Yes man: filosofia di contatto o distacco verso il mondo

Yes man

 

Yes man, il si che ti cambia la vita. O così credeva Carl. Interpretato dal grande Jim Carrey, mostra le tappe del viaggio verso la felicità.

Questo film del 2008, diretto da Peyton Reed, vede come star principali il mitico Jim Carrey, Bradley Cooper e Zooey Deschanel. 

Trama

Carl è un uomo semplice che per tutta la vita adulta ha agito da inetto, incastrato nella quotidianità di un lavoro monotono e poco stimolante. Gli anni del suo matrimonio, seppur non vengano narrati con precisione, si comprende siano trascorsi senza che lui potesse apprezzarli. 

La sua storia con Stephanie si conclude rapidamente, anni di relazione che ai suoi occhi si mostrano come un libro sfogliato lasciando scorrere le pagine tra le dita, di cui possiamo intravedere solo titoli o illustrazioni, ma che non siamo mai riusciti a leggere con attenzione. 

La brusca chiusura della propria storia d’amore, fa uscire Carl da quel senso di estraneità che lo ha spesso tenuto prigioniero, scaraventandolo nella concretezza del reale, capisce finalmente cosa ha sprecato. In quello stesso periodo di intenso sconforto, il lavoro che svolge da anni, che da sempre continua a rassicurarlo per un futuro salto di carriera, cede la promozione che gli spettava ad un lavoratore molto più giovane e con meno esperienza. 

Deluso Carl esce dall’edificio ed incontra un amico che non vedeva da tempo, il quale percepisce immediatamente la sua infelicità, causata non solo dal lavoro, ma anche da tutte le sue scelte passate che lo hanno portato all’inettitudine. Così in quel momento accenna qualcosa riguardo una filosofia di vita chiamata yes man, e di come questa lo abbia aiutato ad uscire dalla gabbia che egli stesso aveva costruito attorno a sé. Carl lo reputa un matto, forse perché tutta quella libertà d’animo, sembra ai suoi occhi innaturale, e così continua la sua giornata. 

Tuttavia la rottura con Stephanie, aggiunta alla mancata promozione sul lavoro, provoca in lui un crescente senso di sfiducia, nei confronti di sé stesso e del futuro, portandolo all’apatia. Un meccanismo che nella vita di Carl si ripeteva ciclicamente ormai da anni, ma stavolta c’è una differenza, egli prende coscienza della situazione e tenta di apportare dei cambiamenti nel suo stile di vita.

Il tutto viene racchiuso con comicità in una scena dove Carl sogna di essere morto, solo e rinnegato dai suoi amici. In preda all’agitazione si sveglia e lì sul tavolino, come fosse una rivelazione divina trova un opuscolo. La scritta “YES!”  invade la prima pagina e non lascia spazio ad indugi, era il seminario consigliatogli dal suo vecchio amico! Ormai senza troppe pretese, spinto dall’ultima goccia di speranza, Carl abbandona ogni forma di scetticismo e decide di parteciparvi.

Un piccolo stacco e ci troviamo nell’hotel dove avviene la svolta della vicenda, un guru dall’accento britannico presenta la sua particolare filosofia: rispondere sì, a qualunque costo.

you say no to life, therefore you’re not living

Queste le parole del guru Terrence per Carl, il quale durante il seminario pronuncia la parola proibita, causando tumulto tra la folla. In risposta, il resto del pubblico urla severo “NO MAN! NO MAN!”.  Carl è sempre stato questo, un “uomo del no”, non ha mai rischiato o provato qualcosa che si discostasse dalla classica routine. Ciò che lo convincerà a diventare uno yes man non è il seminario in sé, ma il dubbio e la paura, instauratagli, che ogni volta in cui lui dirà “no” , invece del magico “si” , accadrà qualcosa di catastrofico.  Persone come Carl temono di soffrire e non amano gli imprevisti, né tanto meno pensare che, la causa di tante conseguenze spiacevoli, sono in realtà loro stessi. Questo rende molto semplice plagiare la loro mente, collegheranno immediatamente la prima difficoltà quotidiana, a cui di solito non avrebbero dato peso, ad una punizione divina per non aver detto di “sí” la sera precedente. 

Terrence fa leva sulle debolezze dell’uomo moderno e sul suo senso di perdizione e solitudine. Egli si pone come una certezza verso un pubblico di insicuri. Lui non è un visionario, ma sa che l’essere umano ha bisogno di credere in qualcosa; fare affidamento ad una persona, o ad una filosofia, è intrinseco nell’animo umano. Biologicamente è nel nostro dna. A noi sta la scelta di chi voler ascoltare. 

Life as a play or Life as a playground? 

Le due figure giocano un ruolo importante sono Terrence il guru ed Allison, una donna incontrata poco dopo il suo primo seminario yes man. 

Personaggi

Terrence rappresenta una libertà tossica, la sua filosofia ricorda la regola dello “yes and…” del teatro di improvvisazione, secondo cui non bisogna mai contraddire ciò che viene detto sul palco, conseguentemente la messa in scena prenderà una strada a sé, diversa da quella che ci aspettavamo. Come avviene nel mondo del teatro, questo modo di pensare presenta una grande controindicazione, ovvero, la finzione. Difatti rispondendo sempre di sì a qualunque richiesta finiremo per recitare il ruolo di un estraneo, qualcuno che si discosterà sempre di più dalla nostra coscienza, e le conseguenze saranno disastrose. Questo accadrà anche al nostro Carl, il quale agendo in una maniera che non gli appartiene, attrae a sé situazioni spiacevoli in cui non si sarebbe mai cacciato se avesse agito con la propria testa. 

Carl, simbolo del lavoratore medio americano, che vive per lavorare, perde la propria identità, ma nonappena la ritrova, piomba nel pessimismo. Per Carl lo yes man è positivo all’inizio, perché ci dona il coraggio necessario ad affrontare la vita, giacché ci fidiamo ciecamente del nostro guru. A lungo termine, tuttavia, svuota e ci fa perdere il contatto con ciò che davvero vorremmo ottenere. Qui inizia il suo distacco verso il mondo.

Con il procedere della trama la vita di Carl è sempre più intrisa nella finzione, entrano in scena personaggi che con lui non hanno nulla a che vedere, riportandolo così, al punto di partenza. Torna ad essere il Carl inetto di inizio film, privo di una coscienza di sé. 

Allison rappresenta la figura positiva, secondo cui la vita è come un parco giochi, ognuno è libero di risplendere ed inseguire i propri sogni anche se considerati folli. 

Le scelte che prenderà insieme a lei sono dettate dal cuore, Allison riesce a tirare fuori il meglio di Carl, lo yes man nel loro rapporto, rappresenta l’assaggio fugace della vita, ciò che ha donato lui la fiducia di buttarsi nell’ignoto, ma la motivazione per continuare a rendersi migliore, arriva solo dalla ragazza che ama. 

Grazie ad Alison egli riacquista contatto verso il mondo esterno e soprattutto con sé stesso. Egli non sente più il bisogno di affidarsi a filosofie prive di fondamento. Attraverso quella dettata da Terrence ha scoperto il coraggio, quello stesso coraggio che gli ha insegnato ad amare. 

Contatto o Distacco? 

yes” abbatte le mura della nostra comfortzone, mettendoci in contatto con l’altro e le bellezze del mondo, ci fa capire che non siamo mai senza speranza, e che ogni giorno è il giorno adatto per cambiare. Cambiare tutto, la propria vita, la città in cui viviamo, le nostre priorità ed i nostri scopi. Siamo consapevoli di avere infinite possibilità e grazie al patto Yes man non ne siamo spaventati, abbiamo ottenuto il coraggio di lasciarci andare ad occhi chiusi in qualcosa di nuovo e di totalmente sconosciuto. Come se il patto ci avesse spinti in caduta libera con un parapendio, tuttavia bisogna prestare attenzione a non perdere mai il contatto, è importante ricordare che siamo noi alla guida di esso, il destino è nelle nostre mani, se lo dimenticassimo allora sarebbe come farsi trascinare dal vento, o più specificamente, dallo yes man. 

Fonte immagine in evidenza: locandina di Wallpaper Flare

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