Cacciateli! Concetto Vecchio ricorda quando gli italiani sono stati migranti

In "Cacciateli!" Concetto Vecchio ricorda quando gli italiani sono stati migranti

In “Cacciateli!” Concetto Vecchio rispolvera la storia dimenticata degli italiani emigrati in Svizzera durante il boom economico: autobiografia e reportage si intrecciano nell’opera che ha vinto il Premio Estense 2020.

In “Cacciateli!” Concetto Vecchio rispolvera la storia dimenticata degli italiani emigrati in Svizzera durante il boom economico: tra autobiografia e reportage scava nel ricordo di quegli anni difficili e di grande trasformazione per il continente europeo.
Cosa succedeva in Italia nel 1970? Al Bano e Romina Power si sposavano a Cellino San Marco, il Parlamento approvava lo Statuto dei lavoratori e la popolazione con un vero e proprio plebiscito diceva sì al divorzio.
Intanto un’altra categoria di italiani, gli emigrati in Svizzera, sempre nel 1970 attendeva l’esito di un voto di un Paese straniero: un referendum che avrebbe potuto espellere dalla Svizzera 300mila lavoratori, quasi tutti italiani, rei di “inforestierire la nazione”, secondo le traduzioni dell’epoca affaticate da un simile concetto. L’appuntamento alle urne era per il 7 giugno 1970 e la tensione sociale aumentava di giorno in giorno, anche sfociando in episodi di violenza.

Chi e cosa abbiano condotto la Svizzera, Paese con una delle più fiorenti economie al mondo, ad un voto dai così marcati caratteri xenofobi e razzisti ce lo racconta in “Cacciateli!” Concetto Vecchio, edito da Feltrinelli nel 2019 e di recente vincitore dell’ultima edizione del Premio Estense.
Con Cacciateli! Concetto Vecchio torna nei luoghi in cui è nato e ha vissuto fino ai 12 anni per vedere cosa resta delle baracche, delle fabbriche e delle vite di quegli emigrati come lo furono i suoi genitori Pippa e Melo.

James Schwarzenbach: prima popstar populista

In Cacciateli! Concetto Vecchio definisce “prima popstar populistaJames Schwarzenbach, promotore del referendum anti-italiano, la cui battaglia fu una crociata solitaria per riscattarsi in nome della salvezza dell’identità culturale svizzera.
Editore colto ma senza successo, emarginato nella sua stessa famiglia, con un passato da grande ammiratore dell’Italia e con una madre dalle lontane origini italiane: a partire da questo intraprende una crociata anti-italiana in cui si gioca tutto. Corteggiato dalle élites della destra elvetica, viene eletto come unico rappresentante in Parlamento del partito di ultradestra dal nome programmatico Nationale Aktion.
Diviene l’emblema del volto più scuro ed ostile della Svizzera e desta l’attenzione della stampa internazionale e soprattutto italiana: Enzo Biagi lo intervisterà evidenziando le sue contraddizioni, alle quali Schwarzenbach con ostinazione cercherà di resistere. È il faccia a faccia con il nemico degli italiani, chiamati con disprezzo mangia-spaghetti oppure Tschingg, dal suono che gli svizzeri sentivano quando gli italiani pronunciavano “cinque” giocando al gioco della morra, accusati di puzzare, o insidiare le donne, o comprare troppa cioccolata al supermercato. O ancora di abbassare i salari svizzeri, di invadere la nazione e di sfruttare il suolo della Svizzera per la costruzione di nuove case, ospedali e scuole. Le accuse erano le più disparate, vere o presunte.  

Cacciateli! Concetto Vecchio: Emigrare per vivere

In Cacciateli! Concetto Vecchio ricostruisce la campagna referendaria che condusse alle urne gli uomini svizzeri – un precedente referendum negò alle donne il diritto di voto – per decidere sulla sorte di quell’umanità in affitto che erano i lavoratori stranieri: ospiti indesiderati nella Svizzera bisognosa di manodopera e incoraggiati a partire dagli accordi tra governi italiano e svizzero.
L’Italia del dopoguerra, incapace di garantire lavoro ad una popolazione ridotta in miseria, incoraggia le partenze con accordi bilaterali con il governo svizzero. Quasi il 50% del flusso migratorio italiano di quegli anni è diretto verso la Svizzera con contratti come lavoratori stagionali per sei, nove e dodici mesi.
Rigorosa condizione era che la famiglia non li seguisse: la Svizzera non ammetteva che le donne non lavoratrici e i figli dei “lavoratori ospiti” si insediassero perché “le mogli e i bambini degli immigrati sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle e minacciano lo stesso benessere dei cittadini”, affermava Schwarzenbach.  In quei luoghi dai nomi impronunciabili gli emigrati lavoravano a cottimo e vivevano in baracche simili a lager o in stanze ai limiti della abitabilità. Molti sfidavano le regole e nascondevano i propri figli in casa, costringendoli alla clandestinità con il rischio, se scoperti, di essere destinati agli orfanotrofi di confine.

Cosa spinge la Svizzera, oasi di benessere, bisognosa della forza lavoro italiana e straniera, a farsi trascinare dalla propaganda xenofoba di Schwarzenbach? Non solo gli espedienti retorici per negare la natura razzista delle proprie idee o l’assetto istituzionale svizzero dove l’amministrazione prevale sulle ideologie e quasi tutto è deciso con un referendum – la Svizzera è la patria della democrazia diretta: ciò che conta è che si decida -, il terreno fertile furono la paura e lo spaesamento degli svizzeri, chiusi e neutrali, dinanzi alla modernizzazione e ai mutamenti di quegli anni.

Cosa resta?

In Cacciateli! Concetto Vecchio elabora l’irrequietezza del passato non solo privato. C’è la vicenda di un italiano che alla vigilia del referendum viene sparato dal vicino di casa svizzero perché alle 21 era ancora fuori casa curando l’orto nel proprio giardino, ci sono le storie dei bambini nascosti nei bagagliai delle auto per superare clandestinamente il confine, ci sono le nottate di affittuari italiani costretti a peregrinare di casa in casa perché cacciati via dalle stanze senza tante cerimonie, e vengono i brividi leggendo slogan che suonano familiari: “prima gli svizzeri” è solo uno dei tanti. Emergono le condizioni di chiunque emigri perché costretto a farlo e smaschera la retorica del boom economico raccontandoci le storie dei traditi da quel miracolo, che hanno dovuto trovare altrove la propria emancipazione.

Il 7 giugno 1970 Schwarzenbach perse la sfida e per un pugno di voti il suo referendum fu bocciato. Negli anni ’80 a Platzspitz, il parco di Zurigo noto per essere ritrovo per tossicodipendenti, si potevano trovare giovanissimi italiani che raccontavano di aver trascorso l’infanzia nascosti in casa. Il divieto per i lavoratori stagionali di portare con sé i propri figli è rimasto in vigore fino al 1996. Il dispregiatvo Tschingg è diventato il nome di una catena di take away di pasta. Il 27 settembre 2020 gli svizzeri sono stati chiamati a votare di nuovo su un referendum per limitare il numero di lavoratori stranieri in Svizzera, e anche stavolta il referendum è stato bocciato.

 

Fonte Immagine di copertina: ibs.it

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