Il genere del mind game film: da spettatore a detective

Il genere del mind game film: da spettatore a detective

Il genere del mind game film presuppone un’attiva partecipazione da parte dello spettatore che è chiamato ad indagare sulle diverse verità offerte dal regista, in modo tale da assumere le funzioni di un detective.                                                                                                                                                         

Le origini                          

Il primo prototipo di mind game film corrisponde al “Gabinetto del Dottor Caligari” di Robert Wiene del 1920. Già a partire dall’incipit del film, il pubblico è coinvolto in un’atmosfera angosciante e a tratti metafisica e da subito quindi chi osserva passa dall’essere spettatore a detective.

Il primo protagonista è Francis che racconta in analessi una storia ambientata nel 1830 in un piccolo paese della Germania, l’altro protagonista del film invece è il Dottor Caligari che, oltre a dare il titolo al film, ci viene sin da subito presentato come una sorta di antagonista. Il primo incontro tra i due avviene nel corso di una fiera durante la quale Caligari presenta la sua creazione: si tratta di Cesare, un sonnambulo che presumibilmente il Dottore tiene nascosto in una cassa da morto e utilizza per compiere i propri omicidi. A tal proposito il contesto della fiera non è casuale ma anzi, rinvia alle potenzialità mostruose dell’ipnosi e dello spettacolo della modernità, dunque il meccanismo di controllo psichico collettivo del cinema stesso. Nel corso della narrazione, di cui non anticipiamo nessun dettaglio, lo spettatore, come tipico dei mind game films, è chiamato a partecipare all’indagine per scoprire quale sia effettivamente la verità dato che il finale è aperto. 

 I mind game films della modernità                                

Procedendo con il genere del mind game film è bene fare riferimento a “The Women in the Window”, “Blow Up” di Antonioni, “Un chien andalou” di Buñuel e tra i tanti bisogna citare anche “Rashom” di Kurosawa del 1950. In questo caso in realtà l’obiettivo del regista non è esattamente quello di indurre lo spettatore ad un’indagine il cui risultato sia l’accertamento di una verità assoluta, piuttosto far riflettere il pubblico sulla natura molteplice di essa. Per questo motivo nel corso della narrazione si alternano quattro versioni differenti riguardanti l’omicidio di un samurai. Si tratta inoltre di testimonianze ri-raccontate dai personaggi presenti presso il portale e dunque di flashback di flashback. Una maggiore interpretazione è invece richiesta da Linch nel suo capolavoro enigmatico “Mulholland Drive” del 2001 o “Shutter Island” diretto nel 2010 da Martin Scorsese. 

Sono tanti dunque i mind game films che richiedono lo sguardo attento di uno spettatore maturo e capace di distinguere la realtà dalla finzione, giocando forse con l’assurdità della stessa vita umana e il Dottor Caligari è solo il punto di partenza di questo interessante genere cinematografico.

 

Fonte immagine: pixabay

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