Fellow Travelers: l’omosessualità nel Novecento statunitense

Fellow Travelers: l'omosessualità nel Novecento statunitense

Fellow Travelers è una serie televisiva statunitense esordita in anteprima il 28 Ottobre 2023 attraverso la piattaforma streaming Paramount+, attraverso il contributo della Showtime, sottodivisione della stessa Paramount e principale promotrice della serializzazione che recupera la dura realtà della comunità omosessuale degli Stati Uniti durante la seconda metà del Novecento. 

La serie riprende ben 8 episodi, la cui durata di ciascuno di essi è di all’incirca un’ora, con il finale ottavo episodio reso disponibile il 17 dicembre del 2023. Si inserisce nel filone della romance storica accostata dal genere del thriller politico che, da come si evince dalla nomenclatura, è contraddistinto da fasi di suspense volte al destino della realtà governativa vigente. 

Le tematiche, di forte spunto riflessivo, sono varie e intense al punto giusto, innescando una stance critica per lo spettatore, trainato durante la fruizione dell’opera verso realtà che sembrano essere lontane, e per cui siamo grati che siano distanti, ma che non appartengono di fatto a meno di un secolo addietro. 

Affronteremo passo passo di ogni aspetto che riteniamo considerevole al fine di poter comprendere il potenziale che questo lavoro, prodotto da Ron Nyswaner e basato sull’omonimo romanzo di Thomas Mallon, Fellow Travelers, racchiude in sé. 

Fellow Travelers: trama e protagonisti 

Siamo negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, reduci dal Secondo Conflitto Mondiale e che vedono il proprio primato ideologico minacciato dall’avanzata sovietica: è cominciata la Guerra Fredda. Frangente storico e politico che rimarca la frammentazione del globo in due grandi blocchi: quello capitalista e occidentale, e quello filocomunista e orientale. 

È un’avversione fra due sistemi politici e ideologici che si annullano l’un l’altro, ma diversamente da come potremmo pensare, lo strato civile risentirà dell’atmosfera cupa e inquisitrice del governo federale, che attraverso promozione di leggi e ordini esecutivi coercitivi e discriminatori, porterà il suolo statunitense verso una nuova caccia alle streghe e clima di terrore; paradossale se si riflette in quanto agli USA come forza “giusta”, democratica e liberale del proprio tempo. 

Tra gli Uffici degli Affari di Stato, si distingue l’irremovibile eroe di guerra Hawkins Fuller, soprannominato dai più vicini con il diminutivo di Hawk, che per fato o per caso fortuito, incontrerà il giovane idealista Timothy “Tim” Laughlin, con cui partirà un’amicizia, o incerta relazione, pluridecennale che sarà narrata con grande rispetto e tecniche narrative che rendono giustizia al rimarchevole contenuto dell’originale serializzazione. Qualità di recitazione e di direzione del set impeccabili, a livelli cinematografici e con accuratissime riprese e dettagli. 

In realtà, i volti dei protagonisti di quest’accattivante e intricata vicenda non saranno nuovi a molti spettatori: nei panni dell’imperturbabile Hawkins c’è Matt Bomer, già largamente conosciuto per le sue doti recitative grazie alla sua partecipazione alla serie televisiva White Collar (2009-2014), nei panni di Neal Caffrey. Non solo veste i panni del personaggio più curioso e fuori dal comune dell’opera televisiva in esame, ma ne è stato addirittura produttore esecutivo.

La realtà di Fellow Travelers è apparentemente lontana, cronologicamente parlando, da quella odierna. Tantissimi sono i cambiamenti che la storia ha vissuto in un arco temporale davvero breve, però ricordare del passato, almeno in questo caso, non invecchia mai e non riusciamo ad esserne indifferenti. La comunità gay, o più largamente LGBTQ+, non ha dimenticato dei soprusi subiti e degli svariati tentativi delle vecchie generazioni del passato di garantirsi, se non dei diritti, un minimo di libertà dalle continue violenze della polizia che si riversavano su chiunque fosse colto in flagrante durante le terrificanti pattuglie notturne. 

La rappresentatività è fondamentale, e per tal motivo, riteniamo che il contributo di due grandi attori, quali Matt Bomer e Jonathan Bailey, esperti e dichiaratisi apertamente come omosessuali, getti un ulteriore punto a favore della credibilità della serie tv ed empatia condivisa verso la realtà angosciosa che, senza veli, ci vien mostrata.  

Tornando alla trama principale, Hawkins deve proteggere necessariamente la propria identità sessuale; ed ognuno dei ragazzi incontrati, molto spesso ai cosiddetti bagni, è fonte di pericolo per la propria incolumità. Sicuro di sé e imprevedibile smorzando la tensione dilagante e donando, dal proprio canto, momenti all’insegna dell’omoerotismo: colonna portante della narrazione, proposta in maniera oltremodo esplicita e senza ulteriori filtri, rivelando il forte richiamo dei propri istinti che Hawkins, ammirevolmente, non reprime. Ciò non deve, però, indurci in errore: erano amplessi e relazioni che dovevano restare strettamente confidenziali e a cui bisognava purtroppo dare molto spesso un taglio. Vivere con chi si amava non era un’opzione, ma c’era chi, come Tim, non abbandonava il proprio sano idealismo, il mettersi in discussione insieme alle teorie in cui aveva riposto fede fino a quel momento, diversificandosi dalla massa per le sue grandi aspirazioni e per dei pensieri che non erano di facile condivisione per quei tempi. 

Hawkins, intanto, coltiva una dubbia frequentazione con Lucy Smith (Allison Williams), figlia del senatore Smith, figura che per il giovane uomo è stata come genitoriale. 

Diversi i personaggi che durante il corso della narrazione continuano ad apprestarsi sul set, colorando la scena con nuove tematiche che, così come quella dell’omosessualità, erano molto a cuore delle cosiddette minoranze. Ricordiamo a tal proposito i due personaggi afroamericani Marcus Gaines e Frankie Hines. 

Senza avanzare ulteriori spoiler circa la trama generale, cominceremo ora ad inquadrare in chiave storica i temi salienti su quali si dispone la vicenda di Fellow Travelers. 

L’isteria come sistema di governo: il McCarthysmo 

Come già anticipato nel precedente paragrafo, la vicenda viene temporalmente collocata nella seconda metà del secolo scorso del governo federale statunitense. È sì la fase dello scoppio del conflitto politico e della frammentazione del mondo in blocchi, ma bisogna chiedersi come si vivesse a quei tempi e cosa stesse sperimentando l’organo burocratico del tempo.  

Tenere testa all’avanzata sovietica non significava semplicemente promuovere l’ideologia capitalista e lasciare che la propria società continuasse a correre come stava precedentemente facendo. Anzi, comincia una vera e propria transizione storica che fa da specchio a persecuzioni, pregiudizi malsani e isteria di massa: tutto questo è il McCarthysmo (o, all’italiana, Maccartismo). Più precisamente, si allude ad un atteggiamento politico-amministrativo che tra non molto sviscereremo più o meno sommariamente. Il termine viene coniato dal nome del senatore del Wisconsin Joseph McCarty, deceduto nel 1957.  

Parlare di McCarthysmo coincide con il presentare una cornice contraddistinta dalla paura, dal fanatismo e da continui sguardi inquisitori, che hanno portato più volte a condanne ingiustificate per una sospettata adesione alle teorie filocomuniste (paura rossa), o per omosessualità. Degno di nota fu il caso dei coniugi Rosenberg, condannati perché creduti sostenitori dell’Unione Sovietica. Se riavvolgiamo il nostro discorso alle prime parole spese in merito alla serie Fellow Travelers, ritorniamo su una già preannunciata nuova caccia alle streghe e clima di terrore.  

Gli Stati Uniti, o meglio, il governo cercò di epurare i ranghi burocratici da chiunque fosse ritenuto colpevole di azioni o comportamenti sospetti. La libertà e la capacità di poter esprimere se stessi anche nelle più piccole cose vennero fortemente ridimensionate per svariati motivi: 

  • Riproporre un modello sociopolitico impeccabile, viste continue accuse del blocco sovietico, che avevano definito l’apparato statunitense come “indebolito” a causa di un maggior tasso di omosessualità nella società che, a detta della politica del tempo, era una piaga o simbolo di vergogna, e rischiava di contaminare ogni strato civile, dalla famiglia al governo; 
  • Continue accuse a cui era difficile porre rimedio, che fosse per una plausibile attrazione verso un individuo dello stesso sesso, o una sospettata adesione alla fazione rossa. 

L’isteria di McCarthy gli si ritorse però contro nel momento in cui rivolse le proprie accuse verso l’esercito in merito a possibili spie sovietiche fra le fila. Pare che successivamente qualche attività spionistica fosse di fatto presente all’interno della società, ma ciò non giustificava e non giustifica di certo l’operato dell’ex senatore: ha a torto infierito su innocenti promuovendo ideologie venefiche; ed anche nel caso di dubbie minacce dei filocomunisti, non ha mai agito con il giusto ammontare di prove valide a supportare le proprie teorie. In Fellow Travelers si è in grado di palpare quest’oscuro tassello di storia americana. 

Afferma la storica Ellen Schrecker:«In questa nazione, il McCarthysmo ha fatto più danni alla Costituzione di quanti il Partito Comunista Americano ne abbia mai fatti.»

Fu un atteggiamento oltremodo dannoso per numerosi uomini d’arte, ufficiali governativi, scienziati e storici, costretti a rinunciare ai loro impieghi a causa dell’implementazione di numerosi controlli per scovare i deviati.  

Si pensi al 1952: la Corte Suprema promosse una legge che, in sintesi, poneva gli insegnanti sotto stretta sorveglianza obbligandoli a mostrare la propria lealtà allo Stato, pena il licenziamento. La libertà della mente, della propria natura e dell’educazione erano sotto attacco. Alquanto ironico se si pensa che una tale atmosfera si sarebbe respirata in un regime assolutista e non in un Paese che si era fatto promotore fino a pochi anni prima di valori liberali. 

La crisi di AIDS e i nuovi movimenti umanitari 

Attraverso continui balzi temporali viviamo realtà nuove dei difficili decenni americani, e tra questi rientra quello della crisi di HIV, virus responsabile della contrazione dell’AIDS, una malattia che ancora oggi si cerca il modo di contrastare e che allora più che oggi era catalogata come mortale. 

Tra gli anni ‘70 e ‘80 si verificò un picco epidemico allarmante, e in importanti città come Los Angeles e San Francisco numerosi uomini omosessuali o bisessuali contrassero l’infezione. 

La malattia fu scovata dopo aver esaminato diversi pazienti affetti da malattie come il sarcoma e pneumocystis pneumonia. Il 1981 fu un anno emblematico, e la crisi cominciò a dilagare per tutti gli Stati Uniti, mietendo numerose vittime che molto spesso venivano abbandonate a se stesse, in quanto non tutti, a causa di terrore generale e mancato supporto ospedaliero, potevano contare sull’aiuto del sistema sanitario statunitense. Infatti, c’erano ospedali specifici che si occupavano del trattamento di questi sfortunati pazienti, che non solo erano ormai emarginati dalla società e ritenuti alla stregua degli appestati, ma furono anche pregiudicati come portatori della malattia. 

Infatti, l’AIDS era considerata come un’infezione limitata a uomini gay. Con grande sollievo, numerosi movimenti sociali ed umanitari emersero per sensibilizzare il popolo americano circa quanto stesse accadendo, soprattutto le nuove generazioni, oltre che per maggiore rappresentatività dalle leggi e fondi necessari per la sua prevenzione. 

Ciò che causò un tasso di infetti e disinformazione rimarchevole fu la mancanza di notizie circa la problematica, e dunque si fece in modo di render consapevoli dei rischi che il sesso potesse causare in assenza delle giuste precauzioni, non limitato ad amplessi tra uomini.

Tanti giovani ragazzi e adulti persero la vita, ma la storia non sarebbe stata cancellata: a New York City fu eretto, così come poi in tante altre città mondiali, un memoriale per le vittime dell’AIDS con bandiere tappezzate per ricordare ciascun defunto. Dal 1987 (data di inizio del progetto) al 2012 il numero di bandiere è significativamente aumentato, segnale di quanto fosse sempre più importante fare la propria parte per preservare salute e stile di vita personali.

Paura di lavanda: le difficili condizioni di vita degli omosessuali 

Lavender scare è l’espressione anglofona passata alla storia per definire un terrore o panico generale nei confronti di chi fosse omosessuale durante gli anni ‘50 e ’60. La serie statunitense Fellow Travelers ci riporta nel vivo del momento storico in cui è ambientata, aiutandoci a comprendere vividamente le dure condizioni a cui chiunque fosse considerato diverso era sottoposto. 

Pervertiti sessuali, deviati, malati psichiatrici: solo alcuni degli appellativi adoperati dal governo federale di allora per definire la comunità gay della metà del XX secolo; e, purtroppo, c’è chi ancora condivide sopracitati pregiudizi. 

Avete mai sentito parlare del Chicken Hut? Per quanto si sia vicini alla cultura gay dell’ultimo secolo, questo nome potrebbe eludere la nostra mente. Viene recuperato nella serializzazione trattata, e così come tanti altri aspetti, riporta un pezzo di storia sul set: Chicken Hut è il nome di un famoso club che dagli anni Cinquanta in poi fu il rifugio di tantissimi uomini e donne che non potevano apertamente rivelare le proprie inclinazioni sessuali. Infatti, questo rinomato locale (collocato a Washington DC), era un punto di ritrovo per poter incontrare altre persone da cui ci si potesse sentire compresi, contrastando ogni forma di discriminazione o di pena capitale. 

Eppure, ogni singolo tentativo al fine di poter perseguire il proprio stile di vita, la propria intimità, non era mai abbastanza: durante terribili pattuglie, agenti della polizia sfondavano gli ingressi armati di manganelli, pronti ad adoperare metodi tutt’altro che gentili per afferrare chiunque fosse presente. Chi era più fortunato, riusciva a scappare. Chi meno, veniva arrestato e avrebbe dovuto rinunciare a tutto ciò che aveva custodito fino a quel tempo: carriera, segreti, opportunità e reputazione pubblica, perché essere omosessuali a quel tempo era sinonimo di vergogna. 

I continui soprusi sembravano non finire mai. Nientemeno, la stessa omosessualità divenne una delle motivazioni più adoperate per denunciare qualcuno al governo. Chiunque potesse risultare un ostacolo o pericolo, veniva presentato come nocivo per l’integrità del modello federale, ed ecco che numerose investigazioni furono innescate al fine di provare queste denunce infondate. 

Ad esser colpevoli di un tale “reato” non erano soltanto persone gay per davvero, ma anche eterosessuali che per una disattenzione (anche un semplice passo di gamba poco “virile”), venivano sottoposti ad interrogatori e test volti a provare la loro colpevolezza. Ricorrere ad una tale terminologia risulta giustamente forma di disagio, controverso, ma l’ideologia del Maccartismo non lasciava spazio ad altre interpretazioni: gli ordini esecutivi promulgati dal senatore rimarcavano l’omosessualità come crimine federale. Se non c’erano prove incriminanti, le si creavano. Non era facile sfuggire alle domande, anche subdole, del corpo investigativo. Per non parlare di accurati controlli nei propri appartamenti: dall’intimo al suo colore. Come se non bastasse, non si trattava di un apparato d’investigazione qualunque: McCarty assunse l’FBI per questo genere di faccende.

Erano momenti davvero bui e difficili da mandare giù, si era perennemente sorvegliati e sotto accusa, e nemmeno chi era a noi più caro poteva rappresentare un’ancora di salvezza. La solidarietà tra individui condividenti uno stesso segreto era davvero labile. In Fellow Travelers assistiamo anche a questo. Che fosse il nostro amante segreto, o un amico, non era sempre possibile contare su un supporto reciproco, perché la paura era tangibile e per salvare se stessi bisognava, molto spesso, incolpare l’altro. 

Era il decennio dell’incertezza, della paura e delle inquisizioni, da cui, come nel ‘500 o ‘600, era difficile uscirne indenni. Tra le varie tecniche per determinare l’omosessualità di un individuo c’erano i test della virilità e l’impiego del poligrafo. 

Per il primo, si richiedeva di camminare per la stanza, di leggere dei testi scritti e si compievano domande personali. Essere scapoli o nubili era un ulteriore motivo di accuse che per lo Stato erano più che valide. Per il poligrafo, quello era probabilmente il test più preoccupante e per cui bastava davvero poco per tradirsi: veniva intercettata, attraverso l’adozione di tale strumento, la frequenza dei battiti cardiaci e di conseguenza l’ansia sperimentata durante le domande dell’investigatore. 

«Ha mai avuto rapporti con un altro uomo? È mai stato innamorato di un altro uomo? È mai stato al locale Chicken Hut?» sono solo alcuni degli svariati quesiti che venivano mossi al sospettato. Molti indagati giungevano al suicidio, o c’era chi doveva necessariamente andarsene, mettendo su famiglia per rinunciare al peso dei dogmi sociali. 

Doveva essere davvero triste vedere qualcuno che si aveva amato sinceramente rinnegare i propri istinti o, semplicemente, dare priorità alla propria immagine impegnandosi in un matrimonio di convenienza. Per le coppie più fortunate, dovevano in ogni caso nascondere la vera natura della loro relazione, presentandosi come colleghi in affitto, o anche fellow travelers, “compagni di viaggio”. 

Quest’ultima espressione, che dà il nome all’opera, fu molto adoperata sia negli USA sia in Unione Sovietica per identificare qualcuno che simpatizza intellettualmente per un’ideologia di un’organizzazione politica, pur senza farne formalmente parte. 

Il peso della società in Fellow Travelers

Molti coniugi compievano una doppia vita, a causa dell’incapacità di soddisfare i propri desideri. Gli uomini si intrattenevano o in locali o ai famosi bagni notturni, ove era possibile adescare un partner con cui condividere amplessi sessuali all’insegna dell’omoerotismo. Una realtà ipocrita, dove non si faceva altro che rinnegare e velare ingiustamente il proprio io; i risultati di tali sforzi erano tra l’altro, come si può evincere da quanto descritto finora, scarsi. 

Tante famiglie infelici o semplicemente private della possibilità di poter conoscere se stessi. Questo non è di sicuro relegato soltanto al passato, ma ancora oggi si assiste a racconti che hanno come protagonisti uomini e donne che, dopo aver messo su famiglia, hanno finalmente la possibilità di poter riflettere su di sé e a malincuore decidono di lasciarsi alle spalle l’ex vita coniugale. 

Un malsano spirito conservatore accuserebbe erroneamente il soggetto in esame per la sua scelta, proponendo addirittura delle teorie per cercare di “risolvere” questo “momento”. 

In realtà no, non si tratta di momenti della propria esistenza né di qualcosa da risolvere, ma da comprendere. Ciò che in molti Paesi purtroppo manca (o si ignora) è un’accurata educazione sessuale che aiuterebbe tantissimi giovani ragazzi e futuri adulti a capire davvero cosa vogliono, garantendo loro una vita all’insegna dell’accettazione di sé e di un percorso onesto che in riga con i propri reali desideri, accoglierebbe un incommensurabile senso di felicità. 

Jonathan Bailey, Tim Laughlin in Fellow Travelers e Anthony Bridgerton in Bridgerton, in un’intervista al Gay Times ha raccontato della sua esperienza personale e di quanto sia stato difficile poter accettare a pieno la sua identità, a causa dell’oscurantismo in merito alla tematica e la mancanza di supporto che avrebbe accelerato notevolmente la fase di comprensione di chi si è davvero. Sorprendentemente, lui apprese della sua diversità all’età di 11 anni. 

Dunque, quel che vorremmo sottolineare, prendendo in prestito anche le considerazioni dell’attore inglese, è che per quanto sia difficile e richiederà ancora tante lotte, da condannare non è la scelta di chi ha pieno diritto di prendere fra le mani le redini della propria vita, ma chi approfittando anche della propria posizione getta ombre su tematiche per cui urge sensibilizzare e che aiuterebbero tanti individui a compiere dei passi affini alla propria natura senza dover incombere in situazioni spiacevoli. Negare se stessi o prendere le distanze da ciò che ci rende realmente felici è alla base dell’insoddisfazione e dei rimpianti che l’uomo sperimenta durante il suo iter. 

Come lei lettore avrà avuto modo di notare, attraverso la serie Fellow Travelers si è stati in grado di recuperare un mondo che vorremmo tanto lasciarci alle spalle, ma che è stato anche il motivo per cui fino ai giorni nostri si sono compiute aspre lotte al fine di garantire un diritto che dovrebbe essere concesso di natura: amare. 

È la storia di un’amicizia pluridecennale di due uomini: Hawkins Fuller e Tim Laughlin, simbolo delle contraddizioni dell’epoca, del tentativo di conquistare ciò che ci appartiene e di cosa significasse poter amar qualcuno senza forse aspettarsi nulla in cambio. 

«Ho passato gran parte della vita ad aspettare che Dio mi amasse, e poi ho capito che l’unica cosa che importava è che io amassi Dio. Con te è lo stesso. Ti ho amato tutta la vita, non ho amato nessun’altro, se non te. Sei stato il mio grande struggente amore. La maggior parte della gente non lo trova, io sì. Non ho rimpianti.»

Fonte immagine in evidenza: screenshot personale dal trailer ufficiale di Fellow Travelers

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