Recensione del romanzo L’orchidea marina di Francesca Colella
Un omaggio alla mia terra e alla mia isola, Ischia, che fa da sfondo alla storia, con i suoi scenari unici e stupefacenti, che non mancano mai di suscitare emozioni, accendendo cuore e immaginazione.
Queste le parole che si leggono nelle note dell’autrice Francesca Colella, docente ischitana, che nell’agosto 2020 ha pubblicato L’orchidea marina.
Le isole sono mondi speciali i cui abitanti, sono spesso costretti a immaginare soltanto cosa ci sia oltre l’orizzonte, oltre l’abbraccio del mare che li circonda. La profondità delle acque si insinua anche nei loro animi, abissi incontaminati in cui è bello immergersi e da cui emergono fatti, storie, in cui è bello perdersi.
È questo che si percepisce fin dalle prime pagine del libro L’orchidea marina, che già dal titolo trasuda delicatezza. In quasi trecento pagine si dipana una storia d’amore d’altri tempi: Carmela, giovane isolana, ha appena quattordici anni quando scopre le avvisaglie dell’amore. Sentimenti ancestrali si intrecciano con la bellissima natura ischitana, con il rullante logorio di stagioni nuove e sempre uguali.
I campi, ora che li abitava Giorgio erano colmi di bellezza; la potatura delle viti, ritmata dal ticchettio delle cesoie, i movimenti delle abili mani delle donne che dai tralci ricavavano il pinnicillo, l’ondeggiare delle spighe di orzo e di grano, queste scene sembravano evocare insieme la forza e la grazia dell’amato e dunque di irresistibile fascino.
Liberamente ispirata a un fatto di cronaca accaduto a Ischia negli anni ’20 del Novecento, la vicenda di Carmela e Giorgio trascina il lettore indietro nel tempo, in un mondo contadino del quale, grazie alla potenza descrittiva dell’autrice, se ne vedono i colori, se ne sentono i profumi e le voci. Un mondo atavico, soffocato da pregiudizi e convinzioni secolari, sapientemente ricostruito attraverso ricerche, testimonianze, documenti.
Sempre presente sullo sfondo, l’isola è colta nelle sue trasformazioni, nel ciclo incessante delle stagioni e delle attività semplici che scandiscono la vita dei suoi abitanti.
La primavera era alle porte e già si respirava una brezza tiepida che pian pano sembrava raddolcire odi, rancori, risentimenti, malinconie, delusioni, la speranza tornava a fare capolino nei cuori semplici di gente secolarmente avvezza a vivere ai ritmi della natura, assecondandone il ciclo eterno di morte e rinascita.
Un’isola che è un porto sicuro, ma anche un porto da abbandonare in cerca di fortuna. L’autrice declina l’amore in tutte le sue sfaccettature: impossibile per il lettore non provare empaticamente la gioia, la tristezza, la speranza, la delusione di Carmela e dei personaggi tutti.
Coinvolgente la scrittura di Francesca Colella, sconvolgente il finale che mette in luce la potenza di un sentimento così complesso, cangiante, potenzialmente letale…
Lettura assolutamente consigliata!