Joe Berlinger alla regia di Ted Bundy – Fascino criminale

Joe Berlinger

Uscito il 9 maggio per la regia di Joe Berlinger, Ted Bundy – Fascino criminale è l’adattamento cinematografico del libro The Phantom Prince: My Life With Ted Bundy – la prima edizione è del 1981 – scritto da Elizabeth Kendall.

Seattle, 1969. Lo studente universitario di legge Theodore “Ted” Bundy (Zac Efron) conosce, iniziando con lei una lunga relazione, la giovane madre divorziata Elizabeth “Liz” Kendall (Lily Collins). Cinque anni dopo viene denunciata, nello stato di Washington e in Oregon, la scomparsa di numerose ragazze e, in seguito alla diffusione di un identikit del rapitore, Ted viene arrestato nel 1975. Gli anni seguenti sono un susseguirsi di accuse provenienti da altri stati del Paese fino a quando, nonostante sia riuscito a fuggire alcune volte, l’uomo arriva al processo durante il quale decide di assumere la propria difesa. Nel frattempo Liz ha iniziato a bere lasciando che l’amore che ancora prova per l’ormai ex compagno, la logori insieme ai sensi di colpa per essere stata proprio lei a denunciarlo. Nel frattempo il processo non volge a favore di Ted che viene condannato alla sedia elettrica. Dieci anni dopo – Liz si è sposata con Jerry (Haley Joel Osment) mentre Ted ha trovato nella vecchia amica Carole Ann (Kaya Scodelario) la sua compagna – Liz riceve una lettera dal suo ex e decide di andare a fargli visita in prigione decisa a scoprire se sia stato realmente lui a commettere quegli atroci delitti o se, per causa sua, un innocente sia stato condannato a morte.

Ted Bundy – Fascino criminale di Joe Berlinger: un avvincente thriller biografico

Nel film di Joe Berlinger, malgrado ci si aspetti di vederne molte considerato che il protagonista è stato uno dei più pericolosi serial killer americani – le vittime accertate furono più di 30 ma si pensa che possano essere state almeno il doppio – le scene violente si riducono a una soltanto. Questo perché Joe Berlinger si è concentrato principalmente su Ted – dimenticatevi lo Zac Efron tutto zucchero, miele e muscoli dei suoi lavori precedenti – che è stato presentato in modo talmente normale da essere, per questo, intrigantemente disturbante e, aspetto non meno rilevante, sul suo rapporto con Liz e le conseguenze di quest’ultimo sulla donna.

Azzeccata la scelta di inserire immagini e video dell’epoca sulla vicenda – non dimentichiamoci che Joe Berlinger ha firmato diversi documentari per il piccolo e il grande schermo – che si incastrano alla perfezione nel film permettendo allo spettatore di sentirsi partecipe di fatti accaduti anni e anni e addietro. Perfette, poi, le tante inquadrature in primissimo piano che contribuiscono a dare maggiore enfasi ai momenti in cui la tensione emotiva raggiunge il suo apice.

Da lodare, inoltre, sono le impeccabili interpretazioni offerte dai due protagonisti così come dal resto del cast. Una menzione speciale e doverosa va al grande John Malkovic che ha vestito i panni del giudice Edward D. Cowart il quale, a conclusione del processo, rivolse all’imputato queste potenti, sentite e terribili parole:

«Riconosco che è sempre una tragedia quando si arriva a togliere una vita che doveva essere vissuta. Con questo verdetto sereno, motivato e ragionato la Corte l’ha giudicata colpevole d’omicidio di primo grado. Perché gli omicidi commessi sono stati davvero atroci e crudeli, con indubbie modalità estremamente perverse, spaventosamente malvagie e vili nel più totale disprezzo per la vita umana. Per questo lei sarà giustiziato sulla sedia elettrica e la corrente passerà attraverso il suo corpo fino a quando esalerà il suo ultimo respiro. (…) Si prenda cura di sé, giovanotto, glielo dico dal più profondo del cuore: abbia cura di sé! Lei è un giovane brillante. Sarebbe diventato un buon avvocato e mi sarebbe piaciuto vederla all’opera, ma lei ha scelto un’altra strada, collega. È stata un’incommensurabile tragedia per questa corte constatare il totale spreco di esseri umani a cui abbiamo assistito impietriti. Non ho alcuna animosità nei suoi confronti, desidero che lei lo sappia. Abbia cura di sé…»

Immagine: Google Immagini

A proposito di Francesca Melis

Calabrese di nascita e sarda di origine sono laureata in Lingue e ho molte passioni: i viaggi, la musica, la fotografia, la scrittura e la lettura. In attesa di insegnare, coltivo il mio sogno nel cassetto di diventare una scrittrice.

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