Her (Spike Jonze) e l’intelligenza artificiale

Her e l’intelligenza artificiale

Her e l’intelligenza artificiale

Her è un film del 2013 scritto e diretto dal regista statunitense Spike Jonze. Grazie alla realizzazione di Her, Jonze ha vinto la statuetta per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar 2014 e un Golden Globe. Descritto come un capolavoro di dialoghi, immagini e contenuti, spesso lenti e ripetitivi, come l’interiorità del protagonista Theodore (Joaquin Phoenix) e della sua co-protagonista (Scarlett Johansson), il film è stato premiato successivamente anche al Festival di Roma, ai Critics’ Choice Awards e agli AFI Awards.

È interessante e importante fare una premessa, ovvero che il titolo originale Her è stato tradotto in italiano come “Lei”, il che non era nelle intenzioni dell’autore, poiché la parola inglese ‘’her’’ indica un aggettivo o un pronome possessivo femminile. Questa traduzione inappropriata ha in qualche modo fatto perdere la logica del titolo originale, che sottolineava (e sottolinea tuttora) che Samantha non appartiene ad altri che a sé stessa. In questo film, Spike Jonze descrive e trasmette un futuro prossimo e non troppo lontano in cui i computer avranno un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Il film celebra non solo i progressi dei computer, ma anche il nostro rapporto inaspettatamente trasformato con la tecnologia, con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e di nuovi sistemi operativi che hanno persino la capacità di apprendere ed elaborare informazioni ed emozioni.

Samantha e Theodore: un amore artificiale

La storia di Her è ambientata a Los Angeles nell’anno 2020 in una metropoli imprecisata, con un’alternanza temporale e una deliziosa presenza che passa inosservata dal filtro “Sierra” di Instagram. L’incredibile sceneggiatura del film lo ha reso un capolavoro in termini di dialoghi, immagini e contenuti. L’interiorità del personaggio principale, Theodore, è tormentata dalla sua lotta per provare emozioni, sentimenti e amore. La vita, l’esistenza, i pensieri e i conflitti emergono all’inizio della pellicola da uno spazio sconosciuto e senza nome, privo di connotazioni, e prendono gradualmente forma, dimensione e significato dalle esperienze della vita; è anche lo spazio in cui si muove Theodore, di cui il regista presenta un primo piano di 30 secondi come immagine di apertura: l’intero film è, in fondo, un primo piano del suo modo di essere, o meglio di non saper essere, nell’esistenza reale. Il testo della sceneggiatura prosegue con una serie di lettere che vengono scritte su un computer e il pubblico è portato inizialmente a credere che si tratti di lettere d’amore emanate dall’anima di Theodore. Theodore (interpretato da Joaquin Phoenix), è quindi uno scrittore di lettere d’amore sensibile e solitario che è in procinto di divorziare dalla sua compagnia di vita, Catherine. Una volta divorziato da Catherine, Theodore cerca di distrarsi con il lavoro, i giochi e le chat online. Attirato da una pubblicità su un sito web, decide di acquistare ‘’OS 1’’, un nuovo sistema operativo dotato di intelligenza artificiale che si evolve in base alle esigenze dell’utente. Durante l’installazione, sceglie una voce femminile e il sistema operativo durante l’avvio si fa chiamare ‘’Samantha’’ (doppiata da Scarlett Johansson). Theodore resta così affascinato dalla sua capacità di comprendere le sue preferenze e di mostrare persino una crescita psicologica che decide di intraprendere una relazione romantica con Samantha; i due formano gradualmente un forte legame e discutono della vita e dell’amore.

Her ritrae la costante ricerca di solitudine e amore da parte di Theodore attraverso la sua relazione con un sistema operativo artificialmente intelligente, e sfida noi spettatori con la definizione di amore e l’idea di quest’ultimo debba sempre essere tra esseri umani. Nel caso di Theodore, lui si innamora di Samantha e sembra aver trovato in lei la compagna perfetta che lo comprende profondamente e soddisfa i suoi bisogni emotivi, anche se lei è solo la voce del suo sistema operativo. Tuttavia, con il passare del tempo, la loro relazione diventa più complicata e problematica e da questo momento in poi, Theodore inizierà ad accettare la realtà che Samantha non ha un corpo fisico, non può partecipare alle attività umane come lui, e che la loro relazione può essere vista come strana o non compresa dagli altri. Inoltre, Theodore si trova, in conclusione, ad affrontare la realtà, ovvero che Samantha non è un essere umano ma soltanto un programma informatico artificiale.

La questione dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale nasce inizialmente come una disciplina informatica che tenta di riprodurre, in termini matematici, comportamenti e pensieri talmente razionali da essere indistinguibili da quelli umani e questa viene dibattuta non solo nel mondo dell’informatica, ma anche nel campo dell’etica filosofica. Scienziati come Stephen Hawking ne avvertono i pericoli e li considerano addirittura una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. La questione dell’intelligenza artificiale, la capacità di provare emozioni e di avere una propria coscienza è uno dei temi più importanti in Her: viene esplorata in particolare la relazione tra Theodore e Samantha, la quale viene presentata come un essere ad alta intelligenza artificiale, in grado di dialogare con Theodore, elaborare informazioni e imparare dalle sue interazioni con lui. Oltre a dei comandi artificiali, Samantha è anche in grado di provare emozioni e sembra avere una propria coscienza, sebbene diversa da quella umana. L’intelligenza artificiale viene rappresentata in Her come una forza che trasforma il mondo e influenza le relazioni umane, esplorando l’impatto della nascita di un’AI avanzata sulle emozioni, sulla comunicazione e sulla natura dell’essere umano. In questo senso, Her si differenzia da altri film sull’intelligenza artificiale, che tendono invece a concentrarsi sulle possibili minacce che questa tecnologia può rappresentare per l’umanità. Her ci spinge anche a considerare la possibilità che un’intelligenza artificiale abbia sentimenti e coscienza, così come le questioni etiche legate alla creazione di robot in grado di stringere relazioni romantiche con gli esseri umani.

Una possibile chiave interpretativa della storia d’amore di Theodore e Samantha potrebbe essere una riflessione su come le nuove tecnologie possano influenzare la nostra vita emotiva e le nostre relazioni personali, portandole a delle vere e proprie dipendenze. Tra le tante domande lasciate senza risposta da Her, non si può fare a meno di chiedersi di come sia possibile provare sentimenti così forti per qualcuno che non esiste nella realtà, e come il desiderio di sentirsi amati e accettati sia così forte da far perdere la ragione di distinguere tra reale e virtuale. Come rivela lo stesso regista, il film tende a non fornire risposte, ma a porre domande e a incoraggiare l’introspezione dello spettatore. Il film parte dalla questione dei “sensi” dell’intelligenza artificiale, affrontando l’argomento in modo nuovo, con la fantascienza e la filosofia che vanno di pari passo. Dietro la semplicità e la profondità della storia, Spike Jonze esplora la natura, i rischi dell’intimità e delle relazioni nella società moderna in un film che ormai è considerato un cult da recuperare assolutamente.

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Fonte immagine in evidenza: tratta dal film ”Her” di Spike Jonze Wikipedia

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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