Dinosaur Game: storia e curiosità del videogioco di Google

Dinosaur Game

Dinosaur Game (o Chrome Dino) è il gioco in 2D di Google Chrome che dal 2014 permette di ingannare l’attesa quando la connessione Internet non è disponibile. Il protagonista del gioco è un T-rex realizzato in 2D che si può muovere utilizzando la barra spaziatrice per saltare e la freccia per abbassarsi. Nonostante si tratti di un gioco molto semplice nella grafica e nei comandi da utilizzare, da ormai undici anni è entrato nel cuore degli utenti di Internet.

Le origini

Dinosaur Game nasce nel 2014 dall’intuizione di tre membri del team di Google Chrome: Sebastien Gabriel, Edward Jung e Alan Bettes. All’interno di un’intervista rilasciata nel 2018 sul blog di Google, Sebastien Gabriel ha spiegato che lui e il suo team sono partiti dall’idea di realizzare un easter egg per la pagina “Sei offline” di Google. La pagina presenta un forte richiamo allo stile delle tradizionali pixel art delle schermate di errore del motore di ricerca e la scelta del dinosauro come simbolo del gioco non è casuale: richiama schemi narrativi tipici degli archetipi di brand. Il team di sviluppo ha scelto questa figura paragonando l’assenza della connessione Wi-Fi all’era preistorica. Il gioco del colosso americano, inoltre, è realizzato in uno stile minimalista, ma nasconde una serie di curiosità che molti utenti non hanno notato.

Dinosaur Game: 5 curiosità

1) È disponibile anche se la connessione è attiva

Nonostante Chrome Dino sia nato per intrattenere chi momentaneamente non ha accesso alla rete Internet, offre la possibilità di giocare anche se la connessione è attiva. Com’è possibile farlo? Basta copiare l’URL “chrome://dino/” nella barra degli indirizzi di Google Chrome, premere il tasto invio e successivamente la barra spaziatrice per avviare il gioco.

2) Una partita a Dinosaur Game può durare 17 milioni di anni

In un’intervista del 2018 (già citata precedentemente), Jung ha spiegato che Dinosaur Game non è al 100% un giocon endless runer. Infatti, gli sviluppatori hanno inserito la possibilità di prolungare una singola partita per ben 17 milioni di anni. La decisione finale non è stata affidata alla casualità: infatti, 17 milioni di anni è lo stesso periodo di tempo in cui il T-rex è stato in vita sulla Terra.

3) La scelta del protagonista viene dalla musica

L’idea di utilizzare un dinosauro nasce dalla simpatica metafora spiegata in precedenza, ma la scelta specifica del T-rex non è legata all’iconicità della specie. Il nome in codice di questo progetto è Project Bolan, per omaggiare Marc Bolan, cantante della rock-band degli anni ’70 T. Rex.

4) Dinosaur Game e il rapporto con il digital divide

Questo gioco registra ogni mese centinaia di milioni di giocatori, vantando un dato record raggiunto nel 2018 con 270 milioni di utenti. Gran parte dei giocatori partecipa da paesi afflitti pesantemente dal “digital divide” (letteralmente “divario digitale“, cioè quello tra chi ha accesso a tali tecnologie e risorse digitali e chi no) e tra questi sono inclusi paesi come India, Brasile, Messico e Indonesia. La difficoltà di accedere a una connessione Internet stabile porta moltissime persone a passare il tempo con questo mini-gioco.

5) Il gioco può essere disabilitato dagli amministratori di rete

Una community di nicchia su Reddit ha scoperto infatti che gli amministratori di rete sarebbero in grado di disabilitare del tutto il gioco. La necessità sarebbe nata dalla grande quantità di studenti e lavoratori che finiscono per distrarsi giocando, irritando professori e datori di lavoro. Una volta disattivato il gioco, compaiono dei meteoriti a sancire la fine della partita.

 

In conclusione, il gioco endless runner di Google dimostra quanto sia variegato il gusto videoludico degli appassionati, che talvolta trascurano la complessità dei videogiochi e dimostrano di apprezzare l’intento ironico degli sviluppatori. Dinosaur Game è anche l’esempio di come si possa rendere meno stressante l’assenza di Wi-Fi attraverso un espediente semplice e divertente.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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