Il Diavolo veste Prada: vittime e carnefici | Recensione

Il diavolo veste Prada

L’iconico film Il Diavolo Veste Prada del non troppo lontano 2006 è, ad oggi, un cult del genere commediale-drammatico. Il film investe il tema del lavoro, dell’impegno e dell’integrità della professionalità con classe, grazie alle pluripremiate attrici Meryl Streep ed Anne Hathaway. Tuttavia, vi è un personaggio che incarna in toto i valori espressi da questo film e che, rivedendo più di una volta la pellicola, ci lascia un alone di malinconia addosso. Il discepolo fedele, colui che ha speso tutta la sua vita per il proprio lavoro e per esser riconosciuto dalla propria maestra: Nigel, interpretato da Stanley Tucci.
Nigel rappresenta un personaggio che, durante l’intera durata del film, non lamenta mai alcun disagio ed anzi si adatta alla perfezione alle esigenze che la “perfida” o forse professionale Miranda ha quando si tratta di lavoro.
Nigel è colui che, in fondo, Miranda ha sempre cercato al suo fianco; qualcuno che fosse serio e di talento al tempo stesso. Eppure, per la sua incapacità di surclassare i bisogni degli altri e per la sua disponibilità viene pugnalato alle spalle. Si consiglia di non continuare la lettura per evitare spoiler.

L’eterno secondo de Il Diavolo veste Prada: giustizia per Nigel

Nigel si pone, in una prima istanza, in una modalità analoga a quella del suo superiore nei confronti di una neoassunta e lamentosa Andy, mostrando un’etica per il proprio lavoro non indifferente. Egli è l’unico personaggio che durante tutto il film capisce davvero ciò che Miranda, dall’alto della sua posizione, richiede. Lo si può notare benissimo dall’accuratezza con cui l’uomo ha studiato addirittura le micro-espressioni della donna per carpirne anche il minimo barlume di approvazione oppure del suo opposto. Egli è colui che sa cosa dire e quando è necessario dirlo, la cui unica colpa è, purtroppo, quella di aver ceduto. Nigel rappresenta l’eterno secondo della storia: egli è lo studente più dotato della classe al quale non viene riconosciuto il merito in nome di un carisma che non è di sua pertinenza. Se Andrea, nel corso delle vicende, si adatta caratterialmente a ciò che Miranda voleva da lei, Nigel se ne distanzia sensibilmente nel momento in cui sceglie di aiutare la giovane ragazza a diventare un surrogato di se stesso, mettendo da parte le proprie ambizioni lavorative in favore della sua amica.
Lo stilista è la reale vittima di tutto il film: scavalcato da una ragazza che non aveva la sua passione per il proprio lavoro e tradito dal mentore a cui aveva affidato ogni barlume di fiducia che aveva, avendo ella preferito la personalità al talento. Nigel merita la posizione che gli viene promessa, ma semplicemente gli viene tolta immeritatamente e non c’è una spiegazione dietro ciò che il film presenta: l’uomo viene davvero semplicemente condannato senza un reale motivo.

Crescere è capire chi è il cattivo

Chi ha guardato per la prima volta il film probabilmente identifica in una Andrea una ragazza che ha saputo mettersi in gioco contro uno spregiudicato ed irritante datore di lavoro, arrivando nella maggior parte dei casi a nutrire sentimenti di risentimento nei confronti del personaggio di Miranda.
Eppure, se si rispolvera la pellicola, probabilmente ci si renderà conto che l’antagonista del film non è per niente la potente donna dai capelli argentati. Miranda non è l’antagonista del film perché, banalmente, vive solo per il suo lavoro e non ha il minimo interesse per tutto il resto. Anzi, la datrice di lavoro rappresenta la più grande figura responsabilizzante che Andy conosce, dandole la possibilità di crescere caratterialmente. Al polo opposto della vita della protagonista troviamo poi Nate, il fidanzato che, assieme agli amici, non capisce le nuove esigenze lavorative della giovane ragazza e che per questo arriva a lasciarla.

Crescere è capire che, nel caos della crescita e dell’inizio della vita adulta, l’unico ostacolo che si pone sulla strada di Andrea è proprio quello di un partner incapace di far approdare la loro relazione all’età adulta e di un gruppo di amici che vede nel quantitativo di tempo passato assieme il criterio di valutazione di un rapporto.

Il Diavolo veste Prada è un film inevitabilmente complesso, che deve essere rivisto per coglierne gli aspetti più caratteristici e per riconsiderare i personaggi che lo compongono come piccoli tasselli di un mosaico che formano, indiscutibilmente, uno dei film cardine degli anni 2000 sia per iconicità che per profondità. Questo film va capito ed assimilato dentro di sé, come una lezione da imparare, per arrivare a coglierne le lezioni più importanti in maniera razionale e concreta.

Fonte immagine: Wikipedia

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