Poesie di Rabindranath Tagore: le 5 più belle

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Rabindranath Tagore (1861-1941), chiamato Gurudev, è stato un poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese. Insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1913, nelle sue poesie esprime con profonda sensibilità la ricerca di armonia e bellezza, attraverso la convinzione che esista un Assoluto presente in ogni essere. La sua anima parla con intensità nelle sue liriche, un inno all’amore e alla vita.

Poesia Raccolta e tema principale
Chi sei tu, lettore Da The Gardener (1913). Dialogo con il futuro lettore e l’eternità del sentimento poetico.
Non mi accorsi del momento Da Gitanjali (1910). Accettazione serena del ciclo vita-morte e unità con l’universo.
Cogli questo piccolo fiore Da The Gardener (1913). Invito a cogliere l’attimo (carpe diem) e la bellezza effimera.
Amica mia Da The Gardener (1913). Tema dell’amore eterno che trascende le singole vite (reincarnazione).
Se l’amore deve essermi negato Da The Gardener (1913). L’amore come principio fondamentale e necessario dell’esistenza.

Le 5 poesie più belle di Rabindranath Tagore

Chi sei tu, lettore

Questa poesia, tratta dalla raccolta The Gardener (1913), stabilisce un ponte temporale tra il poeta e il lettore futuro. L’analisi si concentra sulla consapevolezza che, sebbene le manifestazioni fisiche della bellezza (i fiori) svaniscano, l’emozione che le ha generate (la gioia) può essere trasmessa e rivissuta intatta anche a un secolo di distanza, attraverso la parola poetica.

Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d’anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d’oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d’anno fa.

Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d’anni.

Non mi accorsi del momento

Inclusa nella celebre raccolta Gitanjali (Canto d’offerta, 1910), che valse a Tagore il Nobel, questa lirica affronta il mistero della vita e della morte con serenità panteistica. L’analisi rivela come l’ignoto (“l’inscrutabile”) si manifesti familiarmente, prima nella figura materna e poi nella morte stessa, eliminando ogni paura e unendo i due momenti in un unico, amorevole ciclo cosmico.

Non mi accorsi del momento in cui varcai
per la prima volta la soglia
di questa vita

Qual fu la potenza che mi schiuse
in questo vasto mistero
come sboccia un fiore
in una foresta a mezzanotte?

Quando al mattino guardai la luce,
subito sentii che non ero
uno straniero in questo mondo,
che l’inscrutabile, senza nome e forma
mi aveva preso tra le sue braccia
sotto l’aspetto di mia madre.

Così, nella morte, lo stesso sconosciuto
m’apparirà come sempre a me noto.
e poiché amo questa vita
so che amerò anche in morte.

Cogli questo piccolo fiore

Proveniente dalla raccolta The Gardener (1913), questa poesia è un’elegante variazione sul tema del carpe diem. L’analisi sottolinea l’urgenza e la delicatezza dell’invito: il fiore non rappresenta solo la bellezza effimera, ma anche l’occasione irripetibile dell’offerta d’amore. Cogliere il fiore significa onorare il presente, accettando un dono prima che il tempo lo consumi irrimediabilmente.

Cogli questo piccolo fiore e prendilo.
Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.

Non so se potrà trovare posto
nella tua ghirlanda,
ma onoralo
con la carezza pietosa della tua mano
e coglilo.

Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l’ora dell’offerta.

Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore finché c’è tempo
e coglilo.

Amica mia

Anch’essa parte della raccolta The Gardener (1913), questa lirica esplora il concetto di unione spirituale che trascende la singola esistenza. L’analisi si sofferma sull’idea, vicina alla filosofia orientale, che il legame tra due anime sia eterno e preesistente. La memoria di questa unione riaffiora leggendo “antiche leggende”, suggerendo che l’amore sia una forza archetipica che si ripete nel tempo.

Amica mia, questa sera
mi sembra che,
attraverso mondi innominabili
dove già siamo vissuti,
abbiamo lasciato
il ricordo della nostra unione,

Tu e Io.
Quando leggo antiche
leggende, ispirate
da passioni spente, oggi,
mi sembra che una volta
eravamo una persona sola,

Tu e Io
e che la memoria ritorni
a quel tempo…

Se l’amore deve essermi negato

Tratta da The Gardener (1913), questa poesia si costruisce su una serie di interrogativi retorici che affermano la necessità dell’amore. L’analisi evidenzia come la bellezza della natura (il mattino, il vento, le stelle) sarebbe priva di senso senza l’amore. L’esistenza stessa del cuore, con la sua “folle” speranza, diventa la prova inconfutabile che l’amore è un principio fondamentale dell’universo.

Se l’amore deve essermi negato,
perché il mattino spezza il suo cuore
in canzoni, e perché questi sospiri
che il vento del sud disperde
tra le foglie appena spuntate?

Se l’amore deve essermi negato,
perché porta la notte, in dolente
silenzio, la pena delle stelle?

E perché questo folle cuore getta
getta sconsideratamente la speranza
su un mare la cui fine non conosce?

Fonte immagine: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 28/08/2025

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