A cosa fa pensare il termine “palafitte”? Una vacanza all’insegna del relax in Polinesia, magari dopo un lungo e duro anno di eventi e lavoro. Così come la storia delle popolazioni preistoriche vissute in determinati siti geografici. Ma cosa sono le palafitte?
Sono abitazioni utilizzate soprattutto nell’ antichità e tuttora in uso presso alcune popolazioni africane, asiatiche e sudamericane. Si tratta di capanne di paglia, legno, canne, costruite su una piattaforma di legno sostenuta da pali del medesimo materiale infissi verticalmente sul fondo o sulla riva di fiumi, laghi, lagune, paludi o talvolta su terreno asciutto.
La necessità di costruzioni palafitticole, con pavimento sopraelevato in modo da essere asciutto, era dovuta a fattori topografici, così come climatici: ai tempi del Neolitico si sperimentò un periodo climatico asciutto e relativamente torrido, raggiungendo il picco durante l’Età del bronzo: di conseguenza si ebbe un graduale e notevole abbassamento del livello dell’acqua. Da qui l’esigenza di costruire villaggi palafitticoli.
Le palafitte offrono un’immagine di vita delle prime comunità agricole europee, e non solo. Informano circa le pratiche di allevamento e le innovazioni tecnologiche via via sperimentate.
Palafitte. Caratteristiche e funzionalità
I materiali principalmente usati per la costruzione di tali particolari e suggestive abitazioni furono il legno, la paglia o le canne di bambù. I pali verticali di sostegno erano tronchi d’albero, con forma tondeggiante e l’estremità inferiore tagliata a punta per poter essere infissa sul fondale o nel terreno. Spesso insorgeva poi l’esigenza di rinforzare questi pali con cumuli di pietrame.
Col passar del tempo si giunse all’utilizzo di pali più grossi e robusti e a nuove tecniche costruttive, sempre più efficaci, spostando le costruzioni progressivamente dall’acqua alle rive dei laghi. La necessità di un continuo ricambio dei pali di legno che sostenevano le piattaforme urgeva quando questi non reggevano più il peso o marcivano per l’acqua.
Tra le tipologie più note di palafitte – diversificatesi in base al posizionamento delle strutture, alle tecniche costruttive e al clima – si menzionano la “palafitta su bonifica”, realizzata in sponda allo specchio d’acqua, e la “palafitta aerea”, eretta invece sul pelo dell’acqua.
Le palafitte rispondono a precisi scopi funzionali, come l’esigenza di difesa dall’umidità. Nelle capanne costruite su pali molto alti si aggiunge poi lo scopo di difesa dagli animali e dalle aggressioni umane, molto frequenti pertanto nelle culture primitive. In questo caso la palafitta appare soprattutto un adattamento umano alla natura del luogo. Ma le palafitte sono anche protagoniste dell’architettura rurale moderna di molti paesi europei. Ai giorni nostri sono usate specialmente per la costruzione di fienili, magazzini o granai, tenuti distanti dal suolo quale sistema difensivo contro l’umidità e contro roditori. Inoltre tali costruzioni ancora in uso sono giustificate dalle inondazioni cui i terreni su cui sorgono sono soggetti. Funzionali ai villaggi palafitticoli fu il graduale progresso della tecnica costruttiva sfociante nella realizzazione di ponticelli di congiunzione alla terraferma, sostenuti da file di pali verticali sempre fissati al fondo, allo scopo di frangi-onde, costruiti propriamente entro gli specchi d’acqua più che su terreno asciutto.
Palafitte. Distribuzione geografica
Le palafitte sono diffuse presso popolazioni di diversi continenti stanziate sui laghi, lungo i fiumi e le coste e su terreno asciutto.
Resti di palafitte e villaggi palafitticoli europei vennero in luce intorno al 1823 presso Zurigo. Le ricerche sistematiche però ebbero inizio un trentennio più tardi nei laghi svizzeri, quando la siccità aveva fatto ritirare gli specchi d’acqua.
Resti di siti analoghi si ritrovarono anche in Inghilterra, Irlanda, Svezia e Prussia orientale. In Italia, invece, il primo ritrovamento di una palafitta risale al 1860 presso Mercurago, in provincia di Novara, dov’è attualmente presente il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago.
La Svizzera proliferava di stazioni palafitticole sin dal Neolitico, dove i folti boschi lasciavano come spazi per le dimore umane solo gli specchi d’acqua. Così anche in Francia occidentale, Belgio, Germania ed Europa centro-orientale, fino a Boemia e Croazia.
In Italia i villaggi palafitticoli sorsero ai piedi delle Alpi e nella bassa Lombardia. Alla prima Età del bronzo risalgono le palafitte di Solferino, in provincia di Mantova, e alla fase finale quelle di Peschiera del Garda, in provincia di Verona.
I centri palafitticoli di maggiore diffusione negli altri continenti sorgevano in Indocina, Indonesia e Nuova Guinea, nel continente asiatico; in America proliferavano nelle tribù del Nord-Ovest, nel Golfo del Messico e nel Mar Caraibico; in Africa nei bacini del Congo, Niger e Alto Nilo. Tuttora tali dimore sono molto diffuse nelle isole della Malesia e in generale nelle zone tropicali umide.
In Africa la dimora su pali è spesso associata a strutture cilindriche a tetto conico, piuttosto che a strutture quadrangolari. Sulle Alpi oggi le palafitte sono conosciute come “Raccard”, e utilizzate come granai. In Inghilterra tali costruzioni sono immesse su pietre chiamate “Staddle Stones”, piuttosto che su pali in legno, sempre abbastanza elevate per evitare l’incursione dei roditori al grano.
I siti palafitticoli
Esistono autentici siti palafitticoli archeologici, ben 111 localizzati sulle Alpi europee. I principali centri palafitticoli rientrano dal 2011 nella “World Heritage List” dell’UNESCO. Di questi, ben 19 appartengono all’Italia, dislocati tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. I siti archeologici si rinvengono in prossimità di zone particolarmente umide, come i laghi. In Italia, ad esempio, è possibile ammirare tale splendida eredità preistorica presso il Lago di Varese, così come Desenzano del Garda, Peschiera del Garda, Piadena e Monzambano, per citarne alcuni. Tali siti palafitticoli costituiscono autentiche fonti per lo studio delle prime società agrarie di questi luoghi, mostrando l’utilizzo di risorse territoriali e marine, proprie della cultura europea che abbraccia il periodo storico che dal Neolitico giunge all’Età del bronzo.
In definitiva l’architettura palafitticola restituisce fascino e storia, definendo le particolari dimore su pali di legno infissi al suolo acquitrinoso o asciutto in base a fattori topografici e/o climatici, così come per la funzionalità quotidiana e lavorativa di conservare e proteggere le provviste. Bellezza e praticità unite nella medesima tipologia costruttiva!