Grandi esistenze sul grande schermo

The Fabelmans

Molti avranno visto almeno una volta “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. Film presentato agli Oscar, vincitore del David di Donatello e ultimo capolavoro del celebre regista. Di recente, in “The Fabelmans”, anche Spielberg  ha deciso di rappresentare sul grande schermo la sua vita tortuosa ma non priva di sorprese e successi.

È interessante fare un confronto tra i due, The Fabelmans ed È stata la mano di Dio, che sembrano trovarsi agli antipodi del cinema moderno. Da un lato c’è Sorrentino in È stata la mano di Dio, con il suo stile d’autore meravigliosamente inconfondibile. Egli mette in scena la storia di un ragazzo la cui visione del mondo e del futuro sembra appannata dalla serenità della famiglia e dalla sua stabilità. Sperando di non fare spoiler, è importante sapere come poi questa stasi giovanile venga scombussolata e come Fabietto si armi per sopravvivere questo cambiamento. In questo film c’è un clima onirico ma non per questo irreale, aderente alla realtà ma allo stesso tempo tra le righe. Dall’altro, Spielberg, con The Fabelmans, ci rende partecipi di un insieme di intense emozioni, classiche del cinema americano, con un approccio a noi familiare che inevitabilmente lo caratterizza. Ci troviamo di fronte all’ultima opera del rinomato regista, immersi in un sogno fatto anche qui di serenità, stasi ed equilibrio. Il protagonista dovrà superare qualche intoppo ma non mancheranno i metodi più sorprendenti accompagnati da frasi ad effetto.

In entrambi, The Fabelmans ed È stata la mano di Dio, ci è raccontata una storia di riscatto e amore per un’arte che ci tiene sulle spine da decenni.

Eppure c’è qualcosa di diverso nel modo in cui i due registi vogliono rappresentarci il loro pensiero riguardo la questione “cinema”.
In È stata la mano di Dio, Sorrentino non ci illude, ci mostra la crudeltà che può avere la vita e che non manca nel lavoro, nell’amicizia, nell’amore. È quasi meschino come lui ci faccia vedere che la possibilità di vivere qualcosa di limpido sia possibile, ma non applicabile alla realtà che viviamo noi, soprattutto in Italia.
In The Fabelmans, Spielberg invece lo fa, ci illude, come i maestri di Hollywood sanno fare, perché sembra non nasconderci nulla, ci fa sembrare tutto facile, deduttivo e raggiungibile. È così che infonde speranza, a noi, e forse un pò anche a se stesso. Ci copre lo sguardo con un velo che sì protegge ma non difende.

Fonte dell’immagine per “Grandi esistenze sul grande schermo”: https://picryl.com/media/steven-spielberg-walk-of-fame-3990d2

Altri articoli da non perdere
Mockumentary: il genere delle sitcom inventato da W. Allen
Mockumentary: il genere delle sitcom inventato da W. Allen

Il filone narrativo del Mockumentary nasce negli anni ’60, crasi delle parole "mock" (to moke, letteralmente: deridere, canzonare, prendere in Scopri di più

Il primo giorno della mia vita | Recensione
Il primo giorno

Sabato 28 gennaio arriva al Modernissimo Il primo giorno della mia vita. Il regista Paolo Genovese e gli attori Toni Scopri di più

I 5 teen-movie di Lindsay Lohan di cui non puoi assolutamente fare a meno
Film di Lindsay Lohan: i 5 di cui non puoi fare a meno

I film di Lindsay Lohan sono stati un punto di riferimento per tutte le adolescenti degli anni 2000, e forse Scopri di più

Film sugli zombie: i 4 migliori
film zombie

Quali sono i migliori film sugli zombie che un appassionato non dovrebbe assolutamente perdersi? Il termine zombie è nato nella Scopri di più

Film Immaculate, un convento dell’orrore | Recensione
Film Immaculate.

Il mondo religioso (soprattutto il Cristianesimo) ha sempre ricoperto un ruolo notevole nelle produzioni cinematografiche horror. Vi siete mai chiesti Scopri di più

Vis a vis: La storia di Macarena Ferreiro
Vis a Vis: La storia di Macarena Ferreiro

Vis a vis - Il prezzo del riscatto: la serie tv spagnola ambientata in un carcere femminile che narra la Scopri di più

A proposito di Sofia Di Stasio

Vedi tutti gli articoli di Sofia Di Stasio

Commenta