L’albero della nostra vita di Joyce Maynard | Recensione

Joyce Maynard

L’albero della nostra vita, pubblicato da NN Editore nella traduzione di Silvia Castoldi, è l’ultimo romanzo di Joyce Maynard, celebre autrice statunitense: uno splendido romanzo di formazione, che si avvale di una prosa asciutta ma coinvolgente, e che segue i protagonisti attraverso un trentennio di gioie, dolori, sfide, perdite e vittorie. Un trentennio di vita vissuta, senza finzioni, che lascia cicatrici indelebili nell’anima, che soltanto il balsamo del perdono riesce ad alleviare: perdono degli altri e di sé stessi, per i propri errori, per le proprie debolezze, per il male fatto e ricevuto, perché risiede nel perdono l’unico segreto per andare avanti, nonché la forma più alta e più vera di amore.

Joyce Maynard ed il romanzo delle radici

Eleanor è un’illustratrice di libri per bambini che, a seguito del successo della propria serie di romanzi, riesce a soli vent’anni ad acquistare una fattoria nel New Hampshire. Qui conosce Cam, un uomo buono ma del tutto privo di senso pratico, che sbarca il lunario costruendo bellissime ciotole in legno che poi non riesce a vendere: è amore a prima vista, e i due, nell’America degli anni Settanta, conducono una vita semplice ed ordinaria, circondati dall’amore dei tre figli, Alison, Ursula e Toby, dei vicini e degli amici.
Il romanzo di Joyce Maynard ruota attorno al concetto di radici: le radici della propria storia personale e familiare d’origine, la storia personale che s’intreccia con la Storia collettiva, dove i destini individuali s’incrociano con quelli universali, le nuove radici che si piantano insieme al compagno di vita e che fanno germogliare una nuova pianta, il più prodigioso dei miracoli che sia dato all’uomo di generare: un figlio.
Ciononostante, L’albero della nostra vita è un romanzo che non ha paura di mostrare gli aspetti più difficili della quotidianità della vita familiare e che anzi, trova nella rappresentazione di questi e del loro superamento il suo punto di forza: le gravidanze ed il loro carico fisico ed emotivo, la gestione della casa, ancora troppo spesso sulle sole spalle delle donne, il bilancio economico da affrontare ogni mese, tra lavori precari e spese impreviste, il cambiamento della coppia nel matrimonio, che un noto detto considera “tomba dell’amore” e, ancor di più, il cambiamento della coppia con l’avvento dei figli, il vano tentativo di proteggerli dal dolore e la lucida, terribile consapevolezza che ciò non sia possibile e che questi dovranno, prima o poi, scontrarsi con la vita e le sue difficoltà. 
Eppure, nonostante ciò, i legami familiari sono ciò che, più di ogni altra cosa, definisce la protagonista del romanzo, Eleanor, che non saprebbe immaginare la sua vita senza i figli, senza suo marito Cam, senza la fattoria, senza il Vecchio Signor Frassino, albero secolare che ha visto crescere i suoi figli – l’incrollabile certezza mentre tutto, attorno, cambia, a volte irrimediabilmente, come irrimediabilmente muta la vita della famiglia a seguito dell’incidente che coinvolge Toby e che ha il potere di sparigliare completamente le carte in tavola, rimettendo tutto in discussione.  

L’albero della nostra vita è la conferma che non è necessaria una grande storia per scrivere un grande romanzo. Consigliato agli amanti delle saghe familiari e a chiunque cerchi una storia ordinaria, ma insieme intensa ed emozionante, L’albero della nostra vita è un romanzo indimenticabile dal quale è impossibile staccarsi, del quale non vorremmo mai leggere l’ultima pagina. 

A proposito di Giorgia D'Alessandro

Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

Vedi tutti gli articoli di Giorgia D'Alessandro

Commenta