Il Pentateuco di Dostoevskij: i 5 grandi romanzi della maturità

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Il Pentateuco è un ciclo di 5 grandi romanzi della maturità dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, scritti tra il 1865 e il 1880, con temi ben chiari e riconoscibili nelle opere dell’autore: la mancanza di denaro e i debiti, le malattie e i problemi di famiglia. Uno scrittore classico con un bagaglio di opere chiave nella letteratura russa e mondiale, che fanno riferimento a un’epoca molto importante da cui Dostoevskij è molto influenzato.

La Russia nell’Ottocento è in un  periodo molto dinamico, dominata dal movimento filosofico, artistico e letterario del Romanticismo di origine europea. La Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Industriale si sono imposte in una concezione ben definita che diversificava le classi, mentre il Romanticismo rompe quella idilliaca normalità diffondendo diverse ideologie che portano a ragionare sulla società e le sue classi, sulle metropoli industrializzate rifiutando la concezione della centralità dell’uomo e dell’esistenza di Dio. Il Romanticismo porta così la visione filosofica tedesca del nichilismo e quella basata sulla lotta e il conflitto marxista.

Fëdor Michajlovič Dostoevskij è uno scrittore russo e uno degli autori più illustri del romanzo russo dell’Ottocento. Oltre a essere scrittore è anche un pubblicista, traduttore e pensatore riconosciuto uno dei pilastri della letteratura russa. Insieme ad un grande scrittore, Lev Tolstoj, i due furono i principali protagonisti della rivoluzione letteraria nell’Ottocento russo.

Il Pentateuco di Dostoevskij

1. Delitto e castigo

È il primo romanzo che apre il Pentateuco di Dostoevskij. Scritto tra il 1865 e il 1866, inizialmente esce in capitoli sulla rivista Russkij vestnik per poi essere pubblicato in un volume unico l’anno successivo. Quando uscì sulla rivista, Dostoevskij fu costretto a scrivere i capitoli molto velocemente poiché chiese soldi in anticipo. Il titolo dell’opera è letteralmente tradotto dal russo come Crimine e pena e si ricollega all’opera italiana Dei Delitti e delle pene di Cesare Beccaria; l’argomento principale è la ribellione alle leggi della convivenza umana. Il protagonista dell’opera è un giovane dal nome Raskolnikov, nome che permette al lettore di intendere da subito l’argomento del libro, esso infatti  non è altro che un derivato del sostantivo raskol, tradotto dal russo come scisma, divisione.

La trama è molto semplice, il fulcro è l’uccisione di una vecchia usuraia da parte del giovane spinto dall’ideale che al mondo esistano due tipi di persone: chi ha diritto di esistere e chi invece trema. La sua decisione è scaturita dal fatto che si senta superiore in quanto parte delle persone che hanno il diritto di esistere, invece per lui la signora è parte della massa e dunque la uccide insieme a un’altra persona che si trova lì per caso ma testimone dell’uccisione. La co-protagonista del libro è una ragazzina, Sonja, semplice e devota ma costretta a prostituirsi per aiutare la famiglia molto povera. Dunque, principale e significativo per il protagonista è l’ossessione di decidere chi può vivere e chi no, sostituendosi a Dio che è al di sopra di tutto. Tuttavia, molto presto Raskolnikov capirà che non è possibile sostituirsi a Dio, difatti la seconda parte del libro si può definire come la redenzione del personaggio che si costituisce sotto consiglio di Sonja e diviene prigioniero in Siberia. I temi filosofici si riferiscono alla concezione nietzschiana del super-uomo, passando dal titanismo e l’onnipotenza iniziale al riconoscimento della propria colpa, che si riconosce nella trasformazione interiore nel personaggio di Raskolnikov.

2. L’idiota

È il secondo libro del Pentateuco, che Dostoevskij scrive all’estero tra il 1868 e il 1869, quando si reca in Germania, Svizzera e Italia. Il libro presenta una serie di personaggi, ciascuno dei quali svolge un ruolo fondamentale: il protagonista, il principe Myškin, rappresenta il bene assoluto, è un’anima buona che non riesce a trovare il male all’interno degli altri uomini, spesso descritto come l’idiota a causa di questa sua purezza e innocenza che vanno in contrasto con una società gremita di cinismo e corruzione; Nastasja è una donna tormentata e amante di Rogozin, vuole essere salvata dal principe per liberarsi dell’amante, senza riuscirci.

Una storia tumultuosa, ricca di confessioni e con la particolarità di presentare personaggi che non sono mai statici ma che passano attraverso delle significative evoluzioni interiori.« La bellezza salverà il mondo» è una delle frasi più celebri del libro, Dostoevskij parla però di bellezza spirituale e allude, dunque, alla religione che si riferisce a una armonia tra mente e anima, che però nessuno dei personaggi riesce a raggiungere. Con il personaggio del principe, lo scrittore scrive del bene assoluto e dell’idea del bello.

3. I demoni

Terzo romanzo del Pentateuco, scritto tra il 1871 e il 1872. Dostoevskij, dopo essere rientrato a Pietroburgo, trascorrerà l’ultimo suo decennio in relativa tranquillità.

Si tratta di uno dei romanzi più filosofici dell’autore e ha come tema principale l’esistenza di Dio a cui si accompagnano altri temi sociali, politici e psicologici, nonché il problema del nichilismo che in quel momento era molto sviluppato in Russia. Il romanzo si basa su eventi reali: gli avvenimenti del 1869, anno in cui un gruppo di rivoluzionari tenta di assassinare l’ambasciatore francese a San Pietroburgo. Dostoevskij riesce così a parlare della società russa dell’epoca, della psicologia dei personaggi e le idee politiche e ideologiche.

L’opera presenta diversi tipi di personaggi che rappresentano diverse sfaccettature della società russa: radicale, conservatrice, aristocratica, ecclesiastica. Il protagonista dell’opera è Stavrogin, schizofrenico e asociale, l’altro è Pëtr Verchovenskij, un nobile a capo di una cellula terroristica atta a sovvertire le leggi dello Stato. Tra i temi vi sono: il suicidio educativo che culmina nella figura di Aleksej Nilič Kirillov, il quale afferma che Dio non esiste e per dimostrare il suo pensiero di suicida; la religione con la questione dell’esistenza di Dio e della ricerca di come vivere la propria fede e spiritualità; la questione sociale che riguarda l’evoluzione dei personaggi da un inizio rivoluzionario e ateo a una fine dedita alla religione e conservatrice.

4. L’adolescente

È il quarto libro del Pentateuco di Dostoevskij, pubblicato nel 1875 sulla rivista Otečestvennye zapiski. Il titolo serve a raffigurare il momento del passaggio dell’individuo dalla giovinezza alla vita adulta tramite l’esplorazione di dinamiche psicologiche e sociali dell’adolescenza e una ben profonda analisi di conflitti interiori. Il protagonista è Arkadij Makarovič Dolgorukj, un giovane di vent’anni che ha appena finito il liceo e si trasferisce a San Pietroburgo dopo la morte del padre. Il protagonista è un ragazzo che ancora non ha trovato la sua strada e Dostoevskij si cimenta a raccontare della maturazione in uomo adulto, delle complessità che dovrà affrontare e del suo desiderio di affermarsi e trovare un posto nel mondo. Tra i temi del romanzo, Dostoevskij affronta la crisi di identità che si ritrova nel passaggio tra età adolescenziale e età adulta, la lotta per l’indipendenza e le relazioni familiari come le tensioni tra genitori e figli, la critica sociale e le ambizione e fallimento.

5.  I fratelli Karamazov

È il quinto e ultimo romanzo del Pentateuco ed è uno dei più importanti, il più filosofico, complesso e tormentato di Dostoevskij. L’idea iniziale era un’opera ancora più ampia dal titolo Storia di un grande peccatore. L’opera fu pubblicata da Dostoevskij prima di morire, la quale avvenne due mesi dopo la pubblicazione del volume unico nel 1881. I temi del romanzo sono diversi: centrale è il parricidio, ancora importante è la dialettica tra bene e male e lo scontro fra le scelte di cuore e di ragione; sono temi profondi e complessi che si soffermano sulla morale, religione, filosofia, psicologia e sull’analisi della natura umana.

La storia, come suggerisce il titolo, ha come protagonisti i tre fratelli Karamazov: Aleksej, Ivan e Dmitrij e ruota attorno all’uccisione del loro padre Fëdor Pavlovič, personaggio poco piacevole e violento. Nonostante siano stati giudicati non colpevoli, i tre figli legittimi sono considerati i responsabili del degrado morale in cui avvenne l’uccisione del padre. Dostoevskij elabora un’accusa molto chiara « la società non può reggersi su dei rapporti umani instabili, su delle istituzioni fragili e su una totale mancanza di principi morali». I tre figli rappresentano ognuno un tipo di personalità e prospettiva sulla vita: Dmitrij è impulsivo e passionale, rappresenta infatti l’impulso umano e la lotta fra bene e male; Aleksej, un giovane dallo spirito puro e compassionevole, segue la fede e spesso si impersonifica come la parte ragionevole e compassionevole. Infine Ivan, l’intellettuale scettico e cinico che sfida l’esistenza di Dio con profondi dilemmi filosofici. Ivan è anche protagonista del capitolo che tratta della famosa leggenda Il Grande Inquisitore, nel quale viene presentato un poema immaginario che affronta le implicazioni del libero arbitrio e della sofferenza umana.

Fonte immagine: Wikipedia

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