Nuovi social: come sopravvivere al bisogno di visibilità

come sopravvivere a sempre nuovi social

I social media sembrano proliferare come funghi dopo la pioggia. Sistematicamente, emergono nuove piattaforme, alcune di successo e altre destinate a essere dimenticate nel giro di pochi mesi. Ma perché ci si sente così obbligati ad iscriversi ai nuovi social che nascono? Perché questa ansia di “essere presenti” ovunque sembra dilagare? Come sopravvivere alla nascita continua di nuovi social e quali sono le motivazioni psicologiche dietro questa necessità di essere sempre online?

L’ansia di perdersi qualcosa (FOMO)

Una delle principali ragioni per cui ci si obbligati a iscriversi a ogni nuova piattaforma è la paura di perdersi qualcosa (FOMO, Fear Of Missing Out). Se prima la “realtà” restava distaccata dal mondo digitale, mantenendo una parvenza di concretezza, oggi tutto sembra accadere online e l’idea di non essere al passo con le ultime tendenze fa sentire isolati o esclusi. Social come TikTok, Instagram e, più recentemente, piattaforme emergenti come BlueSky o Threads, diventano rapidamente un punto di riferimento per le conversazioni digitali, gli eventi e le opportunità. L’iscrizione tempestiva ai nuovi social diventa quindi una reazione a questa paura di non essere parte di un “movimento”, di non esserci quando succede qualcosa di importante.

Il bisogno di conformità sociale sui nuovi social

Nonostante i trend online vogliano veicolare l’idea che non sia così, non è possibile ignorare che il comportamento umano sui social media è anche spinto dal desiderio di appartenenza e riconoscimento sociale. È una componente fondamentale della natura umana: il voler essere visti, riconosciuti e socialmente validati. Quando i nuovi social emergono e iniziano a guadagnare attenzione, la pressione di “essere lì” diventa ancora più forte. Meglio se prima di tutti gli altri.
Questo desiderio di essere inclusi e di non essere lasciati fuori da una “comunità digitale” è uno dei fattori principali che spinge a creare nuovi account, anche se non ce n’è una reale necessità.

Essere visti, ma perché?

Il desiderio di essere riconosciuti e apprezzati è una componente fondamentale della natura psicologica e i social media soddisfano un bisogno profondo: quello di non restare anonimi. La visibilità è concepita come sinonimo di esistenza e il valore sembra essere misurato dalla quantità di attenzione ricevuta. Avere un profilo sui social permette di emergere dalla massa seppur illusoriamente , di costruire una propria identità digitale che risponde al desiderio di essere visibili agli altri. Questo bisogno di apparire non è solo legato mera vanità, ma riflette una necessità di connessione sociale: più si è visti, più ci si sente parte di un gruppo, di una comunità, e più il senso di esistenza acquista significato. Andando ancor più in profondità, il desiderio di essere “visti” può agganciarsi con forza anche ad un bisogno intimo di riscatto ma, ad ogni modo, come tutti i bisogni psicologici profondi, se non gestiti con consapevolezza, possono trasformarsi in una dipendenza dalla validazione esterna, creando ansia da prestazione e una costante ricerca di approvazione che, paradossalmente, può far sentire più soli e meno autentici.

Nuovi social: il sovraccarico di informazioni

Un altro aspetto che contribuisce alla frenesia di iscrizione ai nuovi social è il sovraccarico di informazioni. Ogni piattaforma ha una sua logica e un flusso di contenuti che a volte sembra quasi difficile da seguire. Ogni novella app promette di offrire una nuova “esperienza”, di semplificare la vita, ma in realtà finisce per aumentare il senso di confusione e ansia. Mantenere il passo con i contenuti provenienti da vari e nuovi social può diventare un compito arduo, un’ulteriore fonte di stress che si aggiunge al già impegnativo lavoro di curare le “presenze digitali”.

La domanda allora diventa: come fare per non perdersi, per non soccombere sotto il peso di troppe piattaforme?

Perché iscriversi sempre a nuovi social non è la soluzione

Anche se l’impulso di iscriversi a una nuova piattaforma è forte, è importante imparare a dire no. Non tutte le piattaforme sono adatte a tutti e non tutte sono realmente necessarie per il benessere digitale. I nuovi social possono diventare l’anticamera dell’inferno, perché la verità è che essere ovunque online non significa necessariamente avere una vita digitale più soddisfacente. Anzi, può essere il contrario: il rischio di un burnout digitale è reale e saltare continuamente da una piattaforma all’altra non permette mai di concentrarsi veramente su ciò che conta. Ogni nuova iscrizione può diluire l’attenzione, ogni switch di piattaforma riduce la qualità dell’esperienza online e rende le persone più stressate.

Come gestire la tendenza a essere ovunque

  1. Valutare la reale necessità: prima di iscriversi a un nuovo social, è bene porsi la domanda: “Di cosa ho veramente bisogno? Questa piattaforma mi offre qualcosa che le altre non hanno?” Se la risposta fosse “no”, potrebbe essere meglio evitare.
  2. Pianifica il tempo online: invece di saltare da un’app all’altra, è utile pianificare i momenti di socializzazione digitale. Dedicare un tempo specifico a ciascun social e limitare il numero di piattaforme utilizzate attivamente.
  3. Disattivare le notifiche: le notifiche sono una delle principali fonti di stress e sovraccarico digitale. Disattivare quelle non urgenti per ridurre il rumore e concentrarsi su ciò che interessa davvero.
  4. Semplificare la presenza digitale: limitare il numero di social attivi nella propria vita. Non è necessario essere presenti su ogni piattaforma. Concentrarsi, invece, su quelle che portano una maggiore soddisfazione o che sono effettivamente funzionali per gli scopi che ci si è prefissati.
  5. Concedersi una pausa: ogni tanto, prendersi una pausa dai social può essere rivelatorio. Ridurre l’uso delle piattaforme permette di riorganizzare i pensieri, aumentare la produttività e migliorare la qualità del tempo libero.
  6. Mindfulness digitale: piuttosto che scorrere senza fine, fermarsi e chiedersi “come mi fa sentire questo?” Se ci si sente stressati o ansiosi, probabilmente è il momento di ridurre l’uso di quel social.

Sentirsi sotto pressione ed agire seguendo l’ansia di infinito e l’horror vacui sono caratteristiche puramente umane, ma anche leve di marketing senza tempo. L’affanno di voler essere presenti su ogni piattaforma e in qualunque momento è uno dei mali quotidiani, carburante e motore della nascita di sempre nuovi social.
Ma è importante ricordare che esserci non significa essere ovunque. La qualità dell’esperienza digitale è molto più importante della quantità di piattaforme a cui si partecipa. Saper dire “no” ai social che non servono, pianificare il tempo online e fare delle pause può contribuire a ridurre l’ansia e migliorare la vita digitale.

Il social media ideale non è quello che consuma, ma quello che arricchisce.

Immagine in evidenza copyright free realizzata con DALL-E

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