La Commissione europea, organo dell’UE con numerose competenze tra cui quella di antitrust, ha inflitto a Google una multa di 2,42 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca. Google ora ha 90 giorni di tempo per mettersi in regola con le prescrizioni della commissione. Se non lo farà per ogni giorno di violazione dovrà pagare il 5% del fatturato giornaliero di Alphabet, società che raccoglie gli introiti di numerose attività del gruppo Google.
La decisione arriva dopo un’indagine durata sette anni sul servizio ora noto come Google Shopping che permette di confrontare prodotti di ogni tipo. L’infrazione che ha portato alla multa non riguarda il servizio in sé ma il suo posizionamento all’interno delle ricerche effettuate su Google. Infatti se un utente cerca su Google un prodotto i risultati di Google Shopping sono posti in evidenza in alto, mentre altri servizi di comparazione simili si trovano nella colonna dei risultati generici, mettendo così in risalto i risultati di Google. Nelle prove effettuate dalla Commissione risulta che il primo risultato di un servizio di comparazione diverso da Google Shopping si trova a pagina 4 delle ricerche. Ed è provato che la prima pagina totalizza il 95% delle visualizzazioni, la seconda solo l’1% poi sempre a scendere. La multa non è dovuta al servizio in quanto tale ma al fatto di averlo promosso a scapito della concorrenza. La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha infatti dichiarato: «La strategia usata da Google per i suoi servizi shopping non era solo attrarre gli utenti rendendo i suoi prodotti migliori di quelli dei rivali. Google ha invece abusato della sua posizione dominante sul mercato della ricerca per promuovere il suo servizio di comparazione dello shopping nei suoi risultati, declassando quelli dei suoi concorrenti. Quello che ha fatto è illegale per le regole antitrust».
2,42 miliardi: multa record
La multa da 2,42 miliardi ha segnato un record poiché è la più alta mai inflitta dall’UE, ma è comunque inferiore al massimo imponibile per legge. Questo è infatti il 10% del fatturato di Google, 80 miliardi nel 2016, quindi 8 miliardi. Dal canto suo Google annuncia di essere in disaccordo con la decisione europea e annuncia ricorso. Sostiene infatti che il suo servizio agevola l’utente negli acquisti rispetto agli algoritmi concorrenti e dunque merita una posizione migliore nei risultati. Si annuncia una lunga causa, anche poiché questa non è l’unica indagine europea a carico di Google: anche su Android e AdSense vi sono infattti sospetti di pratiche illecite per ottenere e mantenere una posizione dominante.
In ogni caso questa multa segna la fine del web come far-west dove non esistono regole nemmeno per chi opera in ambiti legali.
Francesco Di Nucci