The Truman Show: ombre e realtà

The Truman Show: ombre e realtà

Che cos’è il Truman Show?

The Truman Show è un film del 1998 diretto da Peter Weir da una sceneggiatura di Andrew Niccol, con Jim Carrey in una delle sue interpretazioni più acclamate. Peter Weir è riuscito attraverso questo film a creare qualcosa di stimolante che solleva diverse domande filosofiche sulla natura della realtà, il libero arbitrio e l’etica della manipolazione dei media. Il film, si ispira a diversi elementi, tra cui la serie ‘’Ai confini della realtà’’, alcune idee e intuizioni sviluppate nel romanzo di fantascienza di Philip K. Dick ‘’Tempo fuori di sesto ’’ e la nuova moda di raccontare storie di vita in televisione attraverso i reality show. Il film è stato inoltre candidato anche a tre premi Oscar nel 1999 e ha vinto tre premi BAFTA e altrettanti Golden Globe.

Il viaggio del Truman Show

The Truman Show segue la vita di Truman Burbank, un uomo comune che vive nella piccola città di Seahaven. La sua vita è diventata l’intrattenimento di ‘’The Truman Show’’, il programma più visto del pianeta. Il reality show è diretto da Christof, che considerato come un ‘’padre’’ per Truman. Ma a un certo punto, Truman si sveglia e si ribella all’essere rinchiuso in un mondo fittizio. The Truman Show ci mostra una chiara dicotomia tra il desiderio di privacy da un lato e il desiderio di essere al centro dello spettacolo dall’altro. Nella società moderna, le persone condividono gran parte della loro vita attraverso Instagram, Facebook e YouTube. Questo, in una società capitalista, è il massimo traguardo per chi conosce le nostre abitudini e preferenze e cerca di farci avere bisogni che in realtà non abbiamo, per poter offrire prodotti che soddisfino ogni esigenza. Nell’era del capitalismo, preferiamo la finzione alla realtà e, peggio ancora, le due cose non si distinguono più chiaramente, il che ci porta a perdere di vista la nostra stessa natura. Chi siamo? Come ci “vendiamo” sui social media (in fondo siamo un prodotto, e chi vende i prodotti più popolari ottiene più like), nascondiamo aspetti della nostra vita o siamo ciò che siamo dietro quello schermo? È possibile uscire da questo isolamento e considerare la natura del mondo, ed in particolare di noi stessi?

Temi e interpretazioni del Truman Show

Uno dei temi centrali del Truman Show è certamente l’idea di autenticità e la ricerca della verità. Truman vive tutta la sua vita all’interno di una realtà fabbricata, completamente inconsapevole che tutto ciò che lo circonda è messo in scena e manipolato per il bene di uno spettacolo televisivo. Il ‘’viaggio’’ di Truman verso la scoperta della verità sul suo mondo è parallelo alla ricerca filosofica della verità e della conoscenza. Nella ricerca della verità ed autenticità, anche il ruolo dello spettatore è particolarmente interessante, in quanto il pubblico è lasciato a riflettere sulle le scelte di Truman e se queste siano veramente sue o se sono predeterminate dai manipolatori dello spettacolo. Ciò solleva ulteriormente domande filosofiche più ampie sulla misura in cui abbiamo il controllo delle nostre vite e se le nostre decisioni sono veramente libere. Inoltre, l’etica della manipolazione dei media è un altro tema chiave del film: Truman è essenzialmente un prodotto dei media e la sua vita è sfruttata per l’intrattenimento di milioni di spettatori. Il film ci sfida a considerare la moralità dell’uso della vita di qualcuno come forma di intrattenimento e se tale manipolazione sia mai giustificabile. In “The Truman Show”, il contrasto tra ombra e realtà è, quindi, un tema filosofico significativo. L’intera vita di Truman è un’invenzione, e il creatore dello spettacolo e Christof manipola tutto ciò che lo circonda per creare un’illusione della realtà.

Il contrasto, ancora una volta tra ombra e realtà, viene utilizzato per dimostrare che ciò che vediamo non è sempre ciò che otteniamo. La realtà di Truman è una mera ombra di ciò che la vita dovrebbe essere, e la sua ricerca della verità lo porta alla fine a rendersi conto di aver vissuto nella menzogna. La percezione che Truman ha del mondo è limitata a ciò che vede e sente nella realtà costruita dell’opera. Tuttavia, solo quando inizia a scoprire la verità della sua vita, si rende conto che ciò che credeva reale era solo un’illusione creata per il suo consumo. Ciò che Peter cerca di fare con questo film è di mettere in discussione l’autenticità delle nostre esperienze e incoraggiarci a pensare in modo critico al mondo che ci circonda. Ci ricorda che ciò che percepiamo come “reale” non è sempre vero e ci invita a esaminare le nostre percezioni e a mettere in discussione la natura della realtà.

Truman e Platone

A questo punto, non si può fare a meno di notare le analogie tra The Truman Show e il mito della caverna di Platone. Nel mito della caverna di Platone, i prigionieri, incatenati fin da piccoli, vedono solo alcune ombre proiettate sulla parete di fronte a loro. Credono che le ombre siano l’unica e vera realtà, poiché non hanno esperienza del mondo esterno e non possono immaginare ciò che accade alle loro spalle. Ciò è perfettamente riassunto in una frase pronunciata dal regista Christof in un’intervista: ” Noi accettiamo la realtà del mondo così come si presenta, è molto semplice“, che ci ricorda la situazione in cui si trova Truman. Egli non sa che la realtà in cui vive è solo una finzione, ma non può conoscerla, poiché è l’unica realtà che ha sperimentato. Il regista Christof, che ha organizzato i dettagli della vita di Truman, dice nel finale del film: “Sono il creatore di un programma televisivo“. Questa affermazione è molto importante, perché dimostra che Christof non è solo un creatore di programmi televisivi, ma un creatore del mondo che ha creato, credendo che questo sia ‘migliore’ di quello reale e, infatti, non vuole per nessun motivo rinunciarvi. Il conseguente passaggio dal disagio alla curiosità è graduale e doloroso, poiché Truman alza la testa e rivolge lo sguardo non al mondo perfetto che lo circonda, ma al cielo sopra di lui. Come il prigioniero di Platone, Truman, dopo un po’, riesce a superare la frustrazione di essere stato ingannato da qualcuno senza motivo e il compito della sua ricerca poetica (che è, prima di tutto, una ricerca di autoaffermazione) è quello di distinguere molto attentamente tra questi due piani. Da questo momento in poi, la narrazione diventa una ricerca spasmodica, una via di fuga attraverso la quale la ‘’cavia’’, Truman, possa liberarsi da questa trappola perversa: proprio come un prigioniero in una caverna, cerca di cambiare la sua visione del mondo, che gradualmente si sublima nella contemplazione del concetto di bene.

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Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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