4 Scandali nel mondo della moda

4 scandali nel mondo della moda

I 4 scandali nel mondo della moda: da Balenciaga a Gucci, l’excursus degli ultimi scivoloni delle aziende di moda più famose.

Il settore della moda è fin da sempre stato teatro di numerose iniziative, oggetto di una minuziosa osservazione da parte dei giornalisti e del pubblico. Ma non sempre le scelte delle grandi maison sono state apprezzate, anzi, non è affatto raro che la critica si ponga in maniera contrastante nei confronti delle nuove proposte, distruggendole e portando alla luce dei risvolti a tratti molto inquietanti.

Gli scandali nel mondo della moda sono dunque all’ordine del giorno e oggi ve ne proponiamo 4.

1. Balenciaga: lo shock di una campagna pedopornografica

Al primo posto della lista dei 4 scandali nel mondo della moda non potevamo non trovare lei, protagonista indiscussa di tutti i dibattiti più recenti circa l’ambiente del fashion. Siamo intorno al 20 novembre del 2022 quando, sul social di TikTok, iniziano a circolare le immagini degli utenti intenti a cestinare borse, abiti e accessori targati Balenciaga. Una vera e propria rivoluzione nei confronti del brand che aveva radici ben più profonde di una semplice antipatia. Quattro giorni prima, infatti, la maison aveva reso pubbliche le immagini della sua nuova campagna intitolata Balenciaga Gift Shop che il pubblico non aveva affatto accolto a braccia aperte, accusando il brand stesso di aver realizzato un progetto a sfondo pedopornografico. Le immagini, che sono state cancellate poco dopo la loro pubblicazione, ritraevano sei bambini con accanto delle borse a forma di Teddy Bear – precedentemente presentate alla sfilata primavera 2023 a Parigi – che il pubblico ha riconosciuto fossero fortemente legate al mondo della pornografia bondage. La scelta di associare una sessualizzante trasgressione a dei bambini ha spinto la maison ad un passo dal baratro rendendola la protagonista di tutti gli scandali del 2023.

Ormai già sotto l’occhio del ciclone, ecco che il 21 novembre escono le prime immagini della seconda campagna del brand: Garde-Robe 2023. Era evidente che il pubblico non avesse apprezzato la proposta precedente dunque l’approccio nei confronti della nuova pubblicità è stato più analitico che mai. I fogli mostrati all’interno delle immagini promozionali, che sono stati attentamente analizzati allo scopo di cogliere, da parte della maison, un nuovo scivolone, si sono rivelati essere tutti documenti della Corte Suprema legati proprio all’ambito della pedopornografia. Ed ecco di nuovo una pioggia di critiche che hanno portato ad una rivalutazione totale del brand.

Non proprio immediate le scuse da parte di Balenciaga che arrivano dopo ben quattro giorni, insieme alla causa avviata nei confronti della produzione e dello scenografo della campagna Garde-Robe 2023: «Ci scusiamo per aver mostrato documenti inquietanti nella nostra campagna». E a continuare: «Prendiamo molto sul serio la questione e stiamo intraprendendo un’azione legale contro le parti responsabili della creazione del set e dell’inclusione di articoli non approvati per il nostro servizio fotografico della campagna Primavera 23. Condanniamo fermamente qualsiasi forma di abuso sui bambini. Sosteniamo la sicurezza e il benessere dei bambini».

Nonostante queste e numerose molte altre dichiarazioni realizzate nel tentativo di discolparsi, i social hanno parlato e Balenciaga è ufficialmente una delle tante vittime della cancel culture.

2. Shein: influencer invitate nell’azienda per promuoverne la sostenibilità, ma si rivela una messinscena

Shein si colloca ad oggi ai primi posti della classifica delle industrie di fast-fashion più conosciute in tutto il mondo della moda. Fondata nel 2008 dall’imprenditore Chris Xu è fin da sempre stata oggetto di pesanti critiche e conseguenti scandali riguardanti le condizioni e i salari disumani dei dipendenti e le politiche ambientali inesistenti, ma nel corso delle ultime settimane è stata ulteriormente criticata.

L’azienda ha, dunque, invitato sei influencer (Dani Carbonaro, Destene Sudduth, Aujené, Fernanda Stephany Campuzano, Kenya Freeman, e Marina Saavedra) a visitare i propri edifici in un tour che aveva un evidente scopo pubblicitario. A seguito di questa esperienza non tardano ad arrivare dei video report in cui le ragazze si mostrano entusiaste delle condizioni dei lavoratori. «Mi aspettavo che questa azienda fosse piena di lavoratori schiavizzati ma in realtà sono piacevolmente sorpresa», queste le parole di Marina Saavedra a seguito della visita.

Sotto ai post delle influencer, la rivolta dell’opinione pubblica che stila una lista dei diritti dei lavoratori che l’azienda ha, nel corso degli anni, consapevolmente violato. Un’indagine condotta nel 2021, mette in mostra le condizioni lavorative poco sicure dei dipendenti, con orari di lavoro che sfiorano le 75 ore settimanali con un solo giorno di pausa nell’arco di un mese. Le ragazze sono state dunque obbligate a ritrattare le precedenti affermazioni e a caricare sulle loro pagine social dei video di scuse, in cui loro stesse ammettono di non aver indagato abbastanza in profondità circa il lato nascosto di Shein.

3. Elite Model Managment: la promessa di fama in cambio di favori sessuali

Tra i 4 scandali legati al mondo della moda, non potevamo non inserire anche Gérard Marie, ormai ex direttore dell’azienda di modelle Elite Model Managment, che viene messo al centro dei riflettori da un’inchiesta avviata nel settembre del 2020. Nel corso degli anni ’80 è stato proprio lui a lanciare la carriera di alcune delle top model più conosciute sulla sfera globale (tra cui Naomi Campbell), ma la sua posizione sociale non è bastato a proteggerlo dalle numerose accuse arrivategli nel corso degli anni.

Già nel 1999 alcuni sospetti avevano allertato la BBC, che aveva inviato due giornaliste ad indagare circa la pressione sessuale che le giovani modelle erano costrette a subire all’interno dell’azienda e, attraverso un documentario girato di nascosto, erano riuscite a cogliere Marie con le mani del sacco: il direttore avrebbe infatti promesso ad una delle modelle ben 600 euro in cambio di un rapporto sessuale con lui.

A seguito di questa prima denuncia ne seguono molte altre, tra cui quella della giornalista Lisa Brinkworth, la quale sarebbe stata vittima di una molestia fisica piuttosto grave: «A un certo punto si è seduto a cavalcioni su di me. Aveva un’erezione, si stava sfregando contro il mio basso addome. Ho ripetuto no, no, ma non riuscivo a respingerlo». Ciononostante, a causa di un accordo preso tra la BBC e l’Elite la sua esperienza è rimasta celata per anni nonostante il trauma.

E come lei moltissime altre donne, tra gli anni ’80 e ’90 affermano di essere state violentate in giovanissima età e di aver ricevuto in cambio la promessa di poter vivere il loro glorioso sogno di fama mondiale. Oggi la questione di Gérard Marie sembra non esser stata ancora risolta nonostante sia sotto processo dal 2020, il mondo del fashion sta infatti attendendo che qualche vittima che ancora rientra nei tempi di prescrizione, si faccia avanti e scelga di denunciare una volta e per tutte, in modo tale da fare finalmente giustizia.

4. Prada e Gucci: razzismo mascherato da alta moda?

Anche il razzismo è una tra le tematiche più affrontate nel mondo della moda e, per quanto le aziende abbiano scelto di muoversi in una direzione che abbraccia tutte le differenti etnie, non è raro sentir parlare di casi che riprendono in gioco la tematica. È il caso di Prada e Gucci, le due maison di punta della moda italiana.

La prima lascia cadere su di lei l’occhio critico del pubblico nel 2019, quando propone il design di un nuovo portachiavi durante la presentazione della collezione Pradamalia: Otto la scimmietta, che, per il suo aspetto estetico avrebbe ricordato la fisionomia di Little Black Sambo, il protagonista dell’omonimo cartone animato, realizzato sulla base degli stereotipi nati nei confronti del popolo africano. E le accuse non si fermano qui poiché il portachiavi rimanda anche al fenomeno di Blackface, tecnica di make-up utilizzata nel mondo del cinema e della televisione e riconosciuta come razzista, che consisteva nello scurirsi il viso in modo tale da poter interpretare personaggi di colore. Il prodotto a seguito delle numerose critiche è stato immediatamente ritirato dagli store e il brand stesso ha portato al pubblico delle scuse spiegando che i prodotti della collezione Pradamalia non nascevano assolutamente con lo scopo di offendere qualcuno, bensì come portafortuna.

E nello stesso anno anche Gucci viene accusata della stessa cosa, motivo per cui possiamo inserire ambedue le case di moda in questa lista dei 4 scandali nel mondo della moda. Siamo a febbraio quando mette in vendita sul suo sito web un maglione dallo stile particolare: con un collo nero così alto da diventare un passamontagna, che metteva in evidenza il contorno labbra con un colore rosso scarlatto. Il pubblico non ha apprezzato questa proposta accusandola di Blackface e obbligando, anche questa maison ad avanzare delle scuse.

Fonte immagine: Wikipedia (immagine di Balenciaga), Pixabay (scritta sovrapposta)

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