La ballata dell’usignolo e del serpente: l’atteso prequel di Hunger Games

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Recensione dell’attesissimo prequel della saga di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente

A otto anni dall’uscita dell’ultimo romanzo della trilogia di Hunger Games, Il canto della rivolta, accompagnata dal fortunatissimo esordio cinematografico della saga con Jennifer Lawrence nel ruolo di Katniss, Josh Hutcherson nel ruolo di Peeta e Liam Hemsworth in quello di Gale, la saga distopica di Suzanne Collins torna in libreria con l’atteso prequel La ballata dell’usignolo e del serpente, edito Mondadori come i precedenti.

Protagonista delle vicende raccontate nel romanzo, questa volta ambientato molti anni prima che si svolgessero gli Hunger Games vinti da Katniss e Peeta, è Coriolanus Snow, quello che i fan della trilogia hanno già imparato a conoscere nel ruolo del Presidente Snow, Presidente di Capitol City e acerrimo nemico di Katniss Everdeen, delle libertà individuali e della rivolta che lei porterà avanti nel corso della trilogia.
Nell’universo distopico ricreato da Suzanne Collins, in questo prequel la guerra che ha distrutto la pace di Panem è già trascorsa, ma il ricordo è ancora troppo recente e la ferita troppo fresca. Gli abitanti di Capitol City, ricchi casati nobiliari i cui nomi richiamano tempi gloriosi ormai andati, hanno perso i loro cari in una guerra da tutti loro ritenuta giusta e necessaria, sebbene dolorosa, per imporre la guida di Capitol sui Distretti, territori i cui nomi vengono semplicemente numerati da 1 a 12, abitati da uomini che vivono in condizioni via via peggiori, che lavorano per la ricchezza e lo sfarzo di Capitol City, che sono ritenuti appena umani e che, soprattutto, ogni anno dalla fine della guerra sono tenuti ad offrire in sacrificio, nel giorno della Mietitura in diretta tv, due Tributi: un giovane uomo ed una giovane donna, di età compresa tra i 12 ed i 18 anni, che dovranno raggiungere Capitol City per combattere in un’arena, sotto i riflettori televisivi, all’ultimo sangue, finché ne sopravviverà uno soltanto, incoronato vincitore di quella edizione degli Hunger Games.
Nell’anno della narrazione, si svolge la Decima edizione, la prima che vedrà i Tributi guidati ognuno dal proprio Mentore, uno studente dell’Accademia che dovrà sostenerli dall’esterno dell’arena e aiutarli, per quanto possibile, in modo da facilitarne la vittoria. L’ambizioso Coriolanus è figlio di una nobiltà decaduta, ha perso i genitori a causa della guerra e vive, oramai ridotto in una decorosa ed insospettabile miseria, con l’altezzosa nonna che, sdegnosa della propria condizione, non smette di curare il proprio giardino di rose bianche (le stesse che l’anziano Presidente Snow curerà fino all’estremo nella trilogia), e la cugina Tigris.

Gli Hunger Games diverranno per il giovane Coriolanus, col ricco premio destinato al Mentore del vincitore, un’occasione imperdibile di riscatto personale e familiare da una condizione che non si confà al suo casato distrutto dalla guerra, in una Capitol City che vede emergere personaggi dal casato inferiore o addirittura originari dei Distretti ma immensamente più facoltosi. Coriolanus sarà mentore di Lucy Gray Baird, una misteriosa ragazza del Distretto 12, il più povero ed emarginato, che incanta i telespettatori con la sua voce da usignolo e li sorprende con una strana familiarità con i serpenti, che in qualche modo sembrano incantati da lei.
Sebbene gli Hunger Games in senso stretto occupino soltanto una metà della narrazione, l’intera narrazione è Hunger Games: la violenza, la brutalità, l’inganno, l’ambizione signoreggiano dentro e fuori l’arena di combattimento, perché l’arena mostra soltanto ciò che la natura umana è in grado di fare quando essa è libera di agire, senza i freni imposti dalla cultura o dal comando.
Mostra, in breve, quanto sia necessario un comando che sia fermo e autorevole, quanto la guida di Capitol City, che schiaccia i deboli e premia i forti, sia necessaria ciononostante al bene comune, per garantire la pace.
Quella che ritroviamo in questo nuovo capitolo di Hunger Games è una Capitol City cinica e brutale come non mai, alla quale la moralità ed il senso etico si piegano per ricercare una nuova moralità che trova nella fedeltà alla causa patriottica la spiegazione etica ad ogni brutalità commessa. Capitol City è vera protagonista del romanzo, la ragione dei profondi mutamenti che il lettore riscontra nel giovane, orgoglioso, scaltro ma ancora plagiabile Coriolanus, che diverrà, con la forza delle proprie azioni, attraverso inganni e tradimenti, l’uomo geniale e crudele che i lettori di Hunger Games già conoscono: Coriolanus si trasformerà, pagina dopo pagina, assetato di potere ed ambizione, nel Presidente Snow, ancor prima di arrivare a tale carica.

La ballata dell’usignolo e del serpente è un romanzo avvincente, godibile e ricco di colpi di scena che fa luce sul passato di un personaggio il cui ruolo è centrale nella trilogia e nelle dinamiche di potere di Capitol City.
Un romanzo dal fortissimo potenziale cinematografico, che verrà a pieno sfruttato dalla Lionsgate, che si è già fedelmente occupata della trasposizione cinematografica della trilogia ed ha già confermato l’arrivo di un nuovo, attesissimo, film. Non resta che chiedersi quale attore verrà scelto per interpretare il giovane (ancora non) Presidente Snow.

 

Immagine in evidenza: https://www.librimondadori.it/libri/hunger-games-ballata-dellusignolo-e-del-serpente-suzanne-collins/

A proposito di Giorgia D'Alessandro

Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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