Kobane calling on stage, di Zerocalcare | Recensione

Kobane calling on stage, di Zerocalcare |Recensione

Al Teatro Bellini di Napoli il linguaggio teatrale incontra quello della graphic novel con Kobane calling on stage, tratto dall’opera omonima di Zerocalcare e adattato dalla regia di Nicola Zavagli. Lo spettacolo è un progetto di Lucca Crea, per una produzione di Lucca Comics & Games e Teatri d’Imbarco, i cui tredici attori sulla scena hanno dato vita ad una piece ibrida capace di rivolgersi non solo ad un pubblico giovane. Kobane calling sarà on stage dal 10 al 22 maggio 2022.

Un atipico documentario teatrale

Con la sua graphic novel, Zerocalcare narra del suo viaggio insieme ad un gruppo di giovani volontari fino al confine tra la Turchia e la Siria, a pochi chilometri da Kobane, la città assediata dalle forze dello Stato Islamico e dall’ISIS a cui si oppongono i difensori curdi del Rojava. Da un racconto autobiografico scritto a fumetti, quindi, Kobane calling on stage diventa nel linguaggio teatrale una sorta di documentario su una guerra troppo spesso taciuta. Zerocalcare, infatti, si ripropone di portare fuori dal dimenticatoio un conflitto le cui macerie sono ancora presenti a logorare una storia che, per quanto possa essere messa in silenzio, ci riguarda tutti.

Kobane calling on stage con i suoi tredici giovani attori sulla scena tratta quel tema così importante alternando il dramma tragico alla commedia: non spettacolarizza la guerra. ma realizza una rappresentazione teatrale mista tra il gusto pop del fumetto e la promessa di una missione civile. Con una leggerezza rispettosa verso il contenuto raccontato, Kobane calling on stage fa luce su una verità brutale nella sua tragicità e ponendosi in bilico tra la cronaca e il mondo immaginario fumettistico, abbraccia un pubblico variegato tra adulti e giovani. Lo spettacolo, dunque, crea alcuni siparietti al limite del grottesco, suscitando una risata tanto comica quanto altrettanto spietata nella sua tragica realtà: la resistenza circondata da un’inaudita violenza viene messa in continuo paragone con il quartiere romano di Rebibbia – un leitmotiv nelle opere di Zerocalcare – secondo un file rouge ironico che gioca per contrasto, trovando un espediente interessante per veicolare il messaggio di una storia drammatica ma necessaria.

«Trasformare Kobane calling in uno spettacolo è stato un processo difficile ma entusiasmante»

Così dichiara il regista Nicola Zavagli. Kobane calling on stage è frutto di un attento lavoro fatto di letture e riadattamenti, che ha dato l’opportunità al regista di ragionare su una certa commistione di stili apparentemente inconciliabili: «In passato ho lavorato molto sui drammaturghi inglesi e irlandesi, che spesso riescono a fondere comicità e violenza, come raramente avviene nel teatro contemporaneo italiano. Qui ho avuto l’opportunità di giocare su più registri: un’occasione preziosa». Se il teatro è unione e ricerca di un linguaggio che non conosca limiti ma che, anzi, osi per comunicare qualcosa di importante attraverso l’indiscussa abilità tecnica e l’urgenza delle emozioni, Kobane calling on stage ne è sicuramente una dimostrazione, come fa notare a fine spettacolo Daniele Russo, giustamente soprannominato con simpatia come «il padrone di casa», in presenza degli attori e del regista emozionati tra gli applausi scroscianti degli spettatori. A concludere la serata è stato l’intervento di Ylmaz Okan, rappresentante del popolo curdo in Italia, che, davanti a Zerocalcare in persona visibilmente commosso, ha ribadito la commozione per avere preso parte nella produzione di uno spettacolo che si rivela una testimonianza squisita, che senza ricercare fronzoli eccessivi ricorda quanti hanno combattuto a Kobane e quanti ancora continuano a farlo.

Fonte immagine di copertina: Teatro Bellini

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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