La gente di Napoli di Vincenzo De Simone: intervista al curatore

La gente di Napoli di Vincenzo De Simone: intervista al curatore

La gente di Napoli di Vincenzo De Simone è un progetto fotografico e di indagine sociale molto interessante, basato sull’osservazione diretta delle vite che animano la città di Napoli.

Cosa vuol dire essere napoletani? Cosa significa far parte del ricco tessuto urbano e umano partenopeo? Cosa vuol dire Napoli?

La “gente di Napoli” si mostra e attraverso le fotografie e le didascalie ad ognuna di esse dà la propria risposta quasi simbolicamente “rivolgendosi” all’obiettivo fotografico che la “osserva” e silenziosamente la “interroga”.

Uno studio “combinato”, fra discipline umane e fotografiche, dunque, da cui è nato un libro, presentato recentemente al PAN; un progetto perpetuamente in fieri, dato che può svilupparsi e quindi modificarsi costantemente insieme all’uomo e alla società.

Abbiamo intervistato Vincenzo De Simone, fotografo e psicologo, curatore del libro e del progetto.

La gente di Napoli di Vincenzo De Simone: l’intervista

Da un punto di vista “tecnico”, cos’è e come appare, nelle intenzioni, il progetto La gente di Napoli? Quali sono stati gli esiti della ricerca fino ad oggi condotta?

La gente di Napoli è un progetto nato dall’amore per la propria città, per la cultura, per le innumerevoli sfaccettature di un luogo che vive di una complessità intrinseca che lo rende sociologicamente unico. È un amore quasi romantico per il proprio territorio, che come tale si trasforma in necessità di conoscere, sviscerare, approfondire.
Napoli è una mescolanza fra pensieri molto diversi fra loro, quasi caotici. C’è da dire che è un campo di studio molto difficile da formalizzare e che poi, in realtà, formalizzato eccessivamente potrebbe anche portare a perdere varie sfaccettature che fanno parte del napoletano. Abbiamo raccolto testimonianze che erano l’una l’opposta dell’altra e che rappresentavano la personalissima opinione di ciascun individuo.
Dalle varie co-occorrenze analizzate, i dati ottenuti sembrerebbero confermare l’ipotesi secondo la quale le caratteristiche personali dei soggetti abbiano un peso nel tipo di opinione formulata su Napoli. I risultati mostrano, infatti, una distribuzione netta dei risultati rispetto alle diverse variabili considerate: ad esempio, prendendo in esame la variabile “età”, è possibile osservare una marcata prevalenza dei pensieri formulati. Tale prevalenza  non si riflette unicamente nel carattere positivo/negativo delle risposte, bensì sembrerebbe suggerire un’estremizzazione delle risposte nei più giovani e una tendenza, in età più avanzata, ad una riflessione più orientata verso sentimenti nostalgici o di rivalutazione.

Il progetto La gente di Napoli mescola l’arte fotografica allo studio psicologico e sociologico; quanto queste discipline hanno in comune?

La fotografia ha un legame strettissimo con la psicologia e la sociologia: racconta tutto di te, delle persone e dei paesaggi che fotografi. Da psicologo trovo interessante creare immagini che trasmettano un messaggio, un’idea riguardo il comportamento umano, riguardo le emozioni e le relazioni. C’è sempre una storia che merita di essere raccontata e questo è quello che cerco di perseguire con il mio progetto. Con la sua creazione mi avvicinavo per la prima volta al mondo del ritratto, lo specchio dell’anima. Lo studio accademico risulta indispensabile per poter codificare emozioni, sensazioni e modi di fare degli intervistati.

Ad ogni fotografia è stato associato, come ne costituisse una didascalia ben definita, un pensiero proprio della persona ritratta. Come possiamo interpretare, nelle tue intenzioni, questa scelta combinata di immagini e parole?

La gente di Napoli raccoglie dei visi, dei volti, che nascondono delle storie, delle esperienze, delle narrazioni che possono sfuggire a quella che è la vulgata comune sulla nostra città. Tutto ciò assume un aspetto quasi empatico, l’immagine assume un senso e una motivazione con le parole degli intervistati. Credo che presto i volti potranno essere il nuovo mezzo di comunicazione che possono andare oltre le mille parole e aggettivi per definire Napoli perché non credo esistano parole a sufficienza per poter spiegare il legame tra questa terra e la sua gente.

Quali sono state le sensazioni riscontrate, quali le emozioni trasmesse, durante il progetto e successivamente alla raccolta delle fotografie?

Creare una sorta di community è stato soddisfacente, un luogo dove poter unire gli abitanti e coloro che amano la nostra città anche non abitando qui. Dare la possibilità alle persone di esprimere un proprio pensiero e farlo leggere a tanti altri è molto gratificante. Questo rappresenta un’idea che può spingere i napoletani a riappropriarsi della loro città, occupando simbolicamente, e per sempre con uno scatto, i quartieri, le strade, gli spazi in cui si trovano e nel contempo spingere i tanti cittadini non napoletani che la abitano o i turisti di passaggio a raccontarne i suoi profili di spiccata multiculturalità e multietnicità.

Scattare una fotografia vuol dire entrare in contatto col soggetto ritratto, creare un ponte, un asse, un canale in qualche modo dialogici. Cosa ha significato per te, Vincenzo, ritrarre la “gente di Napoli”?

Ogni giorno la fotografia mi permette di immortalare gli attimi più significativi della mia vita e delle persone che mi circondano. Non è facile descrivere e comprendere Napoli, un grande e immenso quartiere dove convivono culture e diversi modi di vivere. Dietro ogni finestra c’è una storia e ogni persona è una luce. Ogni volta che ho fotografato una di loro, un po’ della loro luce è diventata parte di me ed è stato un modo per conoscere soprattutto me stesso e di come interfacciarmi con gli altri.

Come si diceva, il progetto potenzialmente ha un carattere perennemente in fieri; accanto a questo, quali sono i tuoi prossimi progetti, sia fotografici che afferenti alle discipline psicosociali?

La gente di Napoli continuerà sicuramente con nuovi format e nuovi obiettivi e risultati per la ricerca psicosociale. Mi piacerebbe lavorare ancora su Napoli unendo fotografia e psicologia, nuove tecnologie e discipline accademiche.

Ringraziamo Vincenzo De Simone. 

Si può acquistare il libro La gente di Napoli, che raccoglie le fotografie del progetto accompagnate da illustrazioni e contributi critici cliccando qui.

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Il XIX secolo è stato un periodo di straordinaria fioritura letteraria, che ha visto nascere alcuni dei romanzi del 1800 più importanti e influenti della storia. Questi romanzi del 1800, caratterizzati da una grande attenzione ai sentimenti, alle emozioni, alla psicologia dei personaggi e alla rappresentazione della società, continuano a essere letti e apprezzati ancora oggi. In questo articolo, ti proponiamo una selezione di romanzi del 1800, classici imperdibili che offrono uno spaccato della vita, dei valori e delle contraddizioni di un'epoca affascinante. Jane Eyre di Charlotte Brontë: un romanzo di formazione vittoriano Jane Eyre, pubblicato nel 1847 da Charlotte Brontë sotto lo pseudonimo di Currer Bell, è uno dei romanzi del 1800 più amati e letti. È un romanzo di formazione che segue la vita di Jane Eyre, un'orfana che, dopo un'infanzia difficile, trova lavoro come istitutrice presso la dimora di Thornfield Hall. Qui si innamora del suo datore di lavoro, il misterioso Mr. Rochester, ma la loro storia d'amore è ostacolata da segreti e colpi di scena. Un classico tra i romanzi del 1800. Trama, temi e significato di Jane Eyre: un'eroina indimenticabile Jane Eyre è molto più di una semplice storia d'amore. È un romanzo che affronta temi importanti come la condizione femminile nell'epoca vittoriana, la ricerca dell'indipendenza e dell'autonomia, la lotta contro le convenzioni sociali, il conflitto tra passione e ragione, e il significato della moralità e della religione. Jane Eyre è un'eroina forte, indipendente e appassionata, che sfida le convenzioni del suo tempo e lotta per affermare la propria identità. È sicuramente uno tra i romanzi del 1800 più significativi. L'Educazione Sentimentale di Gustave Flaubert: amore e disillusione nella Parigi del XIX secolo L'Educazione Sentimentale, pubblicato nel 1869 da Gustave Flaubert, è uno dei romanzi del 1800 più importanti della letteratura francese. È la storia di Frédéric Moreau, un giovane di provincia che si trasferisce a Parigi per studiare legge, ma che si lascia coinvolgere dalla vita mondana e dalle passioni amorose. Frédéric si innamora di Madame Arnoux, una donna sposata, e la sua ossessione per lei lo porterà a trascurare i suoi studi e le sue ambizioni. Uno tra i più importanti romanzi del 1800. Analisi e contesto storico de L'Educazione Sentimentale L'Educazione Sentimentale è considerato un romanzo realista, che offre un ritratto accurato e spietato della società francese del XIX secolo, in particolare della borghesia parigina. Flaubert descrive con maestria le illusioni, le delusioni, le ambizioni e le frustrazioni di una generazione che ha vissuto i rivolgimenti politici e sociali del 1848. Il romanzo è anche una riflessione sulla natura dell'amore, dell'arte e della vita stessa. Tra i romanzi del 1800, questo si distingue per la prosa. 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Temi, struttura e importanza di Middlemarch nella letteratura inglese Middlemarch è un romanzo ambizioso e complesso, che offre un ritratto dettagliato e realistico della società inglese del XIX secolo. George Eliot analizza con profondità psicologica i suoi personaggi, esplorando le loro motivazioni, i loro conflitti interiori e le loro relazioni. Il romanzo è anche una riflessione sulla natura umana, sul progresso, sul cambiamento sociale e sul ruolo dell'individuo nella storia. È uno dei romanzi del 1800 più importanti per la sua completezza e profondità. I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij: un capolavoro russo Tra i romanzi del 1800 più importanti e influenti, non si può non citare "I Fratelli Karamazov" di Fëdor Dostoevskij. Pubblicato nel 1880, è l'ultimo romanzo dello scrittore russo, considerato da molti il suo capolavoro e uno dei vertici della letteratura mondiale. La storia ruota attorno al parricidio di Fëdor Karamazov e alle vicende dei suoi tre figli legittimi (Dmitrij, Ivan e Alëša) e del figlio illegittimo Smerdjakov. Approfondimento su: I fratelli Karamazov "I Fratelli Karamazov" è molto più di un romanzo giallo o di un dramma familiare. È un'opera profondamente filosofica, che affronta temi cruciali come l'esistenza di Dio, il libero arbitrio, la colpa, il peccato, la redenzione, la natura del male e il significato della sofferenza. Dostoevskij esplora le profondità dell'animo umano, mettendo a nudo le passioni, i conflitti interiori e le contraddizioni dei suoi personaggi. Il rosso e il nero di Stendhal: un classico francese Altro grande classico tra i romanzi del 1800 è "Il rosso e il nero" di Stendhal, pubblicato nel 1830. Il romanzo narra le vicende di Julien Sorel, un giovane di umili origini che, grazie alla sua intelligenza e ambizione, riesce a farsi strada nella società francese post-napoleonica. Diviso tra l'ammirazione per Napoleone e il desiderio di ascesa sociale, Julien intraprende la carriera ecclesiastica e quella militare, intrecciando relazioni amorose con donne potenti. Approfondimento su: Il rosso e il nero "Il rosso e il nero" è un romanzo di formazione, ma anche un'acuta analisi psicologica e una critica della società francese della Restaurazione, con le sue ipocrisie e le sue rigide gerarchie sociali. Stendhal, attraverso il suo stile asciutto e analitico, delinea un personaggio complesso e affascinante, diviso tra l'ambizione, l'amore e l'ideale di grandezza. Il titolo stesso, "Il rosso e il nero", è emblematico di questa ambivalenza, rappresentando le due possibili carriere di Julien (quella militare, in rosso, e quella ecclesiastica, in nero) o, secondo altre interpretazioni, la passione e la morte. Fonte dell'immagine in evidenza: Pixabay.

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A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Giornalista pubblicista. Contatti: [email protected] [email protected]

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