Uscito a novembre 2024 per Mondadori, Chiudo la porta e urlo è l’ultimo libro di Paolo Nori, nominato al Premio Strega 2025 e arrivato nella cinquina finale. Un’opera ibrida tra romanzo e saggio letterario che ruota intorno alla figura poetica di Raffaello Baldini, non senza riferimenti al diario personale dello stesso autore.
Chi è Paolo Nori
Paolo Nori si autodefinisce «uno che scrive libri». In effetti, di libri ne ha pubblicati diversi tra romanzi e saggi. Intensa è anche la sua attività di traduttore dal russo e di traduzione editoriale dal russo si occupa infatti per gli studenti della IULM di Milano. Se il romanzo russo è la sua cifra — ha tradotto e curato opere di Puškin, Gogol’, Lermontov, Turgenev, Tolstoj, Čechov, Dostoevskij, Bulgakov, Chlebnikov, Charms — non resta meno affascinato dalle poesie di Raffaello Baldini, poeta romagnolo di Santarcangelo di Romagna (un paese di ventimila abitanti, che ha dato i natali ad altri due grandi poeti del Novecento oltre a Baldini: Tonino Guerra e Nino Pedretti). L’ultima opera di Nori è incentrata proprio sulla vita e la poetica di Raffaello Baldini, ma è al contempo un libro di cui lo stesso autore scrive: «parlo, di Raffaello Baldini, ma parlo anche di me».
Non è la prima volta che Nori pubblica una biografia. Si era già occupato della poetessa russa Anna Achmatova in Vi avverto che vivo per l’ultima volta (2023) e del grande narratore russo Fëdor M. Dostoevskij in Sanguina ancora (2021). Anche nei casi precedenti, le pubblicazioni di Nori non sono da intendersi come biografie tradizionali e nemmeno come romanzi veri e propri. Nel caso dell’Achmatova il testo si costruisce intensamente intorno alle citazioni della poetessa russa, esattamente come, con Dostoevskij, tutto ruota intorno agli aneddoti della vita fuori dall’ordinario del grande romanziere. Lo stile narrativo di Nori è certamente unico proprio per la sua capacità di lasciare al lettore il compito di dare ordine a ciò che lui presenta in forma frammentaria. Ciò che Nori offre al lettore è materia viva, che riesce a trasmettere attraverso la passione per la letteratura.
Chiudo la porta e urlo: protagonista e temi principali
Questa volta Nori racconta Raffaello (detto Lello) Baldini, poeta da cui resta affascinato e scomparso nel 2005, ma che Nori ha visto per la prima volta nel 2000. Baldini scrive in dialetto romagnolo poesie accompagnate dalla traduzione in italiano, ma le sue poesie non sembrano poesie, come il romanzo di Nori non sembra un romanzo. «Baldini, con le sue poesie, mi sembra renda visibile anche l’invisibile», scrive Nori. Per spiegare meglio Baldini, Nori ce lo ripropone in modo diretto attraverso i suoi scritti. Con quest’operazione Nori non solo tenta di restituire dignità a tutte le lingue natali, ma affronta temi che intersecano il quotidiano di tutti, anche il suo. Ne vengono fuori alcuni come il dolore privato, la “coglionaggine” umana e gli affetti più cari, che spesso si manifestano in momenti minimi, ma che forse sono quelli che riescono a raccontare meglio la vita — esattamente ciò che succede nella poetica di Baldini. Lo stesso titolo cita Baldini: «Che poi mi succede di rado, e non sente nessuno, nella camera cieca, di sotto, tra i panni sporchi, chiudo la porta, e urlo. Dopo sto meglio». Lo sguardo sul quotidiano e sull’assurdo, gli aspetti tragicomici dell’esistenza, le fragilità e le imperfezioni dell’essere umano, la frustrazione ossessiva di tentare di dare un senso ad ogni azione sono del resto manifesti anche all’interno della letteratura russa, così cara all’autore.
Nori, Baldini e gli scrittori russi
In questo romanzo frammentario, in cui circolano contemporaneamente le poesie di Baldini, la vita di Paolo Nori e i temi degli scrittori russi, c’è un filo rosso che tiene tutto insieme: lo stupore. Baldini, Tolstoj, Achmatova hanno tutti la capacità di meravigliare il lettore pagina dopo pagina, senza raccontare nulla di straordinario, anzi essi raccontano in modo straordinario ciò che di ordinario è nelle nostre vite, come se lo vedessimo per la prima volta: «rendono visibile il visibile» (pag. 198). Nondimeno Paolo Nori (emiliano della provincia di Parma) scrive come se parlasse, ma il suo parlato è molto personale: è la lingua del suo vissuto, la sua lingua naturale. Proprio come Raffaello Baldini, riesce con la spontaneità della sua lingua naturale a rendere visibile il suo quotidiano, in modo che chiunque possa riconoscersi in tutta la sua straordinaria normalità. La lingua delle emozioni non è solo uno strumento per comunicare, ma anche per sentire il corpo, la memoria e il mondo.
Chiudo la porta e urlo, che per poco non ha vinto il Premio Strega, ci insegna a stare nella vita e a stare bene senza l’ansia di cercare di far per forza cose di grande significato e, per dirla alla Nori, questa cosa «mi piace da sgarbati».
Fonte immagine in evidenza: Mondadori