En mi hambre mando yo di Isabel Oyarzábal | Recensione

Pubblicato nel 1959, En mi hambre mando yo è uno dei libri più rappresentativi di Isabel Oyarzábal. L’opera offre un fedele ritratto degli ultimi anni della Repubblica Spagnola e dell’orribile guerra civile, attraverso le vicende dei due giovani protagonisti.

En mi hambre mando yo: la trama

En mi hambre mando yo è un’opera costituita da un prologo, diciannove capitoli divisi in quattro parti e un epilogo. I protagonisti si chiamano Diana e Ramón, due giovani follemente innamorati l’uno dell’altra che, nonostante le diverse ideologie politiche delle rispettive famiglie, si riavvicinano dopo la morte dell’uomo che Diana era stata costretta a sposare. Tuttavia, la caotica successione di avvenimenti traumatici impedisce loro di vivere pienamente la relazione. Durante il conflitto, infatti, Diana resta a Madrid, sopportando la fame, la sete e lo strazio che le provoca il dover vivere lontano da Ramón, mentre quest’ultimo, iscritto ad un sindacato socialista, decide di impegnarsi personalmente e di collaborare con l’esercito repubblicano. Con la fine del conflitto civile, a causa del pesante clima di repressione e dell’atteggiamento di oppressione perpetrato nei confronti dei rappresentanti repubblicani, i due giovani decidono di cercare un modo sicuro per poter lasciare, loro malgrado, il paese. Diana, insieme alla sorella falangista di Ramón, Sagrario, riesce a prendere il treno che le avrebbe condotte in Portogallo, per poi imbarcarsi per il Messico. Ramón, invece, nonostante la gravidanza della fidanzata, sente, dentro di sé, il dovere di restare in Spagna e di provare a combattere per la libertà dei propri ideali e, per questo, decide di lottare dall’interno contro il regime di Francisco Franco, mostrando il suo continuo impegno politico, ideologico e sociale. Due mesi dopo, Diana riceve l’inaspettata visita della cognata e la tragica notizia della morte di Ramón, che aveva combattuto fino alla fine. Sagrario, inoltre, le comunica che sarebbe stata al suo fianco durante l’esperienza dell’esilio e che l’avrebbe sostenuta moralmente in un momento così emotivamente difficile per lei.

Analisi del libro En mi hambre mando yo

En mi hambre mando yo racconta gli anni tremendi della guerra civile spagnola, attraverso le esperienze e le sofferenze di coloro che la vissero in prima persona, offrendo un quadro triste, ma, allo stesso tempo, anche avvincente. Si tratta, indubbiamente, di un romanzo caratterizzato da un evidente taglio sociale, all’interno del quale le idee socialiste vengono esplicitate senza troppe velature. Il lettore viene catturato da un inscindibile intreccio tra il conflitto amoroso e quello di carattere sociale che pervade l’intera struttura narrativa e che le fornisce un ritmo incalzante. Attraverso la storia di Diana e Ramón, Isabel Oyarzábal raggiunge quello che sembra essere, sin dal principio dell’opera, il suo principale obiettivo: far conoscere tutta la verità riguardo la guerra civile e l’enorme sofferenza che essa provocò al popolo spagnolo. L’opera è un vero e proprio racconto di amore, sofferenza, lotta politica, ma soprattutto di fame, il tema principale del romanzo. L’autrice spiega il motivo che si nasconde dietro il titolo del libro, affermando che gli esseri umani, quando non soffrono la fame, sono paralizzati dal sentimento della paura, sono immobilizzati. La fame, invece, è il motore che spinge l’uomo a combattere e a lasciare la paura alle spalle: la fame muove il mondo. La fame di cui si parla in En mi hambre mando yo è la fame fisica, ma anche quella dell’anima, la fame di libertà e di giustizia. Il titolo rimanda ad una frase pronunciata da un contadino andaluso, durante le elezioni di Granada: «nella mia fame comando io!», così rispose a coloro che chiedevano, durante le elezioni, di votare a favore del candidato reazionario. «Tu hai fame!» gli ripetevano, «e noi possiamo darti quello che ti serve». Era vero, aveva fame, ma ne era il proprietario, comandava e non era disposto a venderla.

Chi è Isabel Oyarzábal 

Isabel Oyarzábal nasce a Malaga il 12 giugno del 1878 e fu una traduttrice, giornalista, scrittrice, attrice e diplomatica spagnola. In buona parte delle sue opere, soprattutto dei suoi articoli di giornale, trapela la sua sete di giustizia e il desiderio di rivendicare i diritti delle donne e delle classi sociali più emarginate. Nel 1939, con la fine della guerra, si esilia, insieme alla sua famiglia, in Messico, dove resterà per tutta la sua vita, coltivando, in ogni momento, la speranza di ritornare nella sua tanto amata patria.

Fonte immagine in evidenza: https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Isabel-oyarzabal-kmPD-U501199418567FCC-624×385@Diario_Sur.jpg#mw-jump-to-license

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