Il leone di Svevia di Roberto Genovesi I Recensione

Il leone di Svevia di Roberto Genovesi: Recensione

Il leone di Svevia è un libro dell’autore Roberto Genovesi edito da Newton Compton.

Trama

“Dicembre 1250. Durante una battuta di caccia, Federico di Svevia viene colto da un malore improvviso e portato nella residenza di Castel Fiorentino. Le condizioni appaiono sin da subito critiche e a tutti sarà chiarò che Federico di Svevia morirà di lì a poco . Federico convoca quindi al proprio capezzale il fidato Ahmed Addid, capo della guardia saracena e amico d’infanzia per impartirgli un ultimo ordine: vuole ascoltare il racconto della propria vita e comprendere come il mondo lo ricorderà attraverso l’unica voce che non gli mentirebbe mai”.

Il libro di Genovesi si concentra su una figura particolarmente enigmatica, Federico II, ancora oggi oggetto di ammirazione e studio da parte di storici e filologi.

Il leone di Svevia: tra storia e vicende umane

Il racconto è ricco di episodi tra loro diversi, in una cornice narrativa dinamica ed interessante, che non si occupa di un unico elemento, ma descrive diverse situazioni e circostanze storiche.

Il leone di Svevia è un libro storico che affascina per la compostezza che caratterizza la narrazione, il modo di scrivere e, soprattutto, di de-scrivere gli ultimi giorni di Federico II. Avvenimenti vari si susseguono in un continuo evolversi di emozioni e suggestioni.
Proseguendo nella lettura ci si renderà conto che in realtà la connotazione di quanto è scritto non è lineare, ma probabilmente questo è un aspetto voluto dall’autore. Il sovrano ripercorre le vicende della propria vita con l’aiuto del fidato amico Addid sempre presente al suo capezzale.

Il leone di Svevia ricostruisce la parte storica relativa al sovrano, dalla conquista di Gerusalemme alla battaglia di Cortenuova, dai matrimoni di Federico al concilio di Lione, ma il – focus – s’incentra sulle idee e sulla personalità di Federico II, sulle sue idee, sulla sua personalità.

Dalla narrazione viene fuori una figura che stupisce, soprattutto in relazione a quanto si studia tra i banchi di scuola. Se la storiografia italiana ha elevato il mito di un sovrano che rappresentava l’unione di laicismo e teocrazia è pur vero, come si comprende dalla lettura di questo amabile romanzo,che  nella figura di Federico II prevalgono una serie di elementi “moderni” e “illuminati”:  per alcuni era lo stupor mundi, ma ne Il leone di Svevia ogni capitolo mostra le diverse personalità dell’imperatore e non solo le vicende e le gesta militari.

Il leone di Svevia è un romanzo abbastanza lungo che però non annoia e riesce sin dal principio a catturare l’attenzione dei lettori. Forme, eventi, situazioni, suggestioni, emozioni e anche vicende di vita vissuta o rapporti interpersonali, rappresentano il simulacro di un libro unico nel proprio genere.

Questo atteggiamento riflessivo dipende da vari fattori. Può essere un tentativo di analizzare in maniera critica le vicende storico-politiche per dimostrare che, nonostante gli errori commessi in epoche remote, l’essere umano commette sempre gli stessi sbagli. Può trasformarsi in riflessione filosofica o in semplice ritmo della prosa per alternare i giudizi del narratore onnisciente alla trama del romanzo.
In questa ultima prospettiva si inserisce la scrittura di Genovesi,  chiara e semplice, non soggettiva, ma fortemente razionale e ben costruita, che fa luce su una figura controversa e ancora oggi dibattuta; un romanzo adatto agli appassionati di storia e di Medioevo, che mostra ogni aspetto della vita e del pensiero del sovrano.
Il Medioevo è descritto attraverso la figura di Federico di Svevia, con forte accuratezza di dettagli, non propriamente storici, ma rivolti alla personalità del sovrano, che sembrerà quasi di conoscere. È un po’ come se l’imperatore rivivesse grazie alla lettura de Il leone di Svevia.

Il finale sarà tutto da scoprire, in linea con un romanzo che attira l’attenzione sin da subito che, nonostante la lunghezza, non annoia mai e crea un vero e proprio profilo storico perfettamente “contesualizzabile”, mettendo in luce le paure e le preoccupazioni di un uomo arrivato alla fine dei propri giorni.

 

Immagine in evidenza: Newton Compton

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