Antonio Perone, la sua ricerca poetica: ’A felicità

Antonio Perone

’A felicità. Poesie in vernacolo napoletano (stampato da Grafica Cirillo nel 2020) di Antonio Perone, originario di Scafati, è un volumetto di versi eterogeneo per forme e contenuti, tenuti insieme dalla varietà della realtà quotidiana e dalla lingua dialettale.

’A felicità di Antonio Perone: l’ego letterario nella vita quotidiana

L’elemento peculiare della silloge, ovvero il voler porre il vissuto e il pensiero personale dell’autore al centro dell’attenzione del lettore, è messo in evidenza da Maria Teodosio, che ne firma la Presentazione: «Antonio Perone […] ha un’unica passione: raccontarsi in versi». In altre parole l’intenzione di Perone sembra coincidere con una esclusiva volontà di parlare di sé: il risultato finale pare tendere a una definizione personale del più vivo sentimento della felicità che è tema centrale e titolo del libro; così, in proposito Maria Teodosio: «’A felicità, uno stato d’animo su cui [Perone] si interroga continuamente attraverso versi che seguono un rigoroso rispetto della metrica».

E, ancora, costruzioni classiche in una lingua napoletana costruita a posteriori: questo sembra emergere dalle parole spese da Denise Ugliano nella sua Guida alla lettura: «Il poeta mostra innanzitutto di padroneggiare diverse forme metriche […]. L’endecasillabo, verso tipico della poesia italiana, è sapientemente utilizzato, ma non mancano sperimentazioni in settenari, ottonari, novenari, decasillabi», inoltre «alcuni componimenti mostrano la modernità e la freschezza del verso sciolto»; a tal proposito, infatti, si vedano poesie come Vurrìa, ’N antico turmiento, Rose ’e cristallo, Ciccillo mbriachella, Cielo cinnerino, ’E marcangegne, che sono scritte in quartine ora di endecasillabi ora in ottonari di rime alternate, mentre, in altre, il verso sembra inarcarsi ritmicamente in quello successivo (Verusca, Nu suonno, ’O ffuoco d’ ’a vita, ’O viecchio, ’O zi’ niscuno). La metrica tradizionale ritorna, inoltre, nei sonetti (ad esempio ’O strano suonno, ’O struìto, Pentimento, ’E figlie), che, insieme alle altre liriche, abbracciano tematiche tipiche, si diceva, e centrali della realtà quotidiana vissuta da Perone. Realtà quotidiana che sembra filtrata da una lente di nostalgia attraverso cui leggere in trasparenza le liriche e, prima di esse, la Guida che sente di offrire Denise Ugliano a chi vorrà leggerla: «Una possibile chiave di interpretazione […] vede quattro tipologie di temi che in realtà a volte si intrecciano: riflessioni sul proprio vissuto, la quotidianità e il confronto con i tempi passati, l’amore, messaggi universali all’umanità».

Riflessioni e variazioni sul tema

Tematicamente, inoltre, le poesie di Antonio Perone, pervase e mascherate a tratti di profonda malinconia, si rivelano essere, nostalgicamente e amaramente, constatazioni di mancata o non raggiunta felicità. Talora con versi in ‘chiaroscuro’, i concetti rivolti alla ’ricerca della felicità’ tendono a seguire una forma di narrazione poetica che dà al lettore e all’autore la sensazione di essere giunto al termine dell’itinerario, salvo poi apparire dinanzi agli occhi la consapevolezza del carattere fugace e inafferrabile della felicità stessa. Un esempio per tutti possono essere le quartine della poesia ’A casa mia, in cui alla mera apparenza che pervade versi e ritornelli si contrappone la lapidaria consapevolezza, talvolta espressa in toni moraleggianti, di una felicità cercata e mai trovata: «Nisciuna casa è bella comm’ ’a mia | sulament’ i’ mo tengo chesta reggia; | sta chi ’o ppenza e ca tène na badìa, | invece, è sulo ll’ombra ca passeggia | […] | Aggio girato ’o munno sotto e ncoppa, | scuprenno ’e ccase, ville: belle assaje; | me so’ trovato certo, ’o viento mpoppa, | ma ’a casa bella mia nn’a trovo maje! ||». E si veda, infine, la poesia che reca il il titolo della raccolta, in cui emerge, nei medesimi toni, un pensiero la cui semplicità è racchiusa in versi: «’A felicità | se piglia | a volo | senza ’e | ce penzà. | Nun spienne | quase niente | spienne sulo | tanta vanità ||». Omnia vanitas, a volerla dire con un motto latino, pensieri e parole che caratterizzano la raccolta nella ricerca di un indefinito e indefinibile itinerario di felicità e di poesia.

 

Fonte Immagine in evidenza: foto di Denise Ugliano.

A proposito di Salvatore Di Marzo

Salvatore Di Marzo, laureato con lode alla Federico II di Napoli, è docente di Lettere presso la scuola secondaria. Ha collaborato con la rivista on-line Grado zero (2015-2016) ed è stato redattore presso Teatro.it (2016-2018). Coautore, insieme con Roberta Attanasio, di due sillogi poetiche ("Euritmie", 2015; "I mirti ai lauri sparsi", 2017), alcune poesie sono pubblicate su siti e riviste, tradotte in bielorusso, ucraino e russo. Ha pubblicato saggi e recensioni letterarie presso riviste accademiche e alcuni interventi in cataloghi di mostre. Per Eroica Fenice scrive di arte, di musica, di eventi e riflessioni di vario genere.

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