman, che ha studiato a lungo per ricoprire il ruolo di Nina. Le caratteristiche di Odette da una parte e di Odile dall’altra, sono cresciute con la protagonista. Il Cigno Nero, la sua ossessione, prende così tanto il sopravvento che, sul palco, le sue braccia si manifestano come enormi ali nere, intente ad avvolgerla in manèges di pulsioni instabili fino ad aprirsi in volo alla liberazione. Con la caduta del Cigno Bianco nell’ultimo atto, raggiungendo la perfezione tecnica e scenica, si conclude la vita di una ballerina ossessionata da sé stessa. 

Black Swan di Darren Aronofsky fa interrogare su quanto potenti possano essere determinati mostri interiori e ha in sé dell’horror e del drammatico che lascia lo spettatore turbato e pensieroso dopo la visione. 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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