Quittok: il fenomeno social che spopola su TikTok

Quittok il fenomeno social che spopola su TikTok

Lasciare il lavoro e documentarlo con un video, come grido di protesta a favore della salvaguardia del proprio benessere. Si tratta del Quittok, cugino prossimo del Quiet quitting.

Sta spopolando sui social, in particolare su TikTok, un trend che ha investito il mondo delle professioni: registrare un video mentre si lascia il proprio lavoro o condividere con la rete le proprie emozioni a caldo, pochi minuti dopo essersi liberati dell’azienda e del capo. Tutto questo senza avere un piano B.
Scopriamo cos’è il Quittok e perché sta diventando così virale.

Cos’è il Quiet quitting

Per comprendere il Quittok è necessario fare un passo indietro al fenomeno del quiet quitting, una pratica correlata al mondo del lavoro che consiste nel fare il minimo indispensabile previsto dalla propria mansione, settando le energie e l’impegno al minimo sindacale. La sua traduzione letterale è “abbandono silenzioso” ma non necessariamente contempla il licenziamento: il lavoratore, semplicemente, investe sempre meno energie ed impegno nel proprio lavoro. Non si trattiene più al lavoro oltre l’orario, non arriva più in anticipo, non si impegna in attività extra e non dà la disponibilità per straordinari.
Perché questo? Perché il benessere personale è al primo posto e il burnout è dietro l’angolo.

L’identikit del quiet quitter

Il quiet quitter non è più coinvolto né motivato nei progetti che riguardano l’azienda in cui lavora, poiché ha deciso di stabilire un confine tra la propria vita professionale e personale, a favore di quest’ultima. Il bisogno di fare quit è attivato dalla sensazione che il lavoro stia mettendo a repentaglio la propria vita personale e la propria salute fisica e mentale. Altra motivazione non meno importante è la percezione di delusione e sfiducia verso il proprio contesto lavorativo che non si configura (o almeno non più) come ambiente stimolante o di crescita. Questo, insieme ad altri, è un campanello d’allarme che spiana il terreno alla pratica del Quittok.

 

Il senso di appartenenza si ricostruisce online

Nonostante il disimpegno e lo scarso investimento siano sempre esistiti, il fenomeno del quiet quitting ha assunto solo di recente un nome e una connotazione, grazie alle piattaforme social, che hanno permesso la condivisione delle esperienze degli utenti e la nascita di dinamiche correlate.
La possibilità di condividere informazioni sul proprio stato psicofisico in merito alla situazione lavorativa ha dato il via a una narrazione che mette al centro la persona (il lavoratore, in questo caso) e dà voce al suo vissuto, conferendogli un valore e un significato. Il senso di appartenenza che viene meno sul posto di lavoro, si ricostruisce nell’ambito dei gruppi online, fatti di utenti che si danno forza l’un l’altro. Per entrare nel vivo del fenomeno e capire cos’è il Quittok nei suoi moventi e negli atti, non è possibile prescindere dalle dinamiche di gruppo che si formano nel mondo del web.

Cos’è il Quittok

Fenomeno correlato al quiet quitting, quello del Quittok (utilizzato online con l’hashtag #quittok), si configura come l’attività di riprendere se stessi mentre si annuncia che si è lasciato (o si sta per lasciare) il proprio lavoro. Molti utenti lo fanno in diretta, girando il video in cui consegnano la lettera/mail di dimissioni o comunicano a voce la propria volontà di lasciare il lavoro. Sono centinaia i video di questo tipo, in particolare su TikTok, e altrettanti sono quelli che incitano l’adesione a tale pratica, al grido di “sono finiti i tempi in cui si lavorava 8 ore al giorno per uno stipendio misero”. Giovani e giovanissimi, in particolare, sono i fautori di questo trend, ma un effetto propagazione sta raggiungendo lavoratori di qualunque età.

I quesiti sono molti: quanti di questi video sono autentici? Lasciare il lavoro senza avere un piano B, diffondendo sui social l’esperienza, quali esiti avrà? Al di là dell’autenticità di molti video postati, quale sarà il peso dell’emulazione e che impatto avrà, se ne avrà, sulle aziende?

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