Il ponte dei sogni (Jun’ichirō Tanizaki): analisi spaziale e temporale

il ponte dei sogni

In Yume no ukihashi (Il ponte dei sogni), romanzo di Jun’ichirō Tanizaki del 1959, accanto a temi ricorrenti nella narrativa di Tanizaki, come la figura della madre, le dinamiche spazio-temporali assumono grande importanza. Le caratteristiche degli spazi attraversati dall’opera sono importanti per capire ciò che vi accade e persino il tempo può scorrere diversamente a seconda del luogo. 

La descrizione degli spazi in Yume no ukihashi

Per quanto riguarda gli spazi, il titolo stesso suggerisce molto. Il ponte dei sogni, infatti, se attraversato porta ad un luogo sospeso, distante dal resto del mondo e che obbedisce a regole diverse. Questo luogo è l’Eremo dell’Airone. Al fine di creare questa atmosfera sospesa, l’ambientazione è senza dubbio molto importante. La descrizione dell’eremo mira a costruire l’idea di un mondo distante, non solo geograficamente, dal resto del mondo. La vegetazione intorno alla casa, che viene descritta dall’esterno verso l’interno, comprende, tra le altre cose, uno stagno, bambù nani e statue in pietra, ed è descritta molto accuratamente, aiutando così il lettore ad entrare all’interno di questo microcosmo.

Ne Il ponte dei sogni, la distanza dell’eremo dal resto del mondo si rispecchia anche nelle abitudini della famiglia che riceve raramente ospiti. La descrizione dei luoghi all’infuori di questo immaginario è diversa, si fa quasi turistica ed esce dal ritmo sospeso a cui l’autore ci ha abituato. È come se, uscendo all’esterno, l’incantesimo creato da Tanizaki si spezzasse, per poi riprendere una volta tornati all’interno dell’Eremo dell’Airone. Un esempio è rappresentato dalla descrizione che fa l’autore della ricerca, da parte di Tadasu, di Takeshi che era stato adottato inizialmente dalla famiglia Nose a Shuzuichino e, in seguito, a Seriu. Leggiamo infatti che: «[p]er andarci si prende la ferrovia per Kibune, la seconda fermata dopo Shuzuichino e si valica il passo di Seriu, entrando in Tamba». Tornando alla struttura spaziale de Il ponte dei sogni, questa si sviluppa ulteriormente all’interno dell’eremo. Così, come il mondo della famiglia è diviso in due parti, l’interno e l’esterno dell’eremo stesso è diviso fra giardino esterno e giardino interno. Le divisioni binarie non si fermano qui e, infatti, il giardino interno è ulteriormente diviso da uno stagno: da un lato vi sono gli alloggi e, dall’altro, altre costruzioni, come il Padiglione dell’Albero della seta e la casa da tè.

Il ruolo dell’acqua in yume no ukihashi

Ne Il ponte dei sogni, poi, la presenza dell’acqua è ricca di significato poiché funge da confine fisico ma al tempo stesso accomuna anche gli spazi che attraversa. L’acqua, infatti, non attraversa solo gli spazi ma anche la storia e assume una grande importanza, riflettendosi anche nel mortaio. Il mortaio ad acqua è infatti un oggetto che ritma, nel vero senso della parola, l’opera. Quando la storia oscilla fra periodi di equilibrio e sbilanciamento, il mortaio è in funzione o no. La funzione del mortaio è infatti collegata al tempo. Il ritmo temporale è regolato dal suono costante e piacevole di un mortaio ad acqua che Tadasu identifica con la madre. Tuttavia, il mortaio non si identifica solo con la madre, ma anche con l’equilibrio. Nel libro si legge infatti che quando il padre sta male: «persino il mortaio di bambù in giardino era troppo rumoroso, e dovemmo bloccarlo». Quando il mortaio viene rimesso in funzione, questo coincide con il tentativo di ricostruzione di un nuovo equilibrio con O–sawa, nuova moglie del padre di Tadasu.

Il tempo nell’eremo dell’airone ne il ponte dei sogni

Il tempo nell’opera scorre attraverso i ritmi della natura, in maniera piuttosto vaga e senza indicazioni precise, salvo alcune eccezioni di cui si parlerà in seguito. Ad esempio, «[u]n mese dopo che l’albero della seta e il melograno avevano perduto i loro fiori». I momenti di equilibrio e squilibrio nella storia sono strettamente collegati alla componente temporale. Un esempio potrebbe essere la descrizione della malattia del padre connessa ad un periodo di pioggia: «[q]uell’estate, dopo la stagione delle piogge, cominciò a trascorrere la maggior parte della giornata riposando». In Yume no ukihashi però, alcune descrizioni temporali si delineano in maniera molto precisa, anche all’interno del mondo sospeso a cui siamo abituati, soprattutto in concomitanza di eventi che rompono gli equilibri all’interno della storia. Un esempio a questo proposito può essere dato dalla descrizione dei momenti precedenti alla morte di Chinu. Leggiamo infatti che: «[p]oi una sera verso la fine di giugno, alle undici, ero appena andato a letto quando mi sentii scuotere da O–sawa che mi diceva di alzarmi». Oppure, nel caso della descrizione della morte del padre: «[v]isse ancora tre giorni, fino ai primi di ottobre».

In Yume no ukihashi, le componenti spaziali e temporali assumono un ruolo molto importante nella storia e, insieme allo stile narrativo dell’autore che oscilla sapientemente fra descrizioni rarefatte e altre più precise, rappresentano punti chiave all’interno di questo libro di Tanizaki.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Genji_emaki_01003_009.jpg#mw-jump-to-license).

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