Leggere La paura in Giappone di Marta Berzieri è come aprire una finestra su un mondo che affascina e inquieta allo stesso tempo. L’autrice, profonda conoscitrice della cultura giapponese, ci guida con competenza e passione in un universo popolato di creature misteriose, spiriti capricciosi e leggende antiche che ancora oggi fanno parte del quotidiano nipponico. Si percepisce il lavoro minuzioso dietro questo saggio: ogni pagina trasuda ricerca, curiosità e soprattutto rispetto per una tradizione che, pur lontana, riesce a sembrare vicina e familiare.
Il libro è una sorta di mappa dell’immaginario giapponese, dai yokai, creature talvolta buffe e talvolta terrificanti, fino ai demoni che abitano le montagne e i boschi. Ci sono figure che spaventano, altre che proteggono e altre ancora che sembrano divertirsi a confondere chi incrocia il loro cammino. Ogni spirito ha un nome, una storia e una personalità che Marta Berzieri tratteggia con una precisione quasi cinematografica. Come non rimanere colpiti dalla Yukionna, la donna della neve, che incanta con la sua bellezza glaciale per poi rivelarsi letale? O dai Baku, che divorano i nostri incubi, lasciandoci un sonno tranquillo? Ogni figura sembra uscire dalle pagine e prendere vita, come se anche noi fossimo trasportati in quelle leggende che, pur così radicate in un’altra cultura, finiscono per parlare anche a noi.
Le creature che incarnano la paura in Giappone
Ciò che rende unico La paura in Giappone è il suo approccio universale: ogni “mostro” è evocato dai pensieri più reconditi dell’uomo. L’autrice vuole rappresentarci, tramite quest’opera, come le paure plasmino idee e concetti e come, in un luogo unico per territorio e cultura, queste vengano poi modellate. Osserviamo come ogni entità descritta nel tempo subisca delle variazioni, si adatti ai tempi e approfitti delle nuove angosce che lo sviluppo ha generato.
Marta Berzieri non si limita, quindi, alla semplice catalogazione e descrizione, ma intreccia continuamente la descrizione al processo mentale e sociale che si cela dietro la nascita di ogni singolo “mostro”. Molto interessante, inoltre, è il parallelismo tra Giappone e Italia richiamato dall’autrice, che evidenzia come anche l’Italia, sebbene in maniera meno sviluppata e particolare, sia un Paese in cui la scaramanzia e le credenze popolari facciano parte dell’eredità culturale.
Conclusione
Alla fine del libro La paura in Giappone, ci si sente quasi parte di quell’universo così ricco e stratificato. L’autrice non solo informa, ma coinvolge: ogni storia, ogni descrizione è un piccolo viaggio che ci fa scoprire non solo il Giappone, ma anche una parte di noi stessi. È un libro semplice e veloce, adatto non solo agli amanti della cultura nipponica, ma a chiunque voglia lasciarsi stupire da un mondo in cui il fantastico e il reale si mescolano senza mai perdere il loro fascino.
Fonte immagine: Caravaggio editore