Dipinti di Caravaggio: un viaggio tra realtà e sacralità

Dipinti di Caravaggio

Un viaggio tra i più famosi dipinti di Caravaggio.

Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi, nacque a Milano presumibilmente intorno al 1571, probabilmente a Caravaggio, un paese vicino a Bergamo di cui era originaria la sua famiglia.
Sempre avvolto in un’aura di mistero, Caravaggio rappresenta uno dei pittori più amati e studiati nel tempo. Per capire a fondo i dipinti di Caravaggio, bisogna andare oltre quella che è definita la cosiddetta interpretazione canonica, ed osservare quell’immensa bellezza, spesso ammaliata e disseminata sulle tele da egli realizzate.
La sua carriera artistica ebbe inizio a tredici anni, quando andò a bottega dal pittore manierista Simone Peterzano, a Milano. Per molti anni non si ebbero più notizie sulla vita del giovane Caravaggio, fino al 1594, anno in cui l’artista si trasferì a Roma. E proprio l’anno seguente, il 1595, realizzò uno dei suoi dipinti più famosi, I bari”, con il quale guadagnò l’appellativo di miglior pittore della città eterna.
Un dipinto molto importante, commissionato dal cardinale Francesco Maria del Monte, che ebbe un ruolo fondamentale nella vita travagliata di Caravaggio. La scena dipinta da Caravaggio ha tre giocatori di carte come protagonisti; ad un primo sguardo, si può facilmente capire che sia in corso una truffa ai danni di uno dei protagonisti; due dei giocatori sono in combutta per sconfiggere, con l’imbroglio, il ragazzo che si trova alla sinistra della scena. Ciò che colpisce maggiormente in questo splendido dipinto è la luce che lo caratterizza; essa proviene dall’esterno, e permette non solo di distinguere perfettamente i tre personaggi, gli indumenti, ma anche l’ambiente in cui essi sono inseriti.
Ovviamente la scena è ricca di dettagli, dalla piccola spada presente nella tasca di uno degli imbroglioni, agli occhi attenti di questi ultimi; infatti, grazie alla posizione che essi occupano nel dipinto, i due truffatori, sembrano avere un solo occhio, un dettaglio da non sottovalutare, nella pittura del Caravaggio, che permette di comprendere il loro ruolo preciso in quel determinato contesto.

Dettagli nascosti che però consentono di lasciarsi trasportare dalla grandezza di un pittore amato, ancora oggi oggetto di analisi da parte degli storici dell’arte. Un altro dipinto famoso di Caravaggio, nel quale sono presenti dei significati nascosti, è il “Bacco”, dipinto tra il 1596-1598.
Il celebre dipinto fu commissionato dal cardinal Francesco Maria Bourbon del Monte, ambasciatore mediceo a Roma, per regalarlo a Ferdinando I de’ Medici in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Cosimo II.
Al centro della rappresentazione, Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza. Secondo il canone tradizionale è nudo, con una corona di foglie di vite o di edera, con in mano il tirso e un grappolo d’uva o una coppa di vino.
Come sottolineato in precedenza, questo dipinto è anche esso ricco di spunti di riflessione e significati nascosti che ad una prima osservazione dell’opera potrebbero sfuggire. Secondo alcune interpretazioni recenti, il dipinto potrebbe essere riferito a Dioniso, e secondo la filosofia neoplatonica, che collega i miti classici con i contenuti cristiani, Dioniso per somiglianza viene collegato a Cristo, perché il mistero eucaristico si lega al vino. In tal senso l’offerta del vino da parte di Bacco allude all’offerta del sangue di Cristo. Il lenzuolo bianco allude al sudario del Cristo Risorto. Naturalmente, questa è solo una delle tante tesi ed interpretazioni che nel corso del tempo si sono susseguite.
Non si conosce il modello dell’opera, sono in tanti a sostenere che in realtà si tratti dello stesso Caravaggio (seppur molto diverso dalla realtà) che avrebbe lavorato alla realizzazione dell’opera utilizzando un sistema di specchi; altri, invece, notano la somiglianza di Bacco con Mario Minniti, amico di Caravaggio, che probabilmente aveva posato in altre opere del pittore lombardo.
Recentemente, durante una fase di restauro, le analisi utilizzate hanno permesso di scoprire, all’interno della caraffa di vino, il volto di uomo, che i ricercatori ritengono essere l’autoritratto dello stesso Caravaggio, dettaglio che avvalora la tesi espressa.

Sia “I bari”, sia “Bacco”, si connotano per una sorta di tensione teatrale che investe e coinvolge i  protagonisti, riscontrabile negli sguardi dei truffatori, ma anche nella posa estremamente elegante del Bacco, nei quali però, al contempo si riconoscono elementi umili o quotidiani.
Si contrappone in un certo senso ai due dipinti citati, un’altra opera, che si discosta da essi, per genere. Si tratta di “Canestra di frutta, commissionato al pittore dal cardinale Francesco Maria Del Monte per regalarlo al cardinale Federico Borromeo di Milano, appassionato di natura morta.
La Canestra di frutta” è un’opera di fondamentale importanza, non solo per la bellezza insita nella rappresentazione, ma anche perché essa si discosta dalla convenzionale regola della gerarchia del genere, che portava i pittori a realizzare principalmente soggetti umani o divinità; proprio questa gerarchia, secondo le convenzioni del tempo, determinava la qualità dell’opera in questione, regola alla quale Caravaggio non tiene testa, realizzando, appunto, una natura morta.
Il dipinto è caratterizzato da un’accentuata naturalezza, data dalla frutta rappresentata, che sembra esser posizionata a caso, senza un ordine preciso, sul bordo di una mensola: dalla mela non particolarmente buona, alle foglie che fuoriescono dal cesto di vimini, all’altra frutta presente.
Dettaglio notevole è l’assenza dello sfondo, che permette di comprendere che la scena sia stata inventata e non ritratta dal vero, e soprattutto il cosiddetto “focus” decentrato, probabilmente per far notare il cesto in tutta la propria integrità. Predominante anche il fattore della luminosità che avvolge il cesto, un colore giallo oro che occupa gran parte della scena, donando calore all’immagine, in una visione semplice e pacata al tempo stesso, che faccia apprezzare anche la semplicità delle piccole cose.

Nonostante i dipinti di Caravaggio possano sembrare spontanei, in realtà la geometria della composizione è attentamente calibrata e nulla è casuale. In molti dipinti, Caravaggio, rappresenta la realtà dell’attimo, del momento in cui rivive la memoria del passato.
Un altro dipinto importante è la “Vocazione di San Matteo”, 1599-1602, una vera e propria rivoluzione nella rappresentazione del Sacro. All’interno di un’ampia stanza, intorno ad un piccolo tavolo quadrato vi sono cinque personaggi. A sinistra, un giovane è chinato sul piano ed è intento a contare le monete sparse di fronte a sé. Ha una folta chioma di capelli scuri che gli coprono parte del volto. La sua attenzione è completamente assorbita dal denaro che avidamente sta contando. Alla sua sinistra si trova un uomo più anziano, vestito con un abito pesante. Con la mano sinistra tiene sul naso un paio di occhiali con i quali osserva con attenzione l’attività del giovane. Al centro, frontalmente al piano pittorico, un altro uomo con una folta barba chiara e un copricapo a forma di basco, indica a sinistra e osserva i nuovi entrati. Il dipinto è ispirato ad un brano del Vangelo, in cui Matteo (precedentemente egli era un esattore di tributi) racconta la propria chiamata da parte di Gesù.
L’intento di Caravaggio è quello di mostrare la sacralità attraverso la componente umana. Infatti egli catapulta Gesù, Matteo e San Pietro, in una locanda, luogo frequentato da tutti e non di certo da personalità eccelse; a tutto ciò aggiunge un piccolo dettaglio relativo agli abiti indossati dai tre componenti, in voga in quel periodo, soprattutto in Francia, decontestualizzando l’evento sacro e rendendolo quasi normale.
I sei personaggi in scena, rappresentano l’umanità che in qualsiasi momento può ricevere la chiamata divina, anche se nell’opera solo Matteo risponde alla chiamata. La luce in questo dipinto proviene da una fonte indefinita, al di fuori dell’inquadratura.
Caravaggio si dedicò alla pittura con tutte le proprie forze e con una forte passione, non tralasciando nulla, contribuendo a dare un significato profondo ad ogni opera realizzata. I dipinti famosi da citare, sarebbero tanti altri, tra questi sicuramente, “Il concerto”, la “Morte della Vergine”, lo “Scudo con testa di medusa”, “L’incredulità di San Tommaso”, “Davide e Golia”, “Maddalena Penitente”, “Resurrezione di Lazzaro” e tanti altri ancora.
L’arte ha tenuto in vita Caravaggio, grazie a quelle opere, tra cui i dipinti citati che ancora oggi affascinano e non smettono di suggestionare. Con Caravaggio è possibile rivivere il fascino di una pittura che non smette di sorprendere e rivelare dettagli nuovi. Tutti i dipinti hanno qualcosa di speciale, di enigmatico, ma tutti sanno sbalordire allo stesso modo.

[Immagine in evidenza: Vocazione di San Matteo – arteworld.it]

A proposito di Gerardina Di massa

Vedi tutti gli articoli di Gerardina Di massa

Commenta