I lupi di Roma : recensione del romanzo di Andrea Frediani

È uscito per Newton Compton Editore il nuovo romanzo storico di Andrea Frediani dal titolo accattivante “I lupi di Roma”. Lo abbiamo letto per voi.

Anzitutto, siamo rimasti abbagliati dal dettaglio della copertina. Caravaggeresca, sia per la tela prescelta del grande genio della pittura italiana sia per l’atmosfera del romanzo che richiama, al di là dei secoli che dividono il debutto di Michelangelo Merisi dall’avvento dei “lupi di Roma” a cui il romanzo è dedicato. Il quadro di Caravaggio che, dunque, invita visivamente alla lettura del nuovo romanzo storico di Andrea Frediani è la famosa “Vocazione di San Matteo” custodita nella Cappella Contarelli all’interno della magnifica chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.
Il quadro di Caravaggio è suddiviso in almeno quattro parti, dati i due piani paralleli di cui consta: quello superiore, per lo più vuoto ed occupato da una finestra, “filtro magico” tramite il quale il Caravaggio ha creato un sublime gioco di luci, e quello inferiore.

È la porzione sinistra di quest’ultimo, più “popoloso” piano, a figurare nella copertina rielaborata da Newton Compton: il focus non è cioè su Cristo, che nella tela è ritratto a destra, bensì sul Matteo esattore delle imposte che lo guarda incredulo ed indica se stesso, mentre poco prima era intento a contare monete con altri spilorci compagni di bevute. Accanto a lui, un uomo con gli occhiali, strumento probabilmente rappresentato proprio per meglio amplificare l’accecamento causato dal dio denaro, nonché un ragazzo più giovane, con una piuma sul cappello, mentre all’estrema sinistra compare un uomo con lo sguardo chino sugli spiccioli, che quasi non si accorge di esser parte integrante di una scena epica. La vocazione di San Matteo fu infatti una tra le prime opere d’arte esposte al pubblico in cui comparivano notazioni realistiche, a differenza di quelle costantemente idealizzate nelle quali i ceti meno abbienti facevano fatica a riconoscersi. La grande rivoluzione pittorica di Caravaggio stette proprio in questo: nel prendere personaggi comuni dalla strada e renderli protagonisti di una tela. E questa riflessione storico-pittorica cosa mai avrà a che fare con “i lupi di Roma”?

I lupi di Roma di Andrea Frediani: la nostra recensione

 

“Una feroce lotta per il potere tra le più potenti famiglie di Roma” recita ancora il sottotitolo accattivante presente in copertina. Nella giungla sempiterna delle dinastie ed alleanze che da sempre hanno caratterizzato i precari equilibri politici della città eterna, protagonista di questo brillante romanzo storico di Andrea Frediani è la famiglia Orsini.

Nel 1277, un’ennesima lotta per il potere, particolarmente feroce, si scatena in occasione del con­clave. Dopo sei mesi di sede vacante, la famiglia Orsini riesce a far eleg­gere un proprio esponente. Il nuovo pontefice, Niccolò III, si propone di arginare lo strapotere di Carlo D’An­giò, re francese di Napoli e senatore di Roma, ma mira anche a consoli­dare le fortune della famiglia. In bre­ve gli Orsini assumono il controllo di Roma, di Viterbo e del collegio cardinalizio. Tuttavia le ambizioni del papa e di suo cugino, il cardina­le Matteo Rubeo, obbligano alcuni membri della famiglia, come Orso, podestà di Viterbo, e Perna, spinta da un amore proibito, a sacrificare i loro stessi sentimenti. Ma l’ascesa della dinastia viene interrotta da un evento imprevedibile, che esporrà gli Orsini alla vendetta dei loro tanti nemici. In cerca di riscatto, gli Orsini scopriran­no che farsi campioni degli ideali di libertà può essere un obiettivo più gratificante del dominio. Da Bolo­gna a Palermo, passando per Firenze, Viterbo e Roma, si faranno quindi protagonisti delle lotte tra guelfi e ghibellini, per le autonomie comunali, e dei Vespri siciliani, imprimendo la loro mano sul ricco affresco dell’Italia tardomedievale. Una storia di potere, di fede, di amore e di san­gue. Sono i lupi della famiglia Orsini, per secoli e secoli, i padroni e gli strateghi di Roma.

Chi ha già letto Andrea Frediani ne ritroverà lo stile avvincente e consapevole di chi sa che, per appassionare lettori esigenti, la storia va raccontata nel modo brioso che la pone dentro la cornice temporale che narra senza troppo “romanzarla”. La saga dei lupi di Roma ne ripropone le gesta, cioè, in una maniera caravaggesca, si sofferma su luci ed ombre e soprattutto sui testimoni umani che, in tal senso, hanno fatto – giocoforza – la storia. Non è un caso che Frediani, senza risparmiare nessuno dei lupi post-litteram della casata Orsini, non abbia però dimenticato, ad esempio, la figura di Margherita Colonna, assunta a voce di una superiore e più matura coscienza per l’intera famiglia, benché riscoperta solo post-mortem. Come se si volesse sottolineare che anche i lupi hanno un’anima e che, al di là della ferocia e dell’ingordigia che nell’immaginario collettivo sempre li caratterizza, è e sarà sempre la voce postuma della storia la sola chiamata a poterne né santificare né dannare ma raccontare, con passione, la memoria.

Fonte immagine: Ufficio Stampa

A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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