Sono solo fantasmi, l’ultimo film di Christian De Sica presentato al Metropolitan

Sono solo fantasmi, l'ultimo film di Christian De Sica presentato al Metropolitan

È stato presentato in anteprima al Cinema Metropolitan di Napoli, sito in via Chiaia, 149, Sono solo fantasmi, il nuovo film di e con Christian De Sica, Carlo Buccirosso e Gian Marco Tognazzi: un cast stellare che si cimenta nel genere, pioneristico in Italia, dell’horror-comedy, una assoluta novità che dal 14 novembre verrà proposta in tutte le sale cinematografiche italiane e che ha visto impegnarsi nella produzione anche il figlio di De Sica, Brando, attore e regista, passione che unisce i De Sica e che si tramanda da generazioni, tre generazioni che s’incontrano e si ricongiungono in questo nuovo film.

Napoli ancora una volta set a cielo aperto, città promossa a simbolo, in Sono solo fantasmi, del “non è vero, ma ci credo“: una Napoli lontana dalle cronache e dai luoghi comuni che la vogliono intrappolare nel ruolo, senz’altro svilente e riduttivo, di città della Camorra, com’è De Sica stesso a sottolineare in conferenza stampa, ma una Napoli magica e meravigliosa, che abbraccia, invece, l’esoterico, l’ultraterreno. Perché, si sa, “a Napoli ci sono più fantasmi che a Milano“: in poche altre città italiane come nella bella Partenope è vivo il culto dei morti, che parlano attraverso i sogni, vivono e rivivono nelle leggende metropolitane e nutrono la superstizione dei cittadini.

Sono solo fantasmi: un Christian De Sica lontano dai cliché si misura con l’ombra del padre

Al centro delle vicende narrate, Thomas, Carlo ed Ugo: un trio di fratelli al verde che, alla morte del genitore, riallacciano i rapporti per dividersi l’eredità di un padre assente, donnaiolo, ricco ed inaffidabile, per poi scoprire che nulla è rimasto loro, tutto è stato perduto al tavolo da gioco, ad eccezione di un’antica casa (da riscattare entro 40 giorni, pena la messa all’asta dell’immobile) nel centro storico di Napoli, infestato, a quanto pare, da misteriose presenze. Di lì, l’idea: perché non fare della superstizione dei napoletani un business, in grado di dare una svolta alle loro vite? Tra il serio (da parte di Ugo, grande appassionato dell’occulto) ed il faceto, i tre fratelli si cimenteranno nella sottile arte del ghost busting in salsa partenopea, guadagnandosi la stima dei sempre più numerosi clienti che faranno ricorso alle loro prestazioni per liberarsi di indesiderate presenze, imbattendosi nello spirito senza requie della temibile Janara del Vesuvio che, offesa per la poca considerazione mostrata dai tre acchiappafantasmi, minaccia l’incolumità della città.

Un cast di attori a tutto tondo, quello di Sono solo fantasmi, che funziona e propone un’idea innovativa di comicità, che mescola le caratteristiche del genere horror alla commedia all’italiana. Un De Sica calato in un ruolo comico, ma quanto mai lontano dai cliché che legano la sua immagine all’immancabile cinepanettone natalizio,  è affiancato qui da Carlo Buccirosso e Gian Marco Tognazzi, che nella finzione cinematografica prende il nome del padre Ugo: e non è soltanto l’unico richiamo dei due figli d’arte ai genitori.

L’intero film, difatti, vede Christian De Sica misurarsi costantemente con l’ombra -in tutti i sensi- del padre Vittorio, con sé stesso e le presenze del proprio passato, quanto mai vive nel presente. Il bilancio di un attore che ormai va verso i settanta, che ha perso suo padre a ventitré e che da lui ha ereditato un’enorme ricchezza immateriale, con la cui ombra De Sica non ha mai smesso davvero di fare i conti: dentro e fuori la finzione scenica, i due Vittorio – Vittorio De Sica ed il padre dei tre fratelli – si sovrappongono. Giocando con la propria straordinaria somiglianza al padre, Christian De Sica omaggia il genitore e lo riporta sul grande schermo con numerose apparizioni, vivo e ancora presente: sono solo fantasmi, dopotutto, e sono in mezzo a noi, ombre impalpabili ma ancora percepibili.

Fonte immagine: https://www.youtube.com/watch?v=m9gDadqw-2Y

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Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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