Le notti bianche di Dostoevskij | Recensione

Le notti bianche di Dostoevskij

Crescere libreria editrice ci offre la versione integrale a cura di Aleksei Bukowski de Le Notti bianche di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, romanzo giovanile dello scrittore composto nel 1848.

Breve biografia di Dostoevskij

Fëdor Michajlovič Dostoevskij nacque a Mosca l’11 novembre 1821.
Egli venne indirizzato alla carriera militare che, terminati gli studi, abbandonò per potersi dedicare alla scrittura, passione trasmessagli dalla madre. Nel 1849 venne arrestato poiché appartenente ad un circolo letterario socialista e dovette scontare quattro anni di lavori forzati in Siberia. Fu proprio grazie a questa tremenda esperienza che lo scrittore riuscì a plasmare le migliori personalità all’interno delle sue opere, così come le sue riflessioni. Dopo essersi arruolato come soldato a Semipalatinsk, vicino il confine cinese, scriverà i suoi capolavori: I fratelli Karamazov, Delitto e castigo, L’idiota e molti altri.
Morì a causa di problemi di salute il 28 gennaio 1881 a San Pietroburgo.

Trama de Le notti bianche di Dostoevskij: i 4 incontri notturni di due giovani incasinati

La San Pietroburgo ottocentesca è teatro, agli occhi di un giovane sognatore, di una romantica, seppur di effimera durata, storia d’amore, la quale ricorda «una di quelle notti che forse possono esistere soltanto quando si è giovani». La magia di quella notte, nella quale avviene l’incontro con la brunetta che gli ruberà il cuore, è già preannunciata nell’aria: la stessa aria che lui respirava nella malinconia e nella solitudine, stavolta è piena di un’inaspettata felicità. Così, alle 22:00, sulla riva del canale, egli intravede una donna di nome Nàst’enka che, appoggiata sul parapetto, è avvolta nei suoi pensieri, ammaliante e piangente al punto tale da fargli stringere il cuore.  

La fanciulla è vittima di un uomo instabile, che riesce a fuorviare grazie all’aiuto del giovane. Ella, dopo essergli stata riconoscente del riguardoso gesto, intraprende una complessa conoscenza con lui, la quale avviene in quattro lunghe notti. Entrambi si aprono e confidano come due consiglieri, ma con la consapevolezza che lui non si dovesse innamorare di Nàst’enka, la quale ribadisce all’interno della lettura «Io vi conosco come se fossimo amici da vent’anni». Tuttavia, tale raccomandazione non frena i sentimenti del giovane, il quale si innamora sempre più della ragazza, pur consapevole che lei vivesse in condizioni particolari: tra la nonna cieca che la teneva attaccata a sé con una spilla e un amore del passato incompiuto, dubbioso e forse non ancora terminato.

Analisi e riflessioni

Il libro Le notti bianche di Dostoevskij è suddiviso in 6 sezioni: Prima notte, Seconda notte, La storia di Nàst’enka, Terza notte, Quarta notte e un breve capitolo finale intitolato Il mattino. È scritto in prima persona e il linguaggio è abbastanza semplice e confidenziale nelle parti narrative e descrittive, dando l’impressione che il protagonista stia rammentando di se stesso e della sua storia con qualcuno che ritenga vicino a sé, ossia il lettore; ma tende ad alzarsi specialmente nei suoi monologhi, allo scopo di rivendicare con molta probabilità che egli tuttavia fosse un intellettuale colto.
Le figure principali del racconto sono:

  • Il sognatore, il protagonista della storia vive di più all’interno del proprio immaginario che nella realtà, nel mondo del sognatore: egli stesso lo definisce un mondo a parte lontano dall’ordinario, tanto che nel momento in cui si diviene parte di questa dimensione, diventa difficile uscirne e ci si dimentica di vivere davvero;
  • La solitudine, anch’essa sostanza del giovinetto che è un profondo amatore di ciò che lo circonda, ma al contempo si ritrova solo con le proprie osservazioni e i suoi sogni;
  • L’amore, il sentimento che riuscirà ad irrompere nella sua solitudine, riuscendo finalmente a far aprire il suo cuore a qualcuno.

Il finale di Le notti bianche di Dostoevskij può lasciare inizialmente titubanti, in particolare a causa dell’ultima citazione presente all’interno dell’ultimo capitolo, che sfocia in un importante quesito: «Mio dio! Un intero attimo di felicità! È forse poco, sia pure esso l’unico in tutta la vita di un uomo?»
La risposta, se proviamo a leggere bene il libro e a codificare il vissuto amoroso del protagonista, sarà di si, alla fine.

Un’affermazione recondita di dolore, ma la quale possiede la motivazione che ha giustificato i mezzi: l’unico attimo di felicità del giovane sognatore è stato proprio quello di riuscire, anche se solo per un’unica volta, a distaccarsi dal proprio mondo e dalla propria solitudine. Questo è qualcosa di cui lui alla fine non si pente e ne sarà grato all’amata, perché è riuscito a provare emozioni autentiche che non si rifanno alla sfera onirica. Realizza così il suo più grande desiderio, ovvero non vivere in un’ideale, ma bensì godere di tutto ciò che i sentimenti e l’amore possono offrire nell’attimo, nel presente, l’unico momento che davvero conta.

Fonte immagine “Le notti bianche di Dostoevskij | Recensione”:  edizione del libro a cura di Crescere Editrice

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