Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’uso del melodramma

Pazzo per l'opera

Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’abuso del melodramma è un testo di recente pubblicazione, per i tipi della casa editrice Garzanti, scritto da Alberto Mattioli.

Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’abuso del melodramma: il testo

Ciò che si trova in Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’abuso del melodramma, non è solo l’opera in sé, piuttosto il concetto di lirica romanza frammisto ad una cascata di pensieri personali e di parole “infuocate” intorno al mondo lirico e alle figure che intorno vi gravitano – registi, direttori, interpreti canori, musicali, scenici – il tutto mescolato da uno stile veloce e a tratti ironico; ironia verso chi fa il teatro, ironia verso chi assiste al teatro: nessuno escluso. Frammezzate a piccoli o grandi aneddoti personali, le riflessioni che l’autore svolge e su cui induce i lettori ad ulteriori riflessioni: analisi sul modus operandi di autori e librettisti, analisi sull’iter interpretativo dei registi e direttori d’orchestra moderni, riflessioni fra passato e presente della musica lirica, fra tradizione e modernità; analisi e riflessioni queste dell’autore di Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’abuso del melodramma che, fra serietà, giuoco e ironia, aprono ai lettori visioni personali e ulteriori.

Alberto Mattioli prova a spiegare al lettore alcune “bizzarrie”, alcune visioni interpretative e scelte di regia moderne che tanto si discostano dall’opera originale, ma che nell’intenzione cercano di portare novità sul palco (o meglio, cercano di portare in termini diacronici, il grado di modernità che all’epoca quelle stesse opere avevano: una sorta di ammodernamento che ha la volontà di restituirci il carattere primigenio dell’opera, anche a scapito di una “infedeltà” formale): il libro di Mattioli è chiaro ed offre uno spaccato altro rispetto a quello che la prima osservazione ci potrebbe suggerire.

Seguendo una linea storico-artistica in prospettiva diacronica, l’autore di Pazzo per l’opera. Istruzioni per l’abuso del melodramma, offre la propria riflessione-critica che parte da grandi nomi della lirica quali Giuseppe Verdi e Richard Wagner e cerca di spiegare come alcuni registi moderni scelgano di recuperare – a ragione – i più intensi significati profondi delle opere liriche; ma per toccare gli animi oggi come allora, c’è bisogno di una traslazione, in termini emotivi, sul moderno: allora la ricerca di «una fedeltà sostanziale, non formale, che non sempre coincidono» (come dice l’autore) ben venga, purché sia fatta bene e possa davvero essere motore potenziale di traslazione emotiva, dal passato sul presente, attraverso il rispetto di quella grammatica dell’arte, custode strutturata dell’alfabeto emotivo umano.

Dopo aver offerto ai lettori le proprie attente riflessioni sulle moderne direzioni operistiche, Alberto Mattioli passa alle teorie del canto e con fare acuto ci introduce implicitamente ad una domanda: Che possa esistere una modulazione storica di esso? Certo e lo afferma a gran voce: «[…] il canto, esattamente come ogni attività umana, è un fenomeno storico, e quel che era «giusto» ieri potrebbe non esserlo più oggi, ma magari tornare a esserlo di nuovo domani […] cantare, come qualsiasi attività artistica, significa in primo luogo interpretare il proprio tempo».

Un libro interessante che offre un punto di vista ulteriore e personale, in ottica storico-evolutiva, sul melodramma.

 

 

Fonte immagine: ufficio stampa.

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

Vedi tutti gli articoli di Roberta Attanasio

Commenta