Ornella Esposito e la napoletanita dei racconti di “Aghi”

Ornella Esposito

Aghi: dieci racconti di napoletanità firmati da Ornella Esposito

Non c’è niente di più napoletano che stare ad ascoltare storie e racconti di fronte ad una “tazzulella di caffè”: è questo l’invito che si sente di ricevere da Ornella Esposito leggendo il suo libro d’esordio Aghi, pubblicato da Augh! Edizioni. Leggere Aghi è sorseggiare la napoletanità raccontata dalla scrittrice a sorsi ora amari, ora dolcissimi, tra due risate e qualche lacrima.

Protagonista indiscussa di questo libro è la città di Napoli  che fa da filo rosso per tutte le storie raccontate, sempre colorate dall’inconfondibile dialetto partenopeo attraverso cui Ornella Esposito lascia i suoi personaggi liberi di respirare e svelarsi con purezza, anche quando la narrazione passa dalla prima alla terza persona. Il filtro linguistico è solo uno degli espedienti utilizzati in Aghi per permettere al lettore di percepire tutta la veracità dei napoletani che lo popolano. La lente con cui Ornella Esposito racconta fatti e personaggi sfaccetta ambienti (dalle più famose Piazza del Plebiscito e via Toledo, passando per i quartieri reconditi, fino a Nisida), ma soprattutto superstizioni, credenze e tradizioni: è ben radicato il culto di Faccia Gialla (San Gennaro) il suo quadretto è invetiabilmente in vista, tappezza le pareti di pizzerie e panifici affiancato da quello di Maradona, mentre in sottofondo la voce di Mario Merola invade San Gregorio Armeno e i suoi pastori moderni e mentre tutti hanno sentito dire che Donna Carmela, vedova rinchiusa in casa, pratica il malocchio. Sarà vero?

Ornella Esposito ha dedicato il suo libro agli emarginati

Dopo aver letto questa raccolta, che ruba solo qualche ora di lettura, capiamo perché nella dedica iniziale Ornella Esposito abbia voluto dedicare il suo libro agli “emarginati”: le storie contenute in Aghi sono storie di sofferenza e ribellione, di degrado e di violenza talvolta ai limiti del deplorevole, i suoi sono personaggi umili e semplici eppure immensi in quelle esprienze che hanno gentilmente confessato alla fantasia della scrittrice che le ha poi donate a noi lettori.

Eppure la realtà – che è poi la fonte di ispirazione di una scrittrice napoletana che ama la sua terra e la sua gente – la quale vi si scorge in queste storie frutto di fantasia ci apre a un sentimento di compassione, nel senso etimologico del termine e cioè quello di condivisione di pathos: sorridiamo all’ilarità di certe situazioni, ma piangiamo anche col cuore che si irrigidisce di rabbia il secondo immediatamente successivo a quello in cui viene trafitto da tanti piccoli aghi di triste consapevolezza.

Aghi ha quindi come protagonisti gli emarginati, quelli dimenticati o quelli che non si possono difendere: un quindicenne rinchiuso nel carcere di Nisida che continua a sognare, una bambina troppo piccola per subire certe meschinità di adulti, un travestito intrappolato nella vita di strada, storie minime che convergono in un grande affresco napoletano e universale, contemporaneo ed eterno. Dentro ognuno dei personaggi di Aghi, si attua una rivolta silenziosa che, al di là di ogni aspettativa, viene ascoltata: la prima a farlo è Ornella Esposito e se lei ringrazia «chi resiste», chi resiste ricambia la gratitudine perché lei ha prestato loro la voce. Il marcio raccolto in questo piccolo libro nasconde una grande speranza proprio perché viene raccontato. Una delle voci della scrittrice partenopea pronuncia ciò che è il senso di questo libro:

 «Piccere’, nun te preoccupa’, è sul male tiempo, la primavera viene prima o poi, le ha sape’ aspetta’»

Vi è un’altra immagine piena di significato in questo libro, rappresentata dalla la Chiesa del Carmine che a Napoli accoglie i senza fissa dimora, offrendo loro un pasto caldo, un letto e indumenti puliti. L’ospizio di mendicità equivaleva per Pirandello alla letteratura ovvero il luogo in cui si raccoglie tutta la radice di umanità: è quello che con linguaggio semplice e scorrevole ha cercato di fare Ornella Esposito in brevi racconti e noi le siamo grati.

C’è chi vede nella città di Napoli solo un immondezzaio o la dimora della malavita (tanto per dirne una), e in Aghi l’autrice non esclude queste o altre miserevoli verità, ma anzi le rappresenta. Tuttavia, oltre e nella sua crudezza, questo libro vuole ricordarci che esiste un’altra faccia di Napoli e dell’umanità fragile: quella della resistenza e della bellezza.

Marica Gragnaniello

Fonte immagine di copertina: Ufficio stampa

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