The Undoing: le verità non dette, psico-thriller di HBO

The Undoing

In Italia è uscito su Sky Atlantic l’8 gennaio 2021 “The Undoing: Le verità non dette”, psico-thriller in sei episodi diretto per HBO dalla regista danese Susanne Bier e magistralmente interpretato dall’inedita coppia Nicole Kidman-Hugh Grant.

You should have known”: Avresti dovuto saperlo.

Sarebbe questo il titolo letterale del romanzo dello scrittore americano Jean Hanff Korelitz, pubblicato in italiano nel 2016 e tradotto come “Una famiglia felice”. Un romanzo che probabilmente verrà riscoperto adesso proprio grazie all’enorme successo della serie-tv di portata internazionale “The Undoing”, andata in onda una puntata a settimana dal 26 ottobre al 30 novembre 2020 su HBO in America e in Danimarca, e finalmente disponibile in Italia su Sky dall’8 gennaio 2021.

Per volere della regista danese Susanne Bier e dello sceneggiatore statunitense David E. Kelley, del libro da cui il thriller è tratto la serie ne riprende, però, solo i due primi capitoli e l’idea portante: quella di una famiglia felice, per l’appunto, la cui tranquilla ed agiatissima esistenza borghese viene fagocitata da un delitto inizialmente estraneo alla gabbia dorata che racchiude esemplarmente la succitata e insospettabile famiglia.

Nicole Kidman interpreta Grace Reinhardt, psicoterapeuta di successo alle prese con la pubblicazione imminente del suo primo libro: una serie di consigli per coloro che amano e si fidano troppo dei propri partner, ispirata da anni di colloqui di terapia di coppia per i suoi pazienti. Hugh Grant è il marito di lei, l’oncologo pediatrico Jonathan Fraser, acclamato come salvatore dei bambini e padre amorevole di un timido dodicenne, Henry, studente in uniforme impeccabile di una scuola privata esclusiva la cui retta costa cinquantamila dollari all’anno. La famiglia felice vive a New York, ha un appartamento su due piani con vista su Central Park ed una seconda casa sul mare.

È l’8 gennaio 2019 e si è appena svolta un’asta di beneficenza per raccogliere fondi a vantaggio della scuola frequentata da Henry (Noah Jupe), serata-evento imperdibile a cui la coppia di professionisti non può mancare, sedendo Grace da anni nel comitato organizzativo dei genitori degli alunni.

Nel quartiere assai più proletario di Harlem, viene ritrovata brutalmente uccisa nel suo atelier, con undici martellate che le hanno reso irriconoscibile il volto, la madre del piccolo Miguel Alves, Elena (l’italiana Matilda De Angelis), di cui Grace aveva da poco fatto la conoscenza ad una delle riunioni del comitato. Miguel (Edan Alexander) frequenta la scuola prestigiosa “dei ricchi” grazie ad una borsa di studio. Elena Alves è un’artista e di recente è diventata mamma di una bambina dalle ciglia lunghe e bellissime: a scoprire il cadavere è il povero Miguel, che corre a casa urlando e piangendo e induce subito il padre, Fernando (Ismael Cruz Córdova), a dare l’allarme.

È quello che fanno le persone ricche quando vengono minacciate: nascondono le brutte verità per proteggersi.

Non vogliamo svelare troppo per chi ancora non avesse visto The Undoing, ma ogni puntata, per regia e sceneggiatura, oltre che per il fatto di essere “nata” con il format di un episodio a settimana, è un film a sé, ricco di spiazzanti colpi di scena e notevoli spunti di riflessione psicologica. Una menzione d’onore merita Donald Sutherland, che in questo piccolo capolavoro interpreta Franklin Reinhardt, il padre perfetto di Grace, anch’egli apparentemente algido e parimenti sottile, in balia di ingombranti confessioni di famiglia.

La regista danese Susanne Bier, diventata famosa nel 2011 per l’Oscar ottenuto per il miglior film straniero “In un mondo migliore”, ha rivelato di esser stata contattata direttamente dalla Kidman, produttrice della serie, e di aver accettato subito l’entusiasmante offerta proprio per il margine di libertà stilistica pattuito nel riportare a galla le “verità non dette”, il più delle volte volutamente sommerse, della “famiglia felice”.

Si pensa di conoscere appieno una persona e quando poi si scopre di non conoscerla affatto, questa diventa un’esperienza spaventosa, in cui molti di noi si possono riconoscere. Nella serie è come se si vedesse una palla di neve che rotola, e via via, a furia di rotolare, si fa più grande e alla fine diventa una slavina. Credo che ognuno di noi lo abbia provato: si ha un’immagine ben definita di una persona e poi puff, all’improvviso, si scopre che la realtà è tutt’altra.

Da questo punto di vista il personaggio più complesso di “The Undoing: le verità non dette” è proprio quello di Grace, il cui stesso nome rimanda alla grazia, alla fedeltà, alla devozione. Per non parlare di quello di Jonathan, delle pieghe della sua infanzia e delle contraddizioni della sua esistenza. Dei bambini stessi, Henry e Miguel, che devono giocoforza misurarsi, così piccoli, con verità più grandi di loro. Di Franklin, miliardario che nell’arte ha trovato tutte le metafore dell’essere e del nascondersi. Di Fernando, che resterà padre di una bambina non voluta e vedovo di una moglie non abbastanza compresa.

In una delle scene più toccanti di The Undoing, vi è una domanda che suona tagliente: “Are you devoted, Grace?”. Una domanda cruciale che spinge a chiedersi quanto può esser devota una persona che ama, quando scopre non una, ma una serie di verità non dette? E quanto psicopatici si può diventare, in un mondo che insegna a riconoscere l’empatia ma poi non sa né apprezzarla né praticarla? Nel vivere in una gabbia dorata in cui tutto sembra perfetto, dal proprio corpo al proprio partner al proprio lavoro al proprio status sociale, quando poi arriva il momento del fare i conti con la realtà vera, triste e spesso terribilmente cruda, quanto si è pronti a vederla e quanto, invece, consapevolmente o meno, non la si guarda e così facendo, proprio come una palla di neve che rotola a valle dalla cima di una montagna, si passa oltre, la si ritiene superata e risolta, “morta e sepolta”, e invece ci si inganna?

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A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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