Percoca, mulignana e cerasa: viaggio gastronomico nel dialetto napoletano

Percoca, mulignana e cerasa: viaggio gastronomico nel dialetto napoletano

Percoca, mulignana e cerasa, perché si chiamano così in napoletano?

L’estate è prossima e il caldo avanza? Restare in forma è una priorità e mangiare sano è inevitabile; è d’obbligo prestare attenzione agli ammonimenti che ci sollecitano a consumare più frutta e verdura. Ma quale frutta? Ma soprattutto come soprannominarla?

Mulignana, l’origine è araba

Il dialetto napoletano assegna un appellativo singolare ed esclusivo ad ogni cosa. Per esempio a Napoli le melanzane, tipico ortaggio dalle molte proprietà e  dai molti benefici, viene denominato ”mulignana”. La parola deriva dall’arabo badigian ed è stata incrociata in alcuni luoghi con peto o petro, per poi essere sostituito con il prefisso mela che rappresenta il frutto per eccellenza, formando così melangiana.

Percoca viene dal latino

Se passeggiate per i vicoli della città su banconi di splendida frutta colorata noterete che non possono mancare le rinomate ”percoche”, da non confondere naturalmente con le ”perzeche”. La ” percoca” è una pesca gialla, la parola è legata al latino praecox, ossia precoce poiché il frutto possiede una maturazione abbastanza veloce; è plausibile però che il termine risalga a barquq, dal quale deriva dalla forma inclusiva anche albicocca, al-barquq. In tutta la Campania e oltre è usanza accompagnare la ”percoca” con vino rosso o bianco. Il frutto viene ammollato nella brocca e infine gustato.

Cerasa, etimologia greca

Tipico frutto della stagione estiva dalla gustosità intensa è senza dubbio la ciliegia. Le ciliegie, spesso riprese nei versi di poesie, nella tradizione napoletana vengono battezzate ”cerase”. L’origine della parola è legata alla località di Kerasa. Altri studiosi sostengono invece che l’etimologia sia keraros, ossia Cerasunte, colonia greca del Mar Nero, dalla quale furono importati i primi alberi a Roma dal generale Lucio Licinio Lucullo, secondo il XV libro della Naturalis Historia di Plinio. Il dialetto colora espressioni quotidiane e conserva una grande originalità utilizzando termini insoliti no presenti nella lingua italiana. Il dialetto si fa fucina e custodisce la memoria dell’espansione avvenuta nel Mediteranneo; riecheggia forte l’influenza esercitata dagli ‘ antichi’ invasori per esempio gli arabi. D’altronde l’aspetto linguistico riflette una parte dell’interazione e dell’intesa che c’è stata tra i popoli. 

A proposito di Lucia Borzachiello

Vedi tutti gli articoli di Lucia Borzachiello

Commenta