Precinema, la storia prima della storia del cinema

precinema

Con questo articolo inizia un lungo viaggio nella storia del cinema. Punto di partenza è la sua preistoria, cioè il precinema.

Il 28 dicembre del 1865 è comunemente indicata come la data che segna l’inizio della storia del cinema, con la prima proiezione pubblica del cinematografo dei fratelli Lumière a Parigi. Quest’evento rappresenta però l’apice di un percorso più ampio, in cui si collocano tutte quelle sperimentazioni che avevano come obiettivo la rappresentazione delle immagini in movimento e che porta il nome di precinema.

Precinema, la storia prima della storia del cinema

L’inizio del precinema, la lanterna magica

L’idea delle immagini in movimento, per quanto possa suonare strano, affonda le proprie radici fin dall’antichità.

Avete mai sentito parlare del mito della caverna? Platone lo descrive nel settimo libro della Repubblica per spiegare il percorso dell’uomo verso la conoscenza. Ma proviamo a leggerlo in un’ottica diversa: gli uomini legati e le ombre proiettate dalla luce sul muro della caverna vi ricordano qualcosa? Esatto, proprio una moderna sala cinematografica con gli spettatori, la luce del proiettore e le immagini che compaiono sullo schermo.

Se invece ci spostiamo sul lato più tecnico occorre aspettare il XVII secolo per vedere i primi esperimenti di proiezione delle immagini. Il più importante è lanterna magica, uno strumento la cui paternità è molto dibattuta e che può essere paragonato a un moderno proiettore.

Si trattava di una scatola chiusa al cui interno veniva posta una candela. La luce emessa filtrava verso l’esterno tramite un foro. Tra la candela e il foro veniva posta una lastra di vetro su cui erano dipinte delle immagini, che venivano proiettate su una superficie.

La lanterna veniva impiegata per scopi didattici e di intrattenimento. Durante la liturgia, ad esempio, veniva usata per illustrare gli episodi della Bibbia. Nel corso del tempo venne perfezionata ponendo due lastre le quali venivano mosse una sopra l’altra, conferendo alle immagini un’illusione di movimento.

La scoperta della persistenza retinica e gli antenati delle GIF moderne

Nell’800 il fisico Joseph Plateau teorizzò un concetto che diverrà fondamentale per la nascita dello stesso cinema: il principio della persistenza retinica. L’occhio umano riesce a percepire il movimento quando gli viene messa davanti una serie di immagini in rapida successione, a una velocità di almeno sedici al secondo.

Su questo principio si basavano molte invenzioni di quel periodo, come il fenachistoscopio dello stesso Plateau. Era costituito da due dischi, uno dotato di finestre equidistanti e un altro con delle immagini disegnate, legati al centro da un manico. Quando i due dischi giravano alla stessa velocità si creava l’illusione del movimento.

Lo zootropio, creato da William Horner nel 1834, funzionava allo stesso modo. Si trattava di un tamburo su cui venivano praticate delle fessure e al cui interno veniva posto un foglio con delle figure che si muovevano quando lo strumento girava.

Nel 1876 Émile Reynaud inventò il prassinoscopio, molto simile allo zootropio con la differenza che al centro veniva inserito un prisma di specchi su cui si riflettevano le immagini.

Molto più semplice è invece uno strumento che sarà capitato anche a noi di costruire da bambini, incoraggiati dai genitori o dalle maestre: il taumatropio, inventato da Mark Roget nel 1824. Un dischetto disegnato da entrambi i lati veniva fatto girare velocemente e le immagini si sovrapponevano, come se si muovessero.

Tutte queste invenzioni, così diverse tra di loro, erano accomunate dal fatto che ripetessero in loop la stessa sequenza di immagini, un po’ come le moderne GIF che troviamo oggi sui social network.

Il teatro ottico di Reynaud

Torniamo ora a parlare di Reynaud. Il prassinoscopio gli dette l’input necessario per creare il teatro ottico, che consisteva in strisce di vetro dipinte a mano e inserite all’interno di nastri mobili mossi da una coppia di ruote, antenate di quelle che saranno poi le bobine cinematografiche. Le immagini venivano poi riflesse dalla luce del proiettore.

Gli spettacoli proiettati da Reynaud a partire dal 1892 al teatro Grévin di Parigi, conosciuti con il nome di pantomime luminose, si possono considerare i primi cartoni animati della storia. Essi avevano anche una vera e propria colonna sonora, composta dalle musiche di Gaston Paulin e dai rumori di sottofondo che commentavano le azioni dei personaggi sulla scena.

Reynaud ne dipinse cinque e solo due sono sopravvissute: Pauvre Pierrot (1892) e Autour d’un cabine (1894). Il successo che stavano riscuotendo i nuovi mezzi di ripresa e di proiezione delle immagini gettarono nello sconforto Reynaud il quale, convinto che il suo tempo fosse finito, distrusse tutte le sue apparecchiature.

Gli esperimenti di Muybridge e Marey

Le invenzioni del precinema che abbiamo visto fino ad ora sono accomunate dal fatto che nessuna di esse, per ovvie ragioni, poteva riprendere e proiettare immagini riprese dalla realtà. Ma tutto era destinato a cambiare.

Un contributo fondamentale venne dal mondo della fotografia. Nel 1888 l’imprenditore George Eastman inventò il Kodak, un apparecchio che impressionava rulli di carta sensibile e l’anno successivo introdusse il rullo di celluloide trasparente. Seppur destinato alla fotografia ben presto la celluloide iniziò ad essere adoperata per le riprese filmiche, ma non esisteva ancora un meccanismo che permettesse alla pellicola di scorrere ad intermittenza.

Nel 1878 Eadweard Muybridge fu incaricato dal governatore della California di fotografare alcuni cavalli durante la loro corsa per studiarne il passo. Egli posizionò lungo il rettilineo di un tracciato dodici macchine fotografiche in fila. Il cavallo correndo sfiorava dei fili, che facevano scattare gli obiettivi. Il risultato ottenuto fu una sequenza di foto che, unite assieme, formavano un breve filmato.

Un’evoluzione moderna di questo metodo venne proposto molti anni dopo dalle sorelle Wachowski in Matrix (1999). A differenza di quanto fatto dal fotografo inglese esse posizionarono le macchine da presa in cerchio, attorno agli attori. Inoltre queste scattano tutte assieme contemporaneamente e non a un secondo di distanza l’una dall’altra. Va a crearsi così quello che è conosciuto come “bullet time”, un effetto speciale in cui gli attori restano sospesi a mezz’aria o in posizioni contorte, come se il tempo si fosse fermato.

Affascinato dagli studi di Muybridge fu il fisiologo Étienne-Jules Marey, padre di un’invenzione dal nome poco rassicurante: il fucile fotografico. Esso poteva impressionare dodici fotogrammi al secondo, sfruttando il meccanismo di una rivoltella.

Con questo apparecchio Marey riuscì a riprendere il volo degli uccelli, ma fu anche il primo a sviluppare il meccanismo ad intermittenza della pellicola a cui abbiamo accennato prima. Egli creò nel 1888 una macchina fotografica in cui le immagini potevano essere impresse su una pellicola che andava alla velocità di venti fotogrammi al secondo. L’esempio di tutto ciò è La Vague (1891), dove si vede un’onda infrangersi su di uno scoglio. Si può considerare il primo film della storia del cinema, ma il suo ripetersi in loop non dà allo spettatore l’idea di un movimento continuo.

https://youtu.be/9IW1iYtylsk

Verso la fine del precinema: il kinetoscopio di Edison e il cinematografo dei Lumière

Sempre nel 1888 l’inventore statunitense Thomas Edison inventò assieme al collega William Dickson il kinetografo, il primo strumento capace di registrare delle immagini in movimento su di una pellicola flessibile, dal formato di 35mm, tramite un meccanismo ad intermittenza.

Edison e i suoi collaboratori effettuavano le proprie riprese all’interno di un enorme teatro di prosa, il Black Mària, il quale poteva essere ruotato per seguire meglio l’orientamento della luce solare durante il giorno. I filmati duravano tra i 20 e i 40 secondi e vedevano protagonisti acrobati, circensi e attori di teatro.

Per la proiezione vera e propria c’era invece il kinetoscopio. Si trattava di un’enorme cassa in cui erano posizionati degli enormi rulli che permettevano alla pellicola di scorrere. La differenza più evidente con l’apparecchio dei fratelli Lumière sta nella sua fruibilità. Il kinetoscopio permetteva la visione dello spettacolo a un solo spettatore alla volta che, dopo aver pagato 20 centesimi di dollaro, si chinava e osservava il filmato tramite un mirino.

La prima proiezione pubblica del kinetoscopio avvenne nel 1893 al Brooklyn Institue of Arts and Sciences, mentre l’anno successivo furono aperti locali di proiezione a New York, Chicago e San Francisco, riscuotendo grande successo.

Tra i filmati più famosi si possono citare Annabelle Serpentine Dance (1895), di cui erano state distribuite anche delle copie a colori e The Kiss (1896), dove viene mostrato un primo piano degli attori di teatro May Irwin e John C. Rice mentre si baciano. Molti spettatori rimasero disgustati dal filmato non solo per via del volto dell’attrice considerato grottesco ma anche perché, all’epoca, baciarsi in pubblico era considerato un reato. Ciò portò, come scrive Tim Dirks nella rubrica Sex in Film del sito Filmsite, persino a un intervento della Chiesa Cattolica che invocò la censura.

Edison, forse per farsi girare, nel 1900 rigirò il filmato con due attori diversi è più giovani regalandoci così il primo remake della storia del cinema.

https://youtu.be/kplgIO9F7Pg

Il primo novembre del 1895, un mese prima dei Lumière, i fratelli tedeschi Max ed Emil Skladanowsky presentarono al pubblico il bioscopio. L’apparecchio però si rivelò enorme, ingombrante e poco pratico, motivo per il quale non incontrò il successo commerciale. Uno dei filmati più famosi girati dai fratelli tedeschi è Mr Delaware and the Boxing Kangaroo (1895), un incontro di pugilato tra un uomo e.. un canguro.

Il punto di arrivo del precinema è ovviamente segnato dal cinematografo dei fratelli Lumière, creato sotto esortazione del padre Antoine che aveva assistito alla presentazione del kinetoscopio di Edison. Si trattava di un mezzo molto più leggero e maneggevole rispetto a quello del collega americano, tant’è che poteva essere trasportato in mezzo alla strada per le riprese. La pellicola presentava solo due perforazioni ai lati (mentre quella di Edison ne aveva otto) e veniva fatta scorrere tramite un meccanismo a intermittenza la cui idea venne a Louise osservando la macchina da cucire di sua madre.

Il cinematografo era dotato anche di un proiettore al suo interno, elemento di grande importanza giacché permetteva una visione collettiva dei filmati collettiva e non più singola, come succedeva invece con il kinetoscopio.

Così il cerchio si chiude e torniamo all’inizio del nostro discorso, a quella proiezione pubblica del 28 dicembre del 1895 in cui i due fratelli parigini presentarono la loro invenzione proiettando come primo filmato L’uscita dalle officine Lumière. La stagione del precinema si era appena conclusa, mentre  l’avventura del cinema era appena iniziata.

https://youtu.be/NwRAUniWJPY

 

Immagine in evidenza: Wikipedia

Bibliografia e sitografia sul precinema

Kristin Thompson, David Bordwell – Storia del cinema, un’introduzione, 2018, McGraw-Hill

Giulia Carluccio, Luca Malvasi, Federica Villa –  Il cinema. Percorsi storici e questioni teoriche, 2016, Carocci

Platone, Repubblica, 2007, Laterza

From Muybridge to the Matrix in “Muy Blog”

Tim Dirk – Sex in Film (pre-1920) in “Filmsite”

Dall’invenzione alla prima proeizione in “Breve storia del cinema”

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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