Tanizaki Junichirō, le 8 opere più significative

Tanizaki Junichirō, le 8 opere più significative

Tanizaki Junichirō è uno degli autori più famosi della letteratura giapponese. Pur non essendo uno scrittore criptico come Kawabata o Mishima, le sue opere sono piuttosto complesse e variegate sia nello stile che per i temi, e il sesso è uno degli elementi principali in molte di esse. Scopriamo qualcosa di più sullo scrittore che si è autoproclamato ‘akumashugisha’ (diabolista), ovvero un uomo dedito a ciò che è diabolico e perverso.

Biografia

Tanizaki Junichirō è nato nel 1886 ed è cresciuto nella città di Tokyo, per questo è definito ‘Edokko’ (Edo è come veniva chiamata prima la città di Tokyo, mentre Ko sta a significare bambino/figlio, quindi ‘Figlio di Edo’). Suo padre pare si lanciasse in una serie di imprese commerciali fallimentari di continuo mentre sua madre, a cui era estremamente legato, era così bella che le sue immagini venivano usate nelle pubblicità di cosmetici dell’epoca. Da giovane Tanizaki studiò letteratura cinese e letteratura classica, appassionandosi a Fujiwara Teika, a trattati buddhisti e perfino all’Ugetsu Monogatari di Ueda Akinari. Successivamente si iscrisse alla Dai ichi Koto Gakkō e poi all’Università Imperiale ma, pur essendo brillante, preferì uno stile di vita decadente e si dedicò al piacere e alle donne. Ad un certo punto si trasferì a Yokohama, un porto commerciale ed avamposto della cultura occidentale in Giappone a cui si appassionò particolarmente. Purtroppo nel 1923 avvenne un terremoto nel Kantō e la sua casa fu distrutta, così Tanizaki si trasferì nel Kansai. Questa era una regione in cui l’occidentalizzazione non era ancora giunta e la tradizione giapponese era ancora fortissima a Kyoto e Osaka, e ciò influenzò anche le opere di Tanizaki. La sua vita sentimentale fu prevedibilmente molto complessa: si sposò con una donna che non corrispondeva al suo ideale di donna bellissima, sensuale e crudele, il matrimonio fallì dopo la nascita della figlia e la moglie finì per risposarsi con uno scrittore dell’epoca, Sato Haruo. Anche il secondo matrimonio di Tanizaki fallì dopo poco e sarà la terza moglie, Matsuko, quella con cui sarà finalmente felice. Secondo alcuni studiosi, Tanizaki avrebbe attraversato varie fasi nella sua scrittura: una fase giovanile legata all’area e alla cultura di Edo, una fase di fascinazione per la cultura occidentale e poi una fase di recupero delle tradizioni giapponesi dopo il trasferimento nel Kansai; tuttavia non tutte le opere seguono alla lettera queste fasi. 

Tanizaki, le 8 opere più significative

  • La sua opera di esordio è ‘Shisei’ (Il tuatuaggio) del 1910, un racconto molto breve che contiene già tutti gli elementi importanti della scrittura di Tanizaki. Si svolge nel Giappone di epoca Edo e parla di un tatuatore di nome Seikichi, che è dotato di eccezionale talento ed è un artista a tutto tondo. Seikichi ha un’ambizione molto forte: trovare una donna bellissima su cui tatuare la propria anima. Un giorno vede passare una portantina con una donna di cui vede soltanto un piede bianchissimo e immacolato, assolutamente perfetto, e ne viene così soggiogato che diventa per lui un’ossessione ritrovarla e poterla utilizzare per una sua creazione artistica. Lo definisce «un piede fatto apposta per succhiare il sangue di un uomo e calpestarne il cadavere» da cui traspare un punto cardine delle figure femminili di Tanizaki: la donna crudele (akujo). Dopo una lunga serie di avvenimenti Seikichi riesce finalmente a ritrovare la donna e a tatuarle un ragno sulla schiena. Tanizaki lo descrive mentre trasmuta come un alchimista la sua anima in inchiostro, e goccia dopo goccia la imprime sulla pelle della donna. Va notato che la donna inizialmente non sia predisposta ad essere una akujo, ma che sia stato Seikichi a risvegliare in lei questa natura mostrandole dipinti “diabolici” e questa dinamica si ripete in diverse opere di Tanizaki.
  • Chijin no ai’ (L’amore di uno sciocco) è un’opera che Tanizaki scrive dopo il trasferimento a Yokohama e che viene pubblicata quando si è ormai trasferito nel Kansai. È un’opera importante perché mette insieme tante caratteristiche letterarie di Tanizaki e si avverte la fascinazione per la cultura occidentale a partire già dalla scelta dei nomi dei personaggi. Naomi infatti è un nome che esiste sia in Giappone che in Occidente, Jōji invece è un nome giapponese ma che potrebbe anche essere la traslitterazione del nome George. La finalità di Tanizaki è sottolineare l’ambiguità tra le nuove culture giunte in Giappone. Naomi è anche lei una femme fatale, ma la particolarità è che il protagonista vuole credere di essere una sorta di Pigmalione. La cresce, si occupa di lei in ogni modo, però, man mano che cresce, si rivolta contro Jōji perché mostra la sua reale personalità e non quella che lui aveva immaginato e desiderava. Il racconto è anche una metafora di ciò che accadeva in quel periodo a Tanizaki: l’infatuazione per la cultura occidentale che ad un certo punto si dimostra essere solo una fantasia che non coincide con la realtà.  
  • ‘Tade kū mushi’ (Il titolo è la prima parte di un proverbio giapponese che sta a significare “a ognuno il suo”), fu pubblicato nel 1928/29, quando Tanizaki viveva già nel Kansai. È proprio qui che vive il protagonista, un uomo di nome Kaname, che ha una moglie con cui il rapporto si è ormai deteriorato. Lui ha un’amante e sua moglie ne ha uno a sua volta, vivono nel modo più amorale possibile. Il padre di sua moglie ha una compagna che è la tipica moglie giapponese del Kansai. Pian piano Kaname, nel frequentare il suocero e nel vedere il suo rapporto con la moglie, rimane incantato dal temperamento placido e dolce della donna e dalle sue abilità nel cucinare e servire il marito. Questo romanzo rappresenta un passaggio ulteriore rispetto a ‘Chijin no ai’, dove Tanizaki era ancora preso dall’Occidente. Qui non solo mette in discussione gli ideali che ha seguito fino a quel momento, ma comincia anche a riscoprire la bellezza della tradizione giapponese.  Questo ritorno alla cultura giapponese è palese anche nel saggio ‘In’ei raisan’ (tradotto come ‘Il libro d’ombra’, anche se sarebbe più corretto ‘Elogio dell’ombra’) del 1931, in cui Tanizaki fa un confronto tra la cultura tradizionale giapponese e quella euro-americana per rivendicare la bellezza del Giappone. Si parla di ombra perché per Tanizaki la cultura Giapponese cerca il piacere nell’ombra, nella discrezione, mentre quella occidentale è una cultura della luce. 
  • Da un certo punto in poi Tanizaki comincia a dedicarsi al romanzo storico, tuttavia sono opere molto complesse poiché al loro interno usa tantissime citazioni, sia vere che inventate di sana pianta. Sono romanzi di grandissimo interesse, ma dove è molto difficile distinguere il vero dal falso.  Uno di questi romanzi particolarmente significativo è ‘Bushukō Hiwa’ (Storia segreta del signore di Busho) del 1935.  Questo romanzo è straordinario perché fitto di scene epiche ma anche molto crudeli. Il libro inizia con una visione del ragazzo che poi diventerà il protagonista, che da bambino mentre si trova in un campo di guerra, va a curiosare nei luoghi segreti dove non potrebbe andare, e vede delle bellissime giovani donne che truccano e acconciano le teste decapitate dei cavalieri. Nonostante la complessità e le scene molto crude è decisamente considerato un suo capolavoro. 
  • Una delle opere più apprezzate di Tanizaki è ‘Sasame Yuki’ (Neve sottile) del 1943-48. È l’unico o forse uno dei pochissimi suoi romanzi privi di elementi sessuali ed è stato paragonato al Genji Monogatari, romanzo chiave della letteratura classica giapponese. Il ritmo di quest’opera si può definire fluviale, scorre con l’impercettibile lentezza della vita quotidiana, non succede niente, ma allo stesso tempo succede tutto. La storia racconta di quattro sorelle, tre vivono insieme a Shiya mentre una a Tokyo. Tutto il romanzo ruota attorno al fatto che bisogna trovare un marito per Yukiko, la secondogenita, altrimenti la più piccola non potrà sposarsi. Le due scene più significative sono quella in cui è descritta una caccia alle lucciole e una in cui le sorelle vanno a vedere i fiori di ciliegio seguendo un rituale ben preciso che ripetono tutti gli anni per tradizione. Nonostante queste scene idilliache e la descrizione di un mondo bello e rarefatto, questo non è un romanzo estetizzante e Tanizaki lo sottolinea nel finale in cui Yukiko deve interrompere il viaggio di nozze con il marito tanto agognato a causa di una dissenteria. Pur non contenendo elementi sessuali, questo romanzo viene, come tutti gli altri, bloccato dalla censura. Questo perché il racconto, che aveva cominciato ad essere pubblicato negli anni della guerra, mostrava la bellezza di un mondo in cui si vive facendo le piccole cose di tutti i giorni e il governo militare giapponese lo considerava una sorta di distrazione, inoltre le quattro donne rappresentavano una volontà di cambiamento della donna giapponese, che invece avrebbe dovuto collaborare allo sforzo bellico essendo moglie e madre perfetta.  
  • In ‘Kagi’ (La chiave) del 1956 vengono riportati, alternandoli, i diari di un professore cinquantaseienne e della moglie di lui, di una decina di anni più giovane. Il professore, poiché ha deciso di godere dei piaceri della carne prima di diventare impotente, ha deciso di rendere più interessanti i propri rapporti sessuali con la moglie, stimolandosi grazie alla gelosia provocatagli dalla sempre più intensa attrazione che la donna prova per il signor Kimura, il suo giovane assistente innamorato della figlia della coppia. La chiave citata nel titolo fa riferimento alla chiave del cassetto dove l’uomo conserva il proprio diario lasciato intenzionalmente in vista, con la speranza che sua moglie lo legga e si comporti poi secondo le sue aspettative. Alla fine l’uomo muore a causa di questi eccessi e la moglie, la figlia e l’assistente, indisturbati dall’evento, pianificano un menage a trois. Il giovane poi sposa la figlia ma dedicherà le sue energie alla madre. 
  • Yume no ukihashi’ (Il ponte sospeso dei sogni) del 1959 è un romanzo breve il cui titolo è anche il titolo di un capitolo del Genji Monogatari e con esso ha alcuni punti in comune. Parla di un ragazzo che ha confuso i ricordi della madre biologica, persa in tenera età, con quelli della matrigna a cui è ossessivamente legato al punto da attaccarsi al seno anche a 18 anni. Ad un certo punto si sposa solo per procurare alla matrigna una serva e fa attenzione a non procreare con la giovane moglie, di cui si libera non appena l’amata matrigna muore, preferendo vivere solo con i suoi ricordi. 
  • Fūten rōjin nikki’ (Diario di un vecchio pazzo) del 1961 è l’ultimo romanzo di Tanizaki. In questo racconto parla di un vecchio ormai molto malandato e quasi sul punto di morire che ha una passione erotica per la nuora e sogna il momento in cui sarà morto e sepolto, perché i piedi della donna calpesteranno la sua tomba. Qui compaiono sia il tema dell’Akujo che il feticismo delle opere giovanili.

Come avrete notato dalle trame e dai temi delle sue opere, Tanizaki è uno scrittore controverso e particolare che ha contribuito a rendere variegata la letteratura giapponese moderna nelle varie fasi della sua scrittura, nonostante i numerosi tentativi di censura governativi. 

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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